Si conclude la Scuola di governo per giovani amministratori, un bilancio dell’iniziativa

altLo scorso 16 dicembre si è svolto l’ultimo incontro previsto nell’ambito dell’iniziativa Scuola di governo per giovani amministratori locali promosso da Cittalia in partnership con Anci Giovane e il Ministero della Gioventù. L’evento presentato già alla XXVII Assemblea dell’ANCI si è articolato in quattro seminari tematici riguardanti la “Città”, la “Democrazia”, lo “Sviluppo del Mezzogiorno” e le questioni legate al contesto europeo. L’obiettivo precipuo è stato quello di preparare i giovani amministratori locali, orfani di una formazione “partitica”, ad affrontare le sfide derivanti da una sempre più complessa realtà locale dovuta anche al recente dibattito sul federalismo fiscale.

Il primo incontro si è svolto a Milano, il 22 novembre scorso, con gli interventi di Giacomo D’Arrigo coordinatore nazionale Anci Giovane, Carlo Fidanza, Consigliere comunale di Milano, e Aldo Bonomi, sociologo e direttore del Consorzio AASTER, sul tema della “Città e competitività” (guarda il video). Lo studioso apre il suo intervento tracciando tre punti su cui riflettere:
1. la città in transizione;
2. il mutamento della composizione sociale e l’attenzione alla competitività;
3. e i comportamenti collettivi.

Le città, prosegue Bonomi, sono “organismi viventi” in cui avviene il mutamento antropologico delle sue componenti. Se la società novecentesca era caratterizzata dalla presenza di mezzi scarsi ma fini certi, il paradigma si è completamente rovesciato nella città attuale, in cui ad una abbondanza di mezzi corrispondono fini incerti. Per fini incerti si intende l’esplosione della dimensione del lavoro o meglio, rimarca il sociologo, dei lavori. Non esiste più lo schema fordista del lavoro novecentesco ma post-fordista della globalizzazione. L’imperativo è “produrre per competere”. La città sta vivendo quella che Bonomi chiama l’“apocalisse culturale” (espressione mutuata dall’antropologo De Martino); vale a dire non ci si riconosce in ciò che era abituale. Il vecchio modello che voleva lo Stato/Istituzioni come “redistributore” di risorse tra il capitale e il lavoro, ponendo così le basi del Welfare State, viene meno con l’affermarsi della competitività, dei nuovi flussi, che impattano sui luoghi cambiandoli. La nuova dimensione che emerge, accanto a capitale e lavoro, è quella del territorio. Il contado e la città si contaminano a vicenda, dunque. L’ipermodernità determina l’anomia, la società non è più in grado di trasformare in valori condivisi le grandi dinamiche del cambiamento. Prendendo in considerazione la città di Milano in cui sono maggiormente visibili questi cambiamenti, Bonomi illustra i cinque cerchi del mutamento. Il primo è rappresentato dalla neo-borghesia dei flussi che esige nuovi servizi e funzioni, quelle che l’autore chiama le “reti lunghe” per competere e “andare fuori” la città. Il secondo cerchio, invece, è dato dal nuovo ceto commerciale che chiede “reti lunghe” per strutturarsi all’interno della città a differenza della neo-borghesia. Il commercio, allora, tende a distinguersi in tre dimensioni: quella della grande distribuzione, dell’“economia esperienziale” e della crisi del commercio minuto. Il terzo cerchio, invece, si caratterizza per la presenza di migranti dentro le mura di una “città invisibile”, chiarisce Bonomi. Il quarto cerchio, poi, si compone della “città dei creativi”, gli operatori della società e dello spettacolo, il cosiddetto “ terziario avanzato”. Infine, l’ultimo cerchio, è la “città infinita” caratterizzata da milioni di imprese votate alla finanza globale. “La politica – conclude lo studioso – dovrebbe tenere insieme la neoborghesia dei flussi, il grande commercio, la nuova composizione sociale migrante e le reti lunghe dell’impresa e della manifattura”, recuperando la certezza dei fini propria della società del secolo scorso.

Il secondo incontro, invece, tenutosi il 29 novembre a Firenze, si è focalizzato sul tema della “Democrazia: consenso o partecipazione” con il contributo di Sebastiano Maffettone, docente di Filosofia politica e preside della facoltà di Scienze politiche della LUISS Guido Carli e di Andrea Simoncini, docente di diritto costituzionale presso l’Università di Firenze. Maffettone, attraverso il suo intervento, ha fatto emergere le criticità legate ad una errata percezione del concetto di giustizia e di giustizia distributiva. Quest’ultima non può tradursi semplicemente in egualitarismo e né può essere intesa alla maniera dei “classici”. Se essa nasce come alternativa tra capitalismo e comunismo è vero anche che la pareto-ottimalità ci spiega che a chi sta meglio corrisponde inevitabilmente chi sta peggio. Esiste una diversa distribuzione dei beni. Lo studioso conclude il suo intervento passando in rassegna le varie teorie e interpretazioni della giustizia distributiva: si va dalla teoria dell’equità di  John Rowls a quella del Capability approach di Sen.

Andrea Simoncini pone l’accento sulla “Sostenibilità della democrazia” e si chiede se esista o meno un uso insostenibile della stessa che ne “dissecchi le radici”. Per sostenibilità, spiega lo studioso, termine nato originariamente nell’ambito delle politiche ambientali ma diramatosi anche in altri settori (finanza, turismo), si intende la “capacità riproduttiva” del bene stesso; vale a dire: la possibilità di conservare un valore presente e trasmetterlo alle generazioni future. Poiché la democrazia è intreccio di presupposti e dimensioni, dove per presupposti si intende il sostrato culturale, mentre per dimensioni si intendono le “coordinate” (locale-globale e omogeneo-plurale), non esiste una definizione unidimensionale di democrazia.

Il terzo appuntamento si è tenuto il 30 novembre a Messina e a Reggio ed è stato Gianfranco Viesti a discutere sul tema dello sviluppo urbano del Mezzogiorno e del federalismo fiscale sottolineando le nuove sfide per i governi locali. L’ultimo incontro, infine, tenutosi a Roma, è stato dedicato al dibattito sulle tematiche legate all’Europa con l’intervento di Gianni Di Stasi, già presidente del Consiglio dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa.