Città tra passato e futuro, un percorso sulla via di Biopoli

altGenerare spazi urbani in cui “la nostra esistenza possa scorrere con la pienezza dovuta” nella città della vita ovvero nella cosiddetta “Biopoli” è la sfida del XXI secolo secondo Claudio Saragosa che descrive la crisi della città contemporanea nel suo libro “Città tra passato e futuro, un percorso sulla via di Biopoli” (edito da Donzelli). L’urbanistica, secondo l’autore, dovrebbe avere come obiettivo la ricostruzione di uno spazio urbano denso: un modello di città integrata in cui spazio e ambiente siano strettamente interconnessi. Nel libro si compie un viaggio tra le principali correnti di pensiero in ambito urbanistico da quella di Le Corbusier a Lynch fino ad arrivare alla nuova corrente americana dello New urbanism per tracciare le caratteristiche della città del futuro. Se il modello urbanistico tradizionale ci aveva abituati ad una città fortemente dipendente dall’ambiente circostante tanto da essere definita come “città albero” è nel secolo scorso che muta il modello tradizionale. Avviene una netta scissione tra spazio e ambiente generando un luogo “alieno” e privo di identità in cui prevale il fenomeno della dispersione urbana. La città sta perdendo il suo tradizionale radicamento all’ambiente locale per questo, secondo Saragosa, essa deve recuperare la sua identità spaziale, “è necessario che si affermi un modello che ricomponga la città come un autopoiesi”.
Nel libro si parla della “legge della persistenza della pianta della città” che caratterizza gli spazi urbani ovvero la città come un albero per la sua capacità di resistere anche “nelle più potenti trasformazioni”, “si può distruggere l’albero, ma dai suoi polloni riemergerà la pianta con tutta la propria vitalità”. Se queste sono le caratteristiche della città del passato quella contemporanea è fortemente criticata dall’autore. Uno dei fattori che ha innescato la crisi della città attuale è la sua “liberazione dai vincoli ambientali locali”. Si è verificato quello che nel testo viene descritto come un “processo di dissolvimento dell’ecosistema territoriale” prodotto dall’accesso alle risorse energetiche fossili negli ultimi due secoli. La città si è svincolata dal luogo in cui sorgeva perdendo la sua capacità di accoglienza per trasformarsi in un “agglomerato di oggetti non più capaci di essere un luogo per abitare”. Diverse le correnti di pensiero descritte dall’autore che propongono di recuperare il legame spazio-ambiente: a partire dal movimento americano dello New urbanism che nasce in opposizione al fenomeno dello sprawl.

Il New urbanism propone una nuova concezione dell’urbanistica che si ispira ai principi dello spazio tradizionale in cui vi sia attenzione per la pedonalità dell’insediamento e al trasporto intelligente e sostenibile. Prima esperienza di cittadina pensata seguendo i principi dello New urbanism è quella di Celebration in Florida costruita a partire dal 1997 e destinata ad accogliere circa 20mila abitanti. Lo scenario di Celebration sembra quello di un set cinematografico ricorda l’autore, spazi astratti che non presentano alcun legame con l’ambiente circostante, una sorta di “gated community” che si sviluppa tra laghetti, campi da golf e foreste tropicali in miniatura. L’esperienza europea dello new urbanism si concretizza invece nella città francese di Val d’Europe. “Val d’Europe sembra la città in cui il capitalismo maturo ha raggiunto la propria apoteosi (…) E’ la città in cui l’atto di acquisto della merce diviene il fatto fondamentale: comprare per comprare”. Il linguaggio della città è quello dell’acquisto compulsivo e non più della vivibilità e dell’armonia con l’ambiente circostante.

Tanto l’esperienza americana quanto quella francese tentano di recuperare in qualche modo il rapporto con lo spazio per creare dei luoghi da vivere ma, secondo l’autore, si è generata in entrambi i casi una “città che galleggia nel mondo astratto dell’artificiale”. Per questo diventa sempre più urgente ripensare alla città creando spazi adeguati ai bisogni dei cittadini recuperando così il legame con la terra per sfuggire alla mercificazione della città.