Il modello di welfare italiano e la spesa sociale per cittadini e famiglie

Secondo una recente indagine del Censis in Italia i collaboratori domestici sono circa un milione e 485 mila, di cui il 71,6% di origine immigrata. I dati sono stati presentati a Roma in occasione della Seconda Conferenza europea dei Servizi alla persona.

La maggior parte di loro (il 58,1%) lavora per una sola famiglia, il 41,9% è invece “pluricommittente”, trovando impiego in media presso 3,2 famiglie, lavorando circa 35 ore alla settimana e guadagnando pressappoco 930 euro netti al mese. Tra il 2001 e il 2008 il numero dei collaboratori domestici è aumentato di oltre 400 mila unità, registrando una crescita del 37%. E sono 2 milioni e 451 mila le famiglie che ricorrono ad un collaboratore domestico, all’assistenza per un anziano o per un disabile.

 

I dati rilevati dal Censis mettono in evidenza la dimensione economica del fenomeno considerando che il salario medio è di 930 euro mensili, il volume delle risorse destinate dalle famiglie ai servizi alla persona supera i 15 miliardi di euro e che la spesa media annuale familiare raggiunge i 6 mila euro. Tutto ciò considerando solo i costi al netto dei contributi previdenziali, ma – precisa il Censis – gran parte dei servizi alla persona viene oggi svolta “in nero”. Si tratta dunque di un comparto di vitale importanza sia per la dimensione occupazionale sia per il gravoso impegno sostenuto dai nuclei familiari.

Come ricorda l’Osservatorio nazionale sulla famiglia, nel modello del welfare italiano è la persona il destinatario unico dei diversi interventi di assistenza sociale, mentre il peso che hanno le misure a favore delle famiglie è del tutto marginale. In termini percentuali infatti solo il 4,4% della spesa sociale è destinato alle famiglie e alla cura dell’infanzia a fronte dell’8% della media europea. E lo squilibrio si acuisce se vengono prese in esame altre voci di spesa come la disabilità, la casa, l’esclusione sociale. Ambiti questi, che interagiscono con le esigenze primarie ed i problemi di moltissime famiglie italiane e per i quali il nostro Paese investe circa il 6,2% della spesa sociale, contro l’11,4 della media europea.

Fonte: www.censis.it
Fonte Adnkronos