Urbanized, un film documentario sull’evoluzione della città contemporanea

altLa città è un organismo vivente, patrimonio reale di sperimentazioni innovative. La città si muove, la città cambia. Questo racconta Urbanized, il film documentario del regista newyorkese Gary Hustwit uscito da qualche mese in America. La città per il regista, non è un corpo autonomo rispetto alla società, è la proiezione della struttura economico-sociale sullo spazio e di quella stessa struttura mantiene le contraddizioni, le disuguaglianze, ma anche le opportunità, le ricchezze, il dinamismo economico e sociale. La città densa, compatta è effetto della caratteristica di agglomerazione. La città tradizionale aveva dunque precisi confini e una ben definita popolazione. A partire dal XX secolo l’identificazione o sovrapposizione è cominciata a venire meno. Uno dei fenomeni che caratterizzano la città contemporanea è la gentrificazione: una trasformazione urbana estesa che presenta un ricambio di popolazione, un recupero edilizio, centralità. La gentrificazione si esprime in tre dimensioni: geografica, sociale, edilizia.

Oggi la città diffusa si contrappone a quella compatta, ed è costituita dallo spostamento di popolazione, attività e servizi: è l’esito di una modificazione nell’organizzazione sociale che pone in termini concreti agli amministratori locali la trasformazione dello spazio. Urbanized guarda con occhio sensibile e attento il divenire della città, la sua cinesi, il dinamismo in evoluzione.

Se osserviamo i due principali fenomeni di redistribuzione residenziale che hanno contribuito a definire gli schemi di crescita urbana negli ultimi decenni, da una parte la tendenza alla dispersione urbana e dall’altra le più recenti spinte alla concentrazione e valorizzazione delle aree centrali, potremmo dire che nelle città vi è al contempo una modalità di crescita centripeta ed una centrifuga. Queste due tensioni coesistono e non sono necessariamente contrapposte. Tra sprawl e città compatta nei Paesi del mondo occidentale, si sono alternate e combinate nel tempo caratteristiche e intensità diverse. Nello scenario postindustriale soprattutto, vi è stata la progressiva delocalizzazione delle attività produttive e si è esaurita la spinta alla concentrazione della popolazione nei punti più densi dei grandi agglomerati urbani. Al tempo stesso però, si è assistito ad una rapida espansione degli insediamenti suburbani, alla crescita demografica dei centri contigui di piccole dimensioni, nonchè al dilatarsi delle aree metropolitane.

L’urbanizzazione diffusa grazie alle tecnologie di trasporto e di comunicazione che hanno abbattuto i vincoli dello spazio e del tempo, ha assunto le più varie forme coinvolgendo gruppi sociali con profili diversi. Tuttavia, la crescita urbana diffusa, pur essendo la tendenza più visibile, non è stata l’unica. Hanno agito anche forze e spinte in senso contrario, sia pure di portata più limitata, che hanno dato vita a processi di rivitalizzazione e attrattività dei centri urbani. La globalizzazione ha di fatto rafforzato il ruolo delle città. La dispersione territoriale delle attività produttive ha richiesto nuove esigenze di gestione e di controllo rilanciando l’importanza delle maggiori città come sedi di determinate funzioni e attività. Le città sono divenute quindi i luoghi chiave per la produzione delle innovazioni in ambito terziario e finanziario, centri delle attività di supporto alla produzione, sedi privilegiate per lo sviluppo dei comparti dell’economia basati sulla creatività e sulla cultura, sul consumo e sul divertimento.

Nel nuovo scenario della globalizzazione, con l’aumento della competizione a livello nazionale ed il progressivo trasferimento di competenze dal livello centrale a quello locale, i centri urbani hanno acquisito un nuovo ruolo, diventando protagonisti attivi, propulsioni di sviluppo, nonché di identità culturali. Si sono affermate nuove tendenze nel disegno urbano e diversi modelli di azione nei governi locali. Ai vari programmi di pianificazione, razionali ed efficienti, che operavano mediante zonizzazioni monofunzionali, con effetti di uniformità, è andato sostituendosi un concetto di urbanistica basato sulla differenziazione dei prodotti, la mescolanza degli usi, il recupero e la riqualificazione del tessuto urbano, nonché la riconversione a nuove utilizzazioni. In vari Paesi europei, soprattutto negli ultimi anni, si sono affermate diverse strategie di governance del territorio che hanno aperto nuovi spazi alla partecipazione dei cittadini per quanto riguarda le scelte di politica urbana. I piani strategici, le politiche integrate di riqualificazione, i contratti di quartiere, sono infatti alcune delle politiche orientate a promuovere un’interazione continua tra attori pubblici e privati e quindi a stimolare la partecipazione, il confronto, l’azione collettiva. La sfida più importante che queste politiche devono affrontare è quella di coniugare la crescita economica e la competitività delle città con forme di equità e di giustizia sociale. E’ stato dimostrato infatti che i progetti di trasformazione urbana, per conseguire buoni risultati, debbono perseguire un modello di azione comune a sostegno di un percorso di sviluppo che intercetti le domande dei cittadini, sapendo coniugare competitività economica e coesione sociale attraverso adeguati progetti di welfare.

In una valutazione d’insieme del fenomeno dello sprawl, come in quello di ritorno alla città compatta, dpvrebbe esservi una equilibrata visione d’insieme, poiché i due fenomeni coesistono e sono entrambi espressione della molteplicità di tendenze che caratterizza la dimensione metropolitana. La complessità urbana del resto è in continua crescita perché le geometrie territoriali di riferimento sono assai più variabili che in passato, comprendo in chiave concreta e virtuale distanze sempre più ampie, interessando segmenti di popolazione sempre più eterogenei. L’idea stessa di comunità assume oggi connotazioni molteplici, talvolta caratterizzate da relazioni sociali deboli, tenute spesso insieme dalla rete di internet. Diventa dunque importante guardare alla città con un goniometro ideale a 360 gradi, studiandola ed interpretandola nelle sue caratterizzazioni sociali e spaziali più statiche come, altresì, volgendo lo sguardo alle variabili capaci di spiegare il nuovo fenomeno urbano spazio-temporale, tecnologico, ai sopraggiunti consumi culturali, ai processi formativi, alla configurazione di conflitti talvolta inediti.

Urbanized, Gary Hustwit, Stati Uniti 2011