Bollettino Urbact – Dicembre 2013

alt

Scarica il bollettino in formato PDF

Special Report: Rappresentanti eletti, un voto di fiducia nel seminario di formazione Urbact

I comuni d’Europa sono consapevoli del bisogno crescente di consumare meno energia e di ridurre le emissioni di Co2. Ma come possono cominciare questa transizione verso un ambiente più pulito e sostenibile? E’ stata questa la sfida del terzo ed ultimo seminario pilota Urbact per i rappresentanti eletti svoltosi a Bruxelles dal 2 al 4 dicembre.

Dal titolo: “Come rendere le nostre città più sostenibili”, il seminario ha seguito le sessioni precedenti trattando una questione chiave nello sviluppo urbano. Il primo di questi, tenutosi in Aprile, si è focalizzato su come realizzare un approccio integrato ai progetti attraverso il coinvolgimento dei diversi livelli di governo. Quello successivo, che si è svolto settembre, ha considerato i diversi modi per riconoscere un ruolo al pubblico nel processo di sviluppo. Sebbene il lavoro è stato spesso complesso, l’obiettivo di tutti e tre i seminari pilota è stato semplice: dare ai rappresentanti eletti conoscenze di base di cui avevano bisogno per essere più coinvolti nei progetti Urbact. I seminari sono stati progettati per far crescere la capacità dei partecipanti ai seminari sostenuti dalla Commissione europea, tutte le sessioni condividevano una struttura comune: interventi di esperti, esercizi pratici, revisione da parte dei pari dei Piani di azione locale di Urbact e visite locali.
Ogni seminario ha avuto la durata di tre giorni e c’è stato tempo anche per i partecipanti di scambiarsi, su base informale, esperienze e consigli. Come ha sostenuto Gus Hoyt, membro della giunta della città di Bristol: “Sono sempre partito pieno di energia e con molte idee – e non solo dalle lezioni e dai workshops. Anche dal prendere un caffè per esempio con un partecipante dalla Norvegia e scoprire il loro approccio ai progetti o come loro affrontano i problemi. Il fatto che siamo tutti rappresentanti eletti significa anche che i nostri colloqui sono stati diversi rispetto a quelli che sarebbero potuti essere con altri stakeholders nelle nostre città.”

Ridurre il consumo di energia

La sessione di dicembre si è occupata di due temi connessi alla sostenibilità. Il primo è come affrontare, in collaborazione con gli stakeholders e i cittadini, le sfide del cambiamento climatico e valutare il progresso fatto. L’altro trattava di come intervenire in transizioni energetiche complesse e anche allo stesso tempo migliorare la qualità della vita della città. Dopo un intervento di Willem van Winden, consulente di Urban IQ che ha organizzato il seminario, la sessione è cominciata con l’intervento del professor Harald Roracher dell’Università di Linkoping, Svezia, dal titolo: “Sostenibilità, energia, ed eco-città: cosa possono fare i comuni?”. Il professor Roracher ha considerato gli esempi pratici di Graz e Friburgo. A seguito dell’intervento è iniziato un dibattito su come queste città hanno creato nuove partnership con gli enti pubblici e il settore privato a cui è seguito un confronto tra i rappresentanti eletti di altre città.
Durante la giornata sono stati esaminati tutti i progetti URBACT delle città di
Birmingham (Creative SpIN), Budapest (RE-Block), Trieste (USEAct), Suceava (URBACT Markets), Cesena (JOBTOWN) e Lublino (EUnivercities).
Il consigliere di Lublino Beata Stepaniuk ha evidenziato il valore di tali scambi. “Dopo il mio intervento, le persone mi hanno dato tanti suggerimenti su come conservare nella mia città il talento degli studenti. Ma ho anche imparato tanto sullo sviluppo sostenibile e ho capito che dobbiamo avere una strategia ah hoc per questo nelle nostre città”. Il concetto che leader delle città devono prendersi la responsabilità verso la transizione energetica è stato il tema dell’intervento che riguardava il lavoro del Patto dei sindaci, i cui membri mirano ad andare oltre l’obiettivo di riduzione delle emissioni di Co2 entro il 2020 stabilito dall’Europa. Olivier Magnin, Executive Director di Energy Cities, un’associazione dei comuni che guida il patto, ha detto ai partecipanti: “Investire per consumare meno non è una questione tecnica. E’ una questione che riguarda il tipo di società in cui vogliamo vivere. Si tratta della scelta tra l’energia rinnovabile e i combustibili fossili, tra vivere in armonia con la natura ed essere un predatore della natura”.


