Occupazioni sociali volontarie come alternativa alla pena pecuniaria per le violazioni comminate

Dare la possibilità al trasgressore di decidere se pagare la multa in denaro o lavorare per corrispondere quanto ascritto dalla sanzione, una via possibile? Insomma se il cittadino multato potesse optare tra il lavoro socialmente utile e la pena pecuniaria potrebbero essere calcolate un tot di ore in base alla sanzione stessa. L’idea, nel corso degli anni, è piaciuta a molti giuristi perché, se ben applicata, potrebbe superare “la discriminazione tra ricchi e poveri”, ha commentato, ad esempio, l’ordinario di Diritto penale della facoltà di Scienze giuridiche dell’Università di Pisa, Giovannangelo De Francesco, poiché una stessa multa pecuniaria “ha una valenza diversa tra persone che hanno redditi diversi”.
La cronaca è piena di casi che rimandano a questa possibilità, come quella di un uomo che a Montebelluna (Treviso) nel 2014, per pagare una multa allo Spisal a causa di irregolarità nell’assunzione di un proprio dipendente (1.700 euro da pagare), ha proposto di saldare quanto dovuto tramite un suo bene, ovvero una mucca, dicendo: “Pagando in contanti non potrei pagare lo stipendio al mio dipendente, così propongo lo scambio in natura”.
A Valdobbiadene invece, una donna multata da un vigile per sosta vietata ha chiesto al Comune di poter pagare la sanzione amministrativa con un lavoro socialmente utile.

Per i trasgressori in stato di ebbrezza qualora non vi siano danni a cose o persone è possibile convertire la sanzione comminata in lavori socialmente utili. L’articolo 186 del Codice della strada, come riformato dalla legge 120/2010 prevede, infatti, la possibilità di sostituire la pena pecuniaria, in seguito alla guida in stato di ebbrezza con il lavoro di pubblica utilità, a meno che il conducente abbia causato un incidente stradale. Ma non è tutto: anche per gli atti vandalici talvolta la sanzione pecuniaria può essere convertita in occupazioni sociali volontarie d’interesse pubblico. Uno scenario interessante da studiare a più ampio raggio attraverso un accordo tra i rappresentanti della Pubblica Amministrazione e chi si macchia della violazione. Chissà magari una prestazione di lavoro di pubblico interesse potrebbe produrre maggiore dialogo tra istituzioni e cittadini e meno diatribe presso gli uffici giudiziari. Secondo l’avvocato Fabio Capraro, esperto del settore “l’introduzione nel diritto civile di questa applicazione, nata solo nella materia penale e applicata in particolar modo per la circolazione stradale, sarebbe anche in grado funzionare. Ci vorrebbe però una legge ad hoc”.