Il welfare italiano e gli interventi per la popolazione over 65

altDal Rapporto presentato nel novembre 2009 alla Camera dei Deputati sulle “Condizioni e il Pensiero degli Anziani: una società diversa” vengono messi in evidenza gli aspetti demografici dell’invecchiamento della popolazione in Italia e nel mondo e viene esaminata la relazione tra anziani e condizione di salute, assistenza dentro e fuori la famiglia, invecchiamento e attività lavorativa. La ricerca è nata dalla collaborazione tra ANCI e Federsanità, Ageing Society-Osservatorio Terza Età e Agenzia Nazionale per l’invecchiamento. Questo documento contiene un’analisi scientifica di dati, ma anche una visione ragionata dei problemi e delle strategie per risolverli. Vengono presi in considerazione tutti gli aspetti della vita di una fascia di popolazione che in Italia diventa sempre più importante per il numero e per l’incidenza che ha sui servizi sanitari e sociali. Ma non solo questi, poiché l’allungamento della vita unito al miglioramento della qualità della stessa produce effetti nuovi anche sul lavoro, sui consumi, sulle condizioni abitative, sul turismo ed altri ambiti.

In Italia il 20% della popolazione è rappresentata da persone con più di 65 anni, ma in ben 12 capoluoghi di regione tale percentuale è ampiamente superata fino a raggiungere punte che vanno dal 26% di Venezia al 28% di Trieste. Altro elemento significativo è rappresentato dalla percentuale della componente femminile nel contesto degli over 65. Il dato nazionale distingue i generi in 41,8% di maschi e 58,2% di femmine con un delta di 16,4% di donne in più rispetto alla componente maschile. Nel nostro Paese i cambiamenti demografici che la nostra società sta attraversando lasciano intravedere un quadro nuovo della condizione anziana per l’immediato futuro. Gli ultimi due decenni l’invecchiamento della popolazione ha registrato un’accelerazione senza precedenti: in soli 17 anni (1991-2008), l’indice di vecchiaia è incrementato con la stessa intensità del trentennio 1961-1991 (rispettivamente +50,3% e +53,4%).
L’aumento dell’aspettativa di vita, la riduzione della mortalità e la bassa natalità stanno lentamente rivoluzionando i legami sociali  e familiari. Pensiamo, ad esempio, all’allungamento della catena familiare verticale (genitori, nonni, bisnonni), che vede coinvolte tre o più generazioni diverse all’interno di una stessa famiglia e alla contemporanea diminuzione di rapporti orizzontali (fratelli, cugini). Il welfare italiano ha quindi bisogno di interventi per adeguarsi ai bisogni di queste nuove generazioni di anziani. Ed uno dei principali nodi da affrontare riguarda le misure per la conciliazione tra responsabilità familiari e professionali.  

In Europa l’invecchiamento demografico prevede un aumento della popolazione dell’Ue 27 da 495 milioni del 1 gennaio del 2008 a 521 milioni nel 2035 e, successivamente, un graduale calo a 506 milioni nel 2060. Si prevede che il numero annuo di nascite scenderà nel periodo 2008-2060, mentre allo stesso tempo il numero annuale di decessi sarà in aumento. La popolazione anziana nell’Ue 27 sarà in progressiva crescita con la quota di tutti coloro che avranno dai 65 anni in su, passando dal 17,1% del 2008 al 30,0% del 2060. Le persone con oltre 80 anni di età andranno, invece, dal 4,4% al 12,1% nel corso dello stesso periodo. La popolazione dell’Ue 27 diverrà la più anziana di tutto il periodo preso in esame, in particolare a causa della persistente bassa fertilità e ad un numero sempre maggiore di over 65. Questo processo d’invecchiamento è riferito a tutti gli Stati membri.

Nel mondo se si fa una sinossi tra la composizione per fasce d’età nel 2008 con le previsioni al 2030, viene rilevata una riduzione relativa delle nascite ed un aumento della percentuale degli anziani in rapporto alla popolazione globale. Secondo le stime, gli over 60 passeranno dai circa 765,4 milioni attuali ad oltre 1 miliardo e 400 milioni nel 2030, più che raddoppiando, in meno di un quarto di secolo. È inoltre possibile rilevare, comparando il 2008 con il 2030, come aumenterà l’incidenza relativa delle fasce d’età a partire dai 40-44 anni e come questa incidenza diventerà più consistente dopo i 55 anni sfiorando un +2% tra i 60 e i 64 anni. Per lo stesso lasso di tempo poi, il Rapporto prevede in particolare, una crescita della percentuale relativa degli ultra ottantenni (+1,2%).

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