Offrire un aiuto pratico

Questo è stato un intervento molto ben recepito. “L’intervento sul patto dei sindaci ha dato un grande incoraggiamento perché invece di trattare della politica ha riguardato ciò che possiamo realmente fare per cambiare le cose”, ha commentato il consigliere Vedgren André Just di Copenhagen.
“I governi possono decidere le politiche e fissare gli obiettivi di lungo termine ma non sentono proprio ciò che sta accadendo nel campo, mentre le città affrontano problemi molto critici che devono risolvere.”

Per accompagnare questa prospettiva dei sindaci, il secondo giorno è iniziato con l’intervento di Jan Olbrycht, membro della Commissione sullo sviluppo regionale del Parlamento europeo, sull’approccio europeo alle regioni.

Avendo risposto alle domande dei delegati, Jan Olbrycht ha dato un consiglio ai partecipanti: “Continuate a guardare alla politica europea: sta cambiando”.
Mentre le relazioni da parte rappresentanti eletti riguardavano Riga (USER), Bristol (Sustainable Food in Urban Communities), Ourense (Sustainable Food in Urban Communities) e Avilés (JOBTOWN), il lavoro principale del seminario è continuato con una sessione sulla teoria e la pratica della gestione della transizione energetica.

Condotta da Derk Loorbach, Direttore di DRIFT (Dutch Research Institute on Transitions), un’introduzione sui principi di base, questa è stata seguita da un esercizio di gruppo che ha coinvolto i delegati nel programmare tre diverse transizioni (economica, energia e mobilità e nuovi modi di vivere). Come ha sottolineato Françoise Rivoire, vice sindaco di Lione: “La transizione energetica è una reale sfida per il futuro e abbiamo bisogno di trovare soluzioni per questo”.
Un esercizio finale ha visto ogni delegato nel ruolo di giornalista – sebbene per poco tempo – poiché è stato chiesto loro da Willem van Winden di scrivere un titolo idoneo per un giornale del loro Piano di azione locale.
La giornata si è conclusa con la presentazione dei cer tificati di formazione da parte del capo del Segretariato di Urbact Emmanuel Moulin e un intervento finale di Nicholas Martyn, Deputy Director of Directorate-General for Regional and Urban Policy della Commissione europea.
La formazione pilota dell’anno per i rappresentanti eletti si è conclusa molto positivamente con una visita sul campo a un progetto sull’efficienza energetica a Bruxelles nel giorno finale. “Dopo le tre sessioni, mi sento molto più competente e anche più ispirato”, ha detto Vedgren André.

 “Aver sentito la Romania parlare delle piste ciclabili è stato proprio un risveglio e ci fa capire come tutte le città europee stiano affrontando gli stessi problemi cercando di risolverli. E se noi ci mettessimo insieme e ragionassimo insieme, forse sarebbe più facile risolverli”.

Per saperne di più:
www.covenantofmayors.eu
www.energycities.eu
sustainablecitiescollective.com
www.sustainablecities.eu
www.c40cities.org

Leggi qui gli interventi della terza sessione:
http://www.slideshare.net/URBACT/presentations

Dati

  • Le città producono il 70-80% delle emissioni di gas serra collegate all’attività umana. Fonte: Presentation by Professor Harald Roracher, Linkoping University, Sweden, to URBACT Pilot Training for Elected Representatives, Dec 2-4, 2013
  • In termini di grandezza, le città occupano solo il 2% della superficie mondiale. Però consumano più di due terzi dell’energia del mondo e producono più del 70% delle emission globali di CO2. Anche con il 90% delle zone urbane del mondo situate sulle coste, le città sono ad alto rischio rispetto ad alcuni degli impatti devastanti del cambiamento climatico come l’innalzamento del livello del mare e le tempeste costiere.

    Fonte: http://www.c40cities.org

Citazioni

• “Ad una sessione di formazione di Urbact si prendono tante idee e si diventa entusiasti”.

Akos Hegyi, Pecs, URBACT Markets.

• “Esco sempre da un seminario con tante idee, è molto illuminante e mi lascia sempre pieno di energia. In ogni caso ero già coinvolto ma le sessioni hanno fatto sì che fossi ancora più coinvolto e mi hanno aiutato a capire esattamente quanto è importante lavorare con le altre città europee”.
Gus Hoyt, Bristol, Sustainable Food.

