Presentato oggi il Rapporto Censis sulla situazione sociale 2023. Il punto sull’immigrazione e gli stranieri in Italia
L’Italia continua a essere un Paese di emigrazione più che di immigrazione: sono più di 5,9 milioni gli italiani attualmente residenti all’estero e sono 5 milioni gli stranieri residenti nel nostro Paese (l’8.6% del totale).
Lo ha detto il direttore generale del Censis Massimiliano Valerii, presentando il Rapporto Censis sulla situazione sociale 2023, insieme al segretario generale del Censis Giorgio De Rita, dopo l’introduzione del Presidente del CNEL Renato Brunetta, che oggi ha ospitato l’evento a Villa Lubin a Roma.
Proprio relativamente agli stranieri, i dati presentati dicono che sono stati 85.000 i nati nell’anno da almeno un genitore straniero (un neonato ogni cinque), mentre sono oltre un milione di minori e 900.000 gli studenti stranieri (il 10.6% del totale degli iscritti; il 12% nella scuola primaria e dell’infanzia).
I lavoratori stranieri sono 2.374.000 e rappresentano il 10,3% del totale degli occupati. Di questi, 2.068.000 (l’87,1%) sono lavoratori dipendenti. Tra i lavoratori dipendenti stranieri, il 22,5% (465.000) e’ occupato a tempo determinato e il 24,4% (579.000) ha un lavoro part time.
Si tratta, scrive il rapporto, di lavoratori “che devono essere considerati vulnerabili perché hanno redditi bassi e un futuro incerto”. Di questa debolezza nel mercato del lavoro si rintraccia “ulteriore conferma,” aggiunge il rapporto, “nelle professioni che svolgono”.
Tra gli stranieri occupati, il 29,9% svolge lavori per cui non e’ necessaria alcuna qualifica professionale, contro il 9,5% degli occupati italiani, e solo l’8,2% e’ impiegato in professioni tecniche e qualificate, contro il 37,3% degli italiani. Il 48,2% degli stranieri che lavorano e’ in possesso al massimo della licenza media (tra gli italiani la quota e’ del 27,4%), mentre l’11,5% e’ in possesso di un titolo terziario (tra gli italiani la quota sale al 25,8%). E il 61,4% degli stranieri laureati svolge lavori di livello piu’ basso rispetto al titolo conseguito.
Scrive il rapporto: “ l’immigrazione è già una realtà , crescita in maniera silenziosa senza che ci fossero particolari problemi per la sicurezza del Paese”. E ancora: “Di fronte a un fenomeno che è insieme ineluttabile e necessario, bisogna far un paso aventi a creare le condizioni perché gli stranieri siano accolti ed integrati promuovendo forme di accoglienza diversificate e attivando tutti gli strumenti necessari per costruire percorsi di integrazione efficaci”.
Nei prossimi tre anni saranno ammessi in Italia attraverso il “Decreto flussi” 452.000 cittadini stranieri: 136.000 per il 2023, 151.000 nel 2004 e 165.000 nel 2025 a fronte di un fabbisogno rilevato di 833.000 persone. Il rapporto segnala le misure, al di fuori delle quote previste, adottate, come la conversone del permesso di studio in permesso di lavoro o l’ingresso di lavoratori stranieri provenienti da programmi formativi nei paesi d’origine.
Relativamente al calo demografico della popolazione italiana, il rapporto mette a confronto la diminuzione della natalità con la presenza di stranieri.
Nell’ultimo decennio la popolazione residente in Italia è diminuita del 2,4% (un milione e mezzo di abitanti), con un 24,1% di abitanti che sono ultrasessantacinquenni: quindi riduzione e invecchiamento della popolazione.
Come ricordato in apertura, al primo gennaio 2023 erano 5.050.257 gli stranieri che vivono in Italia (l’8.6% della popolazione), in aumento del 9.5% rispetto a 10 anni fa (400.000 persone in dieci anni); però solo lo 0.4% nell’ultimo anno (20.000 in più).
Scrive il rapporto: “Se non ci fossero gli stranieri oggi l’Italia avrebbe poco meno di 54 milioni di abitanti”.
Sul fronte dell’età si rileva che il 45,6% del totale degli stranieri residenti (circa 2.300.000 persone) ha meno di 35 anni (di questi il 20.8% è un minore e il 24.8% è un giovane di 18-34 anni). In termini di confronto: tra gli italiani, gli under 35 sono il 31,7% del totale (di questi il 14.9% ha meno di 18 anni e il 16,8% è un maggiorenne con meno di 35 anni).
Il rapporto segnala però che le donne straniere, con lavoro scarso e mal pagato e con pochi sostegni alla genitorialità, “assimilano i comportamenti delle italiane scegliendo sempre di più di non fare figli o comunque di farne pochi e in età sempre più avanzata”.
Nel 2022 in totale i nati in Italia sono scesi, per la prima volta dall’Unità d’Italia, sotto i 400.000 neonati (e per il 2023 è previsto un ulteriore ridimensionamento): 53.000 i bambini con entrambi i genitori stranieri (13.5% del totale); 30.000 con un genitore straniero; i neonati “italiani” sono stati quindi 311.000.
Scrive il rapporto: “Maggiore considerazione dei giovani e delle donne, politiche e servizi di sostegno alla genitorialità e di conciliazione tra vita e lavoro e incentivazione degli ingressi regolari di stranieri: sono questi gli ingredienti fondamentali per contrastare un calo demografico che fa male al nostro Paese”.
Un ultima notazione viene da quanto ricordato dal direttore generale Valerii: il 72,5% degli italiani è favorevole all´introduzione dello ius soli, ovvero la concessione della cittadinanza ai minori nati in Italia da genitori stranieri regolarmente presenti, e il 76,8% è favorevole allo ius culturae, ovvero la cittadinanza per gli stranieri nati in Italia o arrivati in Italia prima dei 12 anni che abbiano frequentato un percorso formativo nel nostro Paese.