In fuga dalle guerre tra frontiere e barriere

Italia e Grecia sono il punto d’ingresso principale dei migranti, con i Paesi più interni che invece nell’immaginario collettivo rimangono la destinazione ultima: l’Europa del nord è la chimera e l’attesa per una vita migliore. Ma in un già complesso quadro d’insieme l’Accordo di Schengen è accompagnato da diverse polemiche.

 

All’abolizione dei controlli sistematici delle persone alle frontiere interne dell’area dovrebbe, infatti, corrispondere un rafforzamento dei controlli alle frontiere esterne. Vale a dire che se un Paese ritiene che le verifiche esterne da parte di un altro Stato siano troppo morbide, in mancanza di risorse o per una serie di altri motivi, è inevitabile attendersi uno scambio d’accuse ed una esacerbazione delle relazioni. Negli anni la Francia ha più volte paventato di sospendere Schengen per gestire i flussi di migranti che premono alla frontiera italiana, ma fino ad oggi non aveva mai messo in pratica il monito.
Come in passato, per legittimare i respingimenti alla frontiera, il governo francese si appella oggi all’Accordo di Chambery  HYPERLINK “http://www.camera.it/_bicamerali/schengen/docinte/ACCITFR.htm” www.camera.it/_bicamerali/schengen/docinte/ACCITFR.htm , un’intesa bilaterale firmata nel 1997 da Chirac e da Prodi, che prevede la possibilità di rimpatriare i migranti illegali giunti da oltrefrontiera.
Già nel 2011, nel corso della Primavera araba, Sarkozy minacciò di sospendere Schengen in nome dell’accordo di Chambery per motivare il respingimento alla frontiera di migliaia di tunisini in fuga da quella che è stata un’importante e complessa pagina di storia. Dopo alcune settimane, il governo francese dovette però desistere, in luogo di un patto così modulato: la Francia avrebbe accolto i tunisini bloccati a Ventimiglia, mentre l’Italia si sarebbe dovuta impegnare ad appoggiare la Francia per “rivedere le misure di Schengen”  fronteggiando eventuali, future situazioni di emergenza. La seconda parte dell’accordo, ufficializzato in una lettera alla Commissione europea rimase, tuttavia, parola morta e probabilmente oggi diviene cavallo di battaglia per l’Eliseo.

Ieri a Milano durante un incontro bilaterale tra il primo ministro britannico, David Cameron ed il premier Renzi è stata messa in evidenza la necessità di un approccio globale al tema dei migranti, di una maggiore partecipazione di tutti i Paesi dell’Ue, come pure della necessità di un nuovo governo in Libia. Cameron ha sottolineato l’impegno del governo inglese con la Royal Navy nel Mediterraneo, di un programma di aiuti, convergendo altresì sull’importanza delle riforme e dei cambiamenti in Europa, in prospettiva relazioni più eque e flessibili.
A Ventimiglia, intanto, il gruppo di profughi resiste sugli scogli mentre l’Ungheria annuncia la prossima realizzazione di una barriera alta 4 metri e lunga 175 chilometri al confine con la Serbia per contrastare gli arrivi dei profughi. Papa Francesco auspica, al di là di ogni problema, la capacità di dialogo ed una società che sappia costruire ponti anzichè muri.