“Dopo le tre sessioni, mi sento competente e ispirato … si capisce che tutte le città intorno all’Europa stanno affrontando gli stessi problemi e che stanno cercando di risolverli. E se noi ci mettessimo insieme e ragionassimo insieme, forse sarebbe più facile risolverli”.
Vedgren André Just, Copenhagen, USER. 

“Tutte e tre le sessioni sono state una grande opportunità per incontrare i politici da molti paesi europei ed apprendere il loro punto di vista. I paesi sono diversi ma i loro problemi sono in generale gli stessi”.
Beata Stepaniuk, Lublin, Euniversitie.

I nuovi pilot network di Urbact

In che modo le città europee possono massimizzare I benefici che derivano dalla loro partecipazione ai progetti Urbact? Due nuove iniziative stanno per affrontare tale questione in due network-pilota: uno disegnato per supportare le città nel momento in cui implementano il loro Piano d’azione locale, mentre l’altro si focalizza sulla condivisione di buone pratiche. Urbact III è il quadro di riferimento per entrambe queste iniziative, in quanto il programma punta a sfruttare appieno la ricchezza dell’esperienza guadagnata fino a questo momento.

Network che realizzano progetti
Le città coinvolte in URBACT II hanno lavorato assieme per preparare i loro Gruppi di supporto locale e i Piani d’azione locali, per poi implementarli senza bisogno di ulteriore supporto. L’idea dei nuovi Pilot Deliverable Network è di prolungare la fase di collaborazione di un progetto Urbact fino ad una fase successiva per la realizzazione degli interventi. Per il periodo 2014-2040 la Commissione europea ha già sottolineato che Urbact III potrà supportare le città anche nella realizzazione di politiche urbane integrate. Allo stesso tempo, i feedback ricevuti da numerosi progetti Urbact dell’attuale programma hanno sottolineato le sfide della fase di attuazione.
Per soddisfare tali bisogni di capacity building, tre network dalla seconda Call for Proposal continuano le loro attività come Pilot Deliverable Networks per un periodo di sedici mesi, a partire dallo scorso 1 dicembre. Sono coinvolte in tale azione un totale di 17 città, con progetti dedicati allo sviluppo della forza lavoro 8ESIMeC), veicoli elettrici (EVUE) e miglioramento dell’accesso al lavoro e ai servizi lavorativi da parte dei rom (ROMA-net). Questi network dovranno identificare i processi per l’implementazione dei Piani d’azione locali (includendo indicatori, verifica dei risultati e formazione), in collaborazione con i Gruppi di supporto locale ed eventualmente ridefinendo le risorse presenti.

La condivisione delle buone prassi
Questa intenzione di trarre il massimo dai progetti Urbact è anche l’elemento di forza dietro al lancio dei sei Pilotn Transfer Networks che hanno inizio a gennaio. Qui l’accento è sul trasferimento delle buone prassi da una città ad un’altra nel campo dello sviluppo sostenibile integrato. Supportando un numero di progetti di piccola scala in 25 città, lo scopo è di esaminare i diversi strumenti e processi che possono essere inseriti in Urbact III, con un focus particolare nel raggiungimento degli obiettivi della strategia Europa2020. I sei network che coprono pianificazione urbana/ambiente (TUTUR, Diet for Green Planet, Placemaking as Open Living Lab), innovazione (GeniUS:Open), inclusione (Healthy Ageing) e imprenditorialità (GastroUrbact).
Il loro lavoro scenderà particolarmente in dettaglio. In ogni progetto, il trasferimento delle competenze sarà preparato durante scambi tra personale delle città coinvolte e visite alle città che realizzano buone pratiche. Un descrizione più ampia di tali progetti sarà poi realizzata assieme ad una ricognizione della situazione già esistente nelle città considerate. Si punta così a realizzare dei “transfer logs”, che daranno conto del processo di trasferimento delle conoscenze e dei risultati, e degli output tematici che avranno un valore specifico per le città al di fuori della partnership. Ognuno dei sei pilot networks avrà un Thematic Pole Manager dedicato, che si focalizzerà sui contenuti e sul metodo per lo scambio, l’apprendimento e la consegna dei risultati. Si attende che la buona prassi sarà trasferita e realizzata da ognuna delle città partecipanti allo scambio. E’ inoltre atteso che i miglioramenti e le raccomandazioni saranno realizzati sull’esperienza stessa dalla città coinvolta nella partnership e anche dall’esterno, così da raggiungere come risultato finale una buona prassi ridefinita e perfettamente adattabile.

