Integrazione, Corradini (Reggio Emilia): migranti protagonisti della comunicazione

Cittalia contribuisce al dibattito in corso sui temi dell’integrazione e dell’inclusione dei migranti pubblicando le interviste realizzate nelle ultime settimane per il progetto europeo BEAMS – Breaking down European Attitudes Towards Migrant/Minority Stereotypes. Nell’ambito del progetto co-finanziato dalla Commissione europea, Cittalia ha preparato una rassegna di esperienze di comunicazione visiva realizzate dai Comuni italiani e corredate dalle interviste di esperti del settore. La rassegna sarà presentata nel corso del prossimo incontro del progetto, previsto a Madrid il 14 e 15 ottobre. Cittalia intervista Franco Corradini, assessore alla coesione e alla sicurezza sociale di Reggio Emilia e coordinatore del Network delle Città interculturali.

In che modo e’ cambiata nella sua città la comunicazione istituzionale dei comuni sui temi della multiculturalità e dell’integrazione dei migranti?
Abbiamo attivato siti web dedicati a questo tema, e in particolare al contrasto di ogni forma di pregiudizio. Siamo riusciti a costituire una redazione di ragazzi italiani e di origine straniera, Mondoinsieme, che lavorano direttamente in contatto con i giovani della città cercando di teorizzare la diversità culturale come elemento di vantaggio nel governo della quotidianità nella prospettiva strategica di Reggio Emilia. A differenza del passato, dove si procedeva con campagne e manifesti, abbiamo attivato un protagonismo diretto dei ragazzi per interpretare le loro condizioni di vita e offrire una nuova chiave di lettura verso questi temi. Siamo così in grado di andare maggiormente in profondità anche se è uno dei temi di fondo non risolti.

E in Italia?
La campagna “L’Italia sono anch’io” per favorire il diritto di cittadinanza e dare il diritto di voto alle amministrative agli immigrati è stata una buona operazione culturale: grazie ad essa si sono raggiunti cittadini che avevano un atteggiamento superficiale sulla presenza dei migranti nelle città. Credo che sia stato importante intercettare non solo coloro che sono già sensibili sul tema ma anche il resto della popolazione. È giusto da un lato riconoscere che la diversità culturale può portare anche ad una conflittualità, ma bisogna pure offrire risposte a questo dato e mostrare i vantaggi della diversità culturale.
Ci sono anche azioni più concrete, come l’apertura di sportelli anti-discriminazione, che rimangono un’esperienza ancora non così diffusa grazie alla quale le persone possono far presente fatti ed episodi concreti. È necessario da un lato continuare la battaglia culturale di valorizzazione della diversità ma anche produrre azioni legislative per risolvere questioni come la cittadinanza che siano utili a tutti i cittadini e non solo i migranti. Bisogna mostrare come offrire risposta a problemi dei migranti rappresenti un miglioramento complessivo per tutta la popolazione.

Di quali strumenti devono dotarsi gli enti locali per informare meglio su questi temi ma anche per abbattere gli stereotipi e realizzare strategie di partecipazione civica attorno all’integrazione delle comunità straniere?
Bisogna da un lato assumere un atteggiamento di governance democratica, cioè chiamare a raccolta tutte le istituzioni e il mondo dell’associazionismo, ad esempio gli ordini professionali di avvocati, architetti o gli artigiani, in modo che questo tema sia sempre di più patrimonio di una larga fascia di popolazione. L’ente pubblico deve assumere un ruolo di coordinamento e protagonismo nel promuovere tutte le istanze su questo tema. Ci sono esperienze come la sottoscrizione di protocolli con i media e l’Ordine dei Giornalisti per il cambiamento del linguaggio con cui si comunicano questi temi. L’altro aspetto fondamentale è promuovere il protagonismo dei ragazzi in particolare, con attività di formazione che diano possibilità di dialogare su questi temi e per contrastare campagne di segno avverso sul web. C’è bisogno di un lasso di tempo notevole, darsi una strategia che non sia limitata nel tempo e mettere anche a disposizione un budget specifico che serva a completare le azioni necessarie in questo senso. Bisogna articolare una vera e propria strategia non solo di comunicazione ma anche di formazione degli operatori della stampa, di valorizzazione delle nuove strategie da attuare sul web: tutti elementi che possono aiutare anche gli enti pubblici ad ottenere risultati sul medio periodo.
E’ giusto rendere la questione del contrasto al pregiudizio una priorità e ci sono i modi più diversi nel mettere in evidenza sia il pregiudizio verso gli stranieri ma anche capire quali sono quelli degli stranieri verso gli italiani: in molte scuole ci sono esperienze che mettono a confronto i diversi punti di vista e li fanno incontrare, consentendo di affrontare questo tema in modo leggero ma anche in maniera utile e significativa.
In che modo il linguaggio comunicativo dei Comuni è influenzato dal livello di integrazione e coesione sociale sul territorio? E in che modo a sua volta influisce sul modo in cui testate locali, associazioni ed altri stakeholders locali comunicano e informano sui temi dell’integrazione?
Diventa rilevante il coinvolgimento dei migranti, conducendo azioni che li vedano protagonisti in prima persona, sia nella costruzione dei messaggi che nel condurre le campagne stesse. Ci sono alcuni aspetti sostanziali che sono ancora difficili da attuare, come la presenza dei migranti negli uffici pubblici come l’anagrafe o nella polizia locale o nelle scuole: è un tema delicato e legato al fatto anche che negli uffici pubblici si accede tramite concorso e possedendo il requisito della cittadinanza italiana, ma avere migranti all’interno di tutti gli uffici pubblici, incluse Questure e prefetture, diventa importante perché aiuta ad avere un atteggiamento diverso e a cambiare le condizioni materiali con cui ci si rivolge a questa parte di popolazione. Se le leggi rimangono quelle che sono, bisognerà dotarsi di mediatori culturali da affiancare al personale in alcuni settori strategici, aiutando a dare più servizi e a cambiare la mentalità degli enti pubblici nei confronti dei migranti.

Quali sono gli elementi che devono caratterizzare una comunicazione positiva ed efficace su questi temi?
Una delle cose è di mettere in evidenza le storie delle singole persone, una strategia che se applicata coerentemente può cambiare l’umore e la percezione delle comunità locali: mostrare il migrante non come elemento generico ma anche come persona, che vive storie di grande successo come anche di vissuto quotidiano. L’altro elemento è puntare su quell’energia straordinaria che le cosiddette seconde generazioni portano con sé. L’energia di cambiamento espressa nei racconti dei ragazzi, se ben promozionato, può contribuire con forza a cambiare l’atteggiamento dell’opinione pubblica verso questi temi.
Altri elementi più strutturali vanno dal prevede il più possibile indicazioni multilingue negli edifici pubblici, che costituirebbe già un messaggio di grande apertura, fornendo un’accoglienza decorosa dei migranti negli ospedali e nelle case di cura. Ciò non rappresenta solo un supporto linguistico ma è un sostegno da cui trae vantaggio l’intera struttura sanitaria. Bisogna poi prevedere luoghi fisici o siti web dove i migranti possono rivolgersi con facilità per ricevere informazioni e rendere note queste opportunità a tutta la cittadinanza. Questo ed altri rappresentano ulteriori elementi di una comunicazione più strutturata che ti fanno dire che l’ente pubblico assume questo tema a tutti i livelli e prende atto che le città sono cambiate.