Agricoltura verticale, avvenire dell’alimentazione urbana?

altNel Paignton Zoo Environmental Park nel Devon, in Inghilterra, l’azienda Valcent ha inaugurato il primo impianto europeo di agricoltura verticale idroponica, che consiste nel coltivare le piante in soluzioni ricche di elementi nutritivi piuttosto che nella terra, disponendole le une sulle altre all’interno di serre. Un sistema azionato da energia solare fa ruotare queste piattaforme ininterrottamente in modo da esporle sufficientemente all’aria e alla luce. A quanto pare, entro il 2050, la popolazione mondiale sorpasserà i 9 miliardi di abitanti, la lotta per i terreni coltivabili, dunque, sarà spietata. Ecco che oggi ci si rivolge all’agricoltura verticale, sia per motivi finanziari che ecologici, un sistema che può moltiplicare per 20 la produttività degli spazi agricoli attuali, ed implica un notevole risparmio d’acqua, di spese di trasporto e di costi di energia.

Il sistema della società Valcent, per produrre mezzo milione di insalata ogni anno, necessita della stessa quantità di energia di un computer che resta acceso per 10 ore al giorno. Il Paignton Zoo coltiva queste verdure per l’alimentazione degli animali, ma basterebbe ora utilizzare questo sistema anche per la produzione di alimenti per gli uomini, per sbarazzarsi dei trattori e di altre macchine agricole a carburante e per diminuire le distanze tra produttore, rivenditore e consumatore.

Oggi, l’agricoltura intensiva dipende totalmente dai combustibili fossili, che si parli di fertilizzanti a base di azoto o di attrezzature meccaniche per il trasporto o la refrigerazione, ecco perché l’agricoltura verticale idroponica, soprattutto se urbana, è molto interessante ai fini del risparmio energetico ed economico.