La nuova pubblicazione Urbact sul cibo sostenibile e sui modi di distribuire, condividere e acquisire cibo locale nella città

Il nuovo report tematico “Delivering” all’interno del quadro del progetto URBACT “Sustainable Food in Urban Communities” esamina i modi di distribuire, condividere e acquisire cibo locale nella città. Il report ha considerato i sistemi di distribuzione più sostenibili e meno intensivi nell’uso di carbone che danno opportunità più efficaci alla produzione locale permettendo collegamenti stretti tra la domanda e l’offerta per il cibo sostenibile

facilitando così la transizione degli esitenti attori del mercato di distribuzione verso una maggiore sostenibilità e una più bassa intensità di carbone, stimolando l’arrivo di nuovi sistemi di distribuzione (ad esempio food businesses, vendita) e altre iniziative locali (ad esempio mercati, gruppi di acquisto locale, reti, trasparenza nella filiera produttiva).

Tre questioni trasversali

Sono state affrontate tre questioni trasversali:

  1. Governance, synergie e sitema locale: come possiamo moltiplicare le pratiche di distribuzione di cibo che promettono bene, sviluppare sinergie, aumentare la resilienza e generare una visione di un sistema coerente di cibo locale.
  2. Inclusione sociale, lavoro ed economia: come possiamo far leva sulla transizione verso il cibo sostenibile per ridurre la povertà di cibo, promuovere il coinvolgimento sostenere l’inclusione di persone emarginate e svantaggiate e migliorare la coesione tra le comunità attraverso il cibo. Come possiamo consolidare le pratiche di cibo che promettono bene e trasformarli in affari sostenibili e ampliare il livello di iniziative sostenibili di cibo per raggiungere una più ampia porzione della popolazione.
  3. CO2 e efficienza delle risorse: come possiamo controllare e migliorare le pratiche alimentari per ridurre le emissioni e l’impatto sulle risorse e l’energia.

Governance, sinergie e sistema locale

Il cibo tradizionalmente è stato trattato ai più alti livelli nazionale e regionale. Un approccio a livello della città richiede l’unione dei settori che non avevano prima nessun particolare legame. Questo richiede di imparare reciprocamente l’approccio della governance del cibo (ad esempio il Bristol’s Food Policy Council, o il processo di facilitazione bottom-up di Amersfoort, etc.), sfruttando la metodologia e la capacità di crescitadi Urbact relativa ai gruppi di supporto locale e ai programmi di azione locale. Questo richiede anche un inventario oppure mappatura di ciò che è già esistente nelle città partner nel campo dell’alimentazione sostenibile per prendere ognuno azioni mirate per generare sinergie, far crescere le iniziative e di rinforzare il sistema locale del cibo. I dieci partner sono concentrati su cinque questioni chiave:

–       Come valutare il sistema alimentare e stabilire un Consiglio sulla politica alimentare?

–       Quali sono le opportunità per l’uso di un marchio o etichetta per il cibo sostenibile e con quali criteri ed obiettivi?

–       Perché e come sviluppare mercati locali di cibo?

–       Quale potrebbe essere l’uso di Internet o di piattaforme online?

–       Come possono fare di più con meno gli enti locali?

Inclusione sociale, lavoro ed economia

Sta cambiando più velocemente che mai il valore dei soldi, del capitale umano e dei prodotti e mantenere il passo con l’innovazione è fondamentale. Un aspetto dell’innovazione è la creazione di posti di lavoro. Producendo cibo sostenibile e permettendo alla comunità locale di comprarlo è un modo innovativo per agire su questo obiettivo.

Ma solleva anche qualche domanda che riguarda il focus ‘Delivering’.

– Qual è l’impatto lavorativo ed economico nel campo dell’alimentazione sostenibile?

– Quale istruzione e/o formazione e/o ricerca sono disponibili o necessari sulla alimentazione locale/sostenibile?

– Potremmo sviluppare strumenti concreti per rafforzare l’economia locale, come una moneta locale?

– Come potremmo organizzare o stimolare la realizzazione di iniziative innovative e socialmente inclusive?

Sembra che questo settore richieda la necessità di cambiare la nostra percezione di ciò che è un’economia redditizia, includendo un profondo cambio degli standard di qualità della vita.

Ridurre i costi, comprare meno prodotti ma migliori , avere uno stile di vita sano, produrre per sé.  Infine cambiare lo stile di vita è un percorso.

CO2 e efficienza delle risorse

Come possiamo controllare e migliorare le pratiche alimentari che promettono bene per ridurre le emissioni e gli impatti sulle risorse e l’energia?
Un sistema efficace di logistica dentro la città con un sistema di trasporto sostenibile che accorcia la filiera produttiva dovrebbe contribuire a ridurre considerevolmente le emissioni di Co2. Comunque, la scala dell’agricoltura urbana della maggior parte delle città partecipanti è così piccola che la produzione e il trasporto di cibo prodotto a livello regionale è spesso molto meno sostenibile (nel senso dell’impronta di Co2) rispetto a quelli prodotti e importati dall’estero. Questo conduce alla definizione non risolta di “locale” che poi rimane fortemente collegata alle caratteristiche di ogni città.

Così le domande principali sono:

–       Accorciare la filiera locale produttiva: definire “locale”?

–       Come sviluppare una combinazione di trasporto sostenibile e a bassa scala?

–       Lo sviluppo di un nodo di scambio di cibo o una piattaforma logistica contribuisce alla riduzione di Co2 e all’efficienza delle risorse?

–       Come combinare l’uso di cibo e stagione per accorciare la filiera produttiva?

–       Come può essere ridotto lo spreco di cibo e gli imballaggi?

Si possono considerare le infrastrutture logistiche come una questione globale tra le città (la gestione del traffico delle auto e delle biciclette, il trasporto pubblico, il trasporto di merci e rifiuti ), dunque si tratta anche della programmazione urbanistica nella quale deve trovare un posto il cibo sostenibile.

La questione principale sta nel modo di cambiare la scala del modello di cibo, lasciando piccole iniziative e un campo di sperimentazione per realizzare un modello capace di competere con l’attuale modello globale di cibo.

Si può applicare l’esistente modello globale al cibo sostenibile (nodi di scambio centralizzati)? Oppure dovremmo considerare di moltiplicare il numero delle piccole società (produzione e distribuzione decentralizzata)? Oppure esiste una terza strada tra di loro?

Conclusioni iniziali e raccomandazioni sulle politiche:
Dai casi alle politiche: lo scopo del progetto è di giungere a conclusioni generali dalle specifiche esperienze ed indurre innovazione nelle politiche.
Aumentare le strutture logistiche: la distribuzione è centrata sul cibo, aumentando le buone pratiche sul cibo in situazioni dove invece è necessario concentrarsi sulla logistica.
Innovazione pubblica: per quanto riguarda la comunicazione dagli enti locali, la sfida è di cambiare il processo top down in uno stile crowd open-source.
Cosa non è locale: il progetto non dà spazio alla ricerca per definire ciò che è locale, i partner invece hanno il potere di accordarsi su ciò che è o non è locale e ciò che ovviamente non è sostenibile o ciò che è un sistema logistico che non funziona.
La conoscenza implica attenzione: gli studi di marketing mostrano quello che il consumatore richiede: una richiesta generale di località e trasparenza. Ma locale non significa qualità o sostenibilità. Mettendo insieme i produttori e i consumatori ne deriva una importante conseguenza: loro si prendono cura l’uno dell’altro. Il concetto generale è che locale non dovrebbe essere analizzato come una soluzione sostenibile (se o meno l’impatto ambientale dei prodotti locali è meglio o no) ma dovrebbe essere considerato come una strategia più sostenibile per migliorare l’ecosistema del cibo locale, la qualità, la sostenibilità e la salubrità del cibo.

Per saperne di più:

“Sustainable Food in Urban Communities” Minisite – URBACT Website

“Sustainable Food in Urban Communities” on the blog – URBACT Blog

URBACT project “Sustainable Food in Urban Communities” – Facebook

Il giorno dei risultati per Urbact

I risultati dei nove progetti di URBACT che si sono conclusi nel 2013 sono stati ora pubblicati integralmente. Finanziati durante la seconda Call da novembre 2009 a febbraio 2013, i progetti hanno affrontato vari aspetti dello sviluppo urbano e sostenibile nelle città europee.

L’ambiente fisico ed economico è stato il focus di ESIMeC (strategie per città di medie-grandi dimensioni), OP-ACT (effetti della diminuzione della popolazione), CASH (energia nelle abitazioni efficienti), EVUE (veicoli elettrici), LINKS (centri storici)e SURE (rigenerazione urbana).Mentre Active Travel Network (camminare, andare in bici nelle città), Roma-Net (integrazione delle popolazioni Rom) e TOGETHER (inclusione sociale) si sono tutti focalizzati sulle vite dei residenti e delle comunità. Dal punto di vista più ampio dell’Unione europea gli scopi dei progetti riflettono le quattro priorità politiche della strategia europea di crescita Europa 2020, cioè:

  • Rendere reale un futuro low-carbon;
  • Mirare alla potenziale crescita dell’economia;
  • Costruire capacità per l’inclusione;
  • Sviluppare nuovi modelli di governance.

I risultati dunque possono essere visti nel contesto delle stesse priorità politiche.

Rendere reale un futuro low-carbon

Edifici e trasporto sono i i principali responsabili delle emissioni di CO2 nelle città europee; tutte e due sono stati messi sotto i riflettori delle reti URBACT. Nuovi strumenti finanziari e di acquisizione, come i certificati di risparmio energetico e contratti di performance energetica per gli edifici, nuovi strumenti finanziari come JESSICA fondi di rotazione o partnership pubblico-private sono stati speriementati dai progetti Urbact. Il lavoro di EVUE sul ruolo delle società di energia nel costruire l’infrastruttura di e-mobility è soltanto un esempio di dialogo tra settore pubblico e privato.
Tuttavia alcuni progetti hanno evidenziato l’importanza di misure “soft” per migliorare l’efficienza energetica nonché misure finanziarie e contrattuali “dure”. Per esempio, Active Travel ha scoperto che un quarto del budget di Monaco per la ciclabilità è speso sul marketing, l’informazione e i test di campagne per nuovi comportamenti, mentre le città di LINKS hanno usato la formazione e i seminari per aiutare i residenti negli edifici storici a consumare meno energia.

Mirare alla potenziale crescita dell’economia locale

ESIMeC rientra tra un numero di progetti focalizzati sulla creazione di posti di lavoro con iniziative ad Albacete, Spagna. I disoccupati nel campo edile sono stati formati in nuove abilità per le costruzioni verdi come parte di un programma della città per ridurre le emissioni di CO2 degli edifici pubblici: una situazione proprio win-win. Il progetto ha inoltre sottolineato la necessità per le città di capire dei reali bisogni dei datori di lavoro locali, come con il “Job and Training House” a Cherbourg, un esempio di buona pratica.
Mentre sono in declino i budget delle città, l’idea delle imprese sociali ha generato un interesse considerevole in tutta Europa. La rete tematica SURE ha esaminato le potenzialità – e le limitazioni – di un tale modello in zone svantaggiate. Una visita studio ad Albacete ha mostrato come una rete di negozi che vendono merce donate e riciclate potrebbe essere sviluppato e creare sia lavoro volontario che pagato.

Costruire capacità per l’inclusione

Naturalmente le città sono le persone. Ma non tutte le comunità sono in grado di far sentire la propria voce quando si tratta di sviluppo urbano e i gruppi marginalizzati sono particolarmente svantaggiati. ROMA-Net ha messo intorno al tavolo i partner della città per discutere degli approcci integrati guidati dalla comunità verso la riqualificazione che coinvolge la popolazione Rom. I gruppi di supporto locale Urbact offrono chiaramente un modello per realizzare questo coinvolgimento.
Il progetto TOGETHER ha sviluppato un meccanismo per consentire ai residenti e politici della città di discutere dei bisogni urgenti per i servizi locali. La creazione del progetto Social Pharmacy a Kavala, Grecia è un esempio di questo risultato dove la città, il servizio sanitario e i volontari sono tutti uniti per gestire un servizio pubblico.

Sviluppare nuovi modelli di governance

Un messaggio che risulta da tutte le reti URBACT è che fare le cose in modo diverso è un modo di raggiungere i risultati in situazioni in cui lo spazio di manovra è limitato. Le nuove idee di governance che uniscono i cittadini, il settore privato e i diversi livelli dell’autorità pubblica devono essere nell’agenda della città. OP-ACT, che si è focalizzato sul tema della diminuzione della popolazione, ha scoperto che adattarsi al restringimento era un impegno molto più complesso che programmare la crescita e che l’impegno di una vasta gamma di stakeholder è essenziale. 
Le reti URBACT hanno anche evidenziato il bisogno di sostegno dai livelli nazionali a quelli regionali nell’affrontare le sfide delle città. Mentre CASH ha esaminato la questione dell’efficienza energetica nel sistema del social housing, e diventa chiaro che i fondi di rotazione nazionali e regionali sono stati strumenti importanti. E’ anche emerso che parti terze indipendenti – potenzialmente a livello regionale – dovrebbero essere create per maneggiare gli aspetti tecnici, finanziari e organizzativi nel rimodernizzare le abitazioni.