Mobility Management

Nell’accezione comune, il Mobility Management è la gestione della domanda di mobilità con soluzioni innovative e caratteristiche a basso impatto ambientale.
Il Mobility Management si pone così l’obiettivo di ridurre il numero di veicoli privati circolanti, a favore di mezzi di trasporto alternativi per migliorare l’accessibilità ai centri urbani, nel tentativo di diminuire gradualmente la concentrazione di sostanze inquinanti. Le tecniche di Mobilty Management iniziano ad affermarsi negli Stati Uniti durante gli anni ‘80 ed anche in alcuni Paesi europei, quali il Belgio, la Gran Bretagna, la Svezia e l’Olanda. In America questa formula trova larga applicazione nella realizzazione di commuter plans, piani di spostamento casa-lavoro, mentre nel contesto delle aree urbane si sviluppa l’ottimizzazione di sinergie derivanti dall’utilizzo delle moderne tecnologie e nuove forme di trasporto pubblico, con un programma che viene denominato Advanced Public Transportation System, APTS. In Europa, due prime iniziative di ricerca vengono finanziate dalla Commissione Trasporti della Comunità, ovvero i progetti Momentum, Mobility Management for the urban environment e Mosaic, Mobility strategy applications in the community, ed entrambi hanno costituito la base teorica del piano stesso, fornendo un utile riferimento a casi concreti per un excursus significativo in ambito europeo. In Gran Bretagna, gli esempi di partnership nell’area di Nottingham indicano un aumento del 9% nell’uso del trasporto collettivo ed un alto livello di soddisfazione dell’utenza. Sulla base delle esperienze straniere, che ne hanno sottolineato la specificità, in seguito anche in Italia è stata introdotta con il Decreto Ronchi, il 27 marzo 1998, “Mobilità sostenibile nelle aree urbane”, una delle prime iniziative intraprese dallo Stato, in ottemperanza all’impegno assunto in sede internazionale con la firma del Protocollo di Kyoto sui cambiamenti climatici. Emerge così la figura del Mobility Manager aziendale, il cui compito è quello di valutare la disponibilità dei dipendenti a forme alternative all’uso individuale dell’auto privata e di proporre loro opzioni di trasporto condivisibili. L’articolo 3 del decreto Ronchi precisa che le aziende e gli enti con oltre 300 dipendenti per unità locale, o con oltre 800 dipendenti distribuiti su più unità locali, devono nominare un responsabile della mobilità aziendale avente, appunto, il compito di ottimizzare gli spostamenti sistematici del personale, attraverso l’adozione del Piano degli Spostamenti Casa-Lavoro (P.S.C.L.). Tale Piano è finalizzato alla riduzione dell’uso del mezzo di trasporto privato e ad una migliore organizzazione degli orari, per limitare la congestione del traffico. L’attenzione data dal Ministero dei Trasporti, con la firma del decreto del 19 marzo c.a., alla ripartizione fra le regioni dello stanziamento per finanziare, insieme agli Enti locali, l’acquisto di nuovi autobus per il trasporto dei pendolari, guarda attivamente in questa direzione. Entro sessanta giorni, ogni Ente locale dovrà elaborare un programma dettagliato di impegno dei fondi ministeriali per poter attivare la convenzione in cui saranno definite modalità e tempi per l’erogazione delle risorse.

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