Governance: la parità di genere nelle città

L’8 marzo celebriamo la Giornata mondiale delle donne, un momento per riflettere sui progressi realizzati, per chiedere un cambiamento e per celebrare gli atti di coraggio e determinazione di donne comuni che hanno giocato un ruolo straordinario nella storia dei loro Paesi e delle loro comunità. Urbact prende parte a queste celebrazioni presentando sulla pagina web di questo mese dedicata alla governance una serie di articoli sulla leadership delle donne nelle città europee. In questi articoli esploreremo le iniziative sulla parità nelle città e ascolteremo i punti di vista di alcuni leader urbani attuali. Saranno inoltre pubblicati i risultati di un panel di discussione sulla leadership femminile nelle città al Women of the World Festival di Londra.

Partiamo con una disamina dei dati sul livello di rappresentazione politica delle donne nelle città europee.

La leadership femminile a livello urbano

Più di due terzi della popolazione europea vive nelle città. Il modo in cui queste città sono ideate, pianificate e gestite ha un impatto concreto sulla nostra esistenza. Essendo la sfera della governance più vicina alle persone, le autorità locali sono meglio piazzate per combattere la persistenza e la reiterazione delle disuguaglianze e per promuovere una società davvero equa. Le città hanno le competenze per intraprendere azioni concrete in favore dell’uguaglianza delle donne e degli uomini, sia direttamente che in cooperazione con gli stakeholder locali.

L’uguaglianza nei Trattati UE

La parità tra donne e uomini è indicata nei Trattati UE e nella Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE come un principio fondamentale dell’Unione Europea (UE). Il rispetto della parità di genere è uno degli obiettivi e delle azioni principali dell’Unione Europea. Nonostante dei progressi significativi negli ultimi decenni, ottenuti grazie alla pressione normativa e regolamentare, le ineguaglianze continuano ad esistere e ad interessare le posizioni di leadership e il ritmo del cambiamento è ancora lento in molti Stati membri.

I fatti che contano

Non è facile trovare o raccogliere dati comparabili sulla rappresentazione femminile, a causa delle differenze tra le strutture di governo a livello locale e regionale. Esiste una tendenza a monitorare e a riconoscere il ruolo politico delle donne ai livelli nazionali ed internazionali, meno a livello urbano. La disponibilità e la disseminazione di dati sulle percentuali di donne che siedono nei parlamenti nazionali nei vari Paesi UE nell’arco del tempo (per esempio attraverso il sito web dell’InterParliamentary Union) ha consentito ai ricercatori di studiare questo tema e ha fornito ai policy-makers e ai gruppi di interesse grafici e trend della situazione. Ad ogni modo, il quadro varia molto di più quando si parla di eletti a livello sub-nazionale.

I dati che abbiamo mostrano un quadro molto sbilanciato a livello dei Paesi membri dell’UE.

 

Allora, qual è lo stato attuale della parità di genere nella leadership delle città europee?

Diversi sondaggi e report indicati qui sotto ce ne danno un’idea:

Secondo il report della Commissione Europea pubblicato nel 2013 “Donne e uomini in posizioni di leadership nell’Unione Europea” c’è un equilibrio leggermente migliore della rappresentazione politica di donne e uomini a livello regionale e locale rispetto al livello nazionale. Nell’UE, le donne rappresentano quasi un terzo (32%) dei membri delle assemblee regionali (dati del 2012) e dei consigli comunali (dati del 2011), rispetto al 27% nei Parlamenti nazionali (dati del 2013) – Tabella 19. Una rappresentazione bilanciata (che può considerarsi tale quando vi è almeno il 40% di ciascun genere) è stata raggiunta in quattro Paesi (Francia, Svezia, Finlandia e Spagna) a livello regionale ma solo in un Paese, la Svezia, ciò avviene anche a livello locale. D’altra parte, nelle assemblee regionali gli uomini sono di gran lunga la maggioranza in Ungheria (91%), Italia (87%), Romania (85%), Slovacchia (84%), Grecia (83%) e Repubblica Ceca (81%). Nelle autorità locali ci sono meno disparità ad eccezione dell’Irlanda e della Grecia che sono gli unici Paesi dell’UE nei quali le donne costituiscono meno di un quinto degli eletti. La percentuale di donne nelle assemblee regionali era già del 30% nel 2004 ed è cresciuta solo del 2% da allora.

Nel 2013 Aksel Sundström, dell’Università di Goteborg, ha pubblicato La rappresentazione politica delle donne a livello locale in 30 Paesi europei. La mappa dell’UE inclusa in questo documento dà un quadro interessante della quota di consigliere comunali, anche se l’autore insiste sul fatto che è spesso difficile ricostruire un quadro omogeneo della situazione a causa della variabilità delle strutture istituzionali, della mancanza di dati esistenti e delle diverse competenze e responsabilità dei consiglieri comunali.

 

L’effetto “soffitto di vetro” (glass ceiling)

Sembra che, così come in altri settori, vi sia un effetto “soffitto di vetro”, che significa che la percentuale di donne che raggiungono le posizioni più elevate nella politica locale è ancora molto basso. La ricerca mostra che le donne sono spesso molto attive nei livelli più bassi delle organizzazioni a livello locale, ma questo dato non riesce a tramutarsi in numeri significativi rispetto al raggiungimento di posizioni di leadership come quelle di assessori con deleghe, sindaci e vice sindaci. Gli ostacoli sono sempre gli stessi: la mancanza di un sostegno per permettere alle donne di avere un lavoro, una famiglia e di diventare al contempo politicamente attive e una cultura persistentemente maschilista che attecchisce nei sistemi e nei partiti politici.

L’analisi del CEMR Women in Local Politics in Europecontiene i dati del 2008 relativi a 34 Paesi europei membri del CEMR, anche quelli relativi ai sindaci donna in 31 Paesi europei. La percentuale di donne sindaco varia dal 3 al 30% nei vari Paesi, ma nella maggior parte dei casi si attesta ben al di sotto del 20%.

In definitiva, il bilancio di questi dati ci dice che dobbiamo fare di più. Uno sforzo maggiore è richiesto per mettere in valore il talento politico delle donne e per consentire loro di far sentire la loro voce e il loro peso nella leadership europea.

Si ringrazia Jenna Norman per la ricerca integrativa.

 

di Sally Kneeshaw, URBACT Thematic Expert 

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