Cittadinanza, verso un percorso di riforma per la crescita e l’innovazione nelle città

Il percorso di riforma della legge sulla cittadinanza e l’impegno dell’Anci e delle amministrazioni locali sono stati i temi sui quali si è centrato il seminario organizzato dall’Anci “Riforma della cittadinanza: una priorità per i territori” che si è tenuto il 15 aprile a Roma. Hanno preso parte al dibattito esponenti del Parlamento, delle amministrazioni locali e del mondo dell’associazionismo che si sono confrontati sui passi da compiere verso la redazione di un testo unico delle proposte di modifica della legge sulla cittadinanza (legge del 5 febbraio 1992, n. 91). “La cittadinanza non è un punto di arrivo ma un punto di partenza. La cittadinanza va intesa come diritto e non come una concessione, è uno status acquisito perché si contribuisce allo sviluppo e alla crescita del paese” ha affermato Irma Melini presidente della Commissione Immigrazione e Politiche per l’Integrazione Anci in apertura del dibattito che ha posto in evidenza l’impegno dell’Associazione dei comuni nel dare concretezza ad un percorso avviato circa dieci anni fa. “Vogliamo andare avanti – conclude – con la forza degli ultimi arrivati perché è l’aspetto della cittadinanza intesa come diritto quello che ci interessa”.

 

Le nostre città stanno cambiando e il contributo dei giovani nati in Italia da genitori stranieri diventa fondamentale per l’innovazione e la crescita del paese “per questo – ne è convinto Matteo Biffoni, sindaco di Prato e delegato Anci all’immigrazione intervenuto all’incontro – bisogna dare effettività alla riforma per fare un passo avanti verso la modernità, verso lo ius soli”.

Il primo passo da compiere è quello di superare l’ius sanguinis e cominciare a guardare alla cittadinanza come alla condivisione di valori comuni e incentivo per favorire l’inclusione sociale e la partecipazione attiva alla vita del paese, come ricordato da Mario Savino professore associato di diritto amministrativo dell’Università della Tuscia che ha introdotto il dibattito.

La scelta dell’Italia verso l’ius sanguinis deriva dalla sua storia di emigrazione, “oggi non è più possibile concepire in questi termini la cittadinanza – prosegue Savino – come dimostra l’esperienza di molti altri paesi di civil law che si stanno indirizzando sempre di più verso scelte comuni ai paesi di common law”, ovvero verso l’ius soli dove la cittadinanza viene intesa come parte di un percorso di integrazione, di inclusione sociale. Impegno questo verso cui sembra andare l’azione parlamentare, come sottolineato da Francesco Paolo Sisto Presidente I Commissione Affari costituzionali della Camera dei deputati che ha posto in evidenza come la riforma della cittadinanza sia uno dei temi prioritari su cui la commissione sta lavorando per giungere alla redazione di un testo unico delle circa ventidue proposte di modifica della legge sulla cittadinanza pervenute.

Nel dettaglio, è stata l’onorevole Marilena Fabbri che ha illustrato i principali aspetti del testo unico evidenziando come il lavoro si sia concentrato soprattutto sulle proposte più organiche giunte che abbracciano diversi temi legati alla cittadinanza (dalla condizione delle seconde generazioni al tema della naturalizzazione).

In particolare si sta lavorando verso un percorso di riforma che punta, tra i diversi elementi considerati, ad introdurre lo ius culturae (ovvero riconoscere la cittadinanza a chi, nato in Italia da genitori stranieri, abbia frequentato le scuole italiane per almeno cinque anni) e a ridurre i tempi per il riconoscimento della cittadinanza verso un ius soli “temperato” rendendo anche più semplice l’iter per dimostrare la residenza sul territorio italiano. Nel corso dei lavori si è posto l’accento anche sulla necessità di risolvere il nodo della situazione in cui le seconde generazioni vengono a trovarsi al compimento del diciottesimo anno di età, spesso “stranieri in patria”.

L’incontro è proseguito con l’intervento di Filippo Miraglia vicepresidente nazionale Arci e Coordinatore della campagna “L’Italia sono anch’io” che ha focalizzato l’attenzione sul tema dei diritti e delle pari opportunità per tutti coloro i quali risiedono nel nostro paese e che contribuiscono alla crescita e allo sviluppo dei nostri territori. “Bisogna superare l’idea di etnicità legata alla visione di cittadinanza, dobbiamo dare l’opportunità a coloro i quali vivono nel nostro paese di sentirsi uguali” ha rimarcato Miraglia. In questa direzione un ruolo fondamentale viene svolto dalle amministrazioni locali, soprattutto da quelle amministrazioni che sul tema hanno già messo in piedi iniziative e strumenti verso un nuovo modo di guardare alla cittadinanza.

E’ il caso del comune di Genova illustrato dall’assessore alla legalità e diritti Elena Fiorini che ha discusso delle iniziative portate avanti dall’amministrazione locale. Nel 2004, ad esempio, con una modifica dello Statuto, il Comune ha riconosciuto l’estensione del diritto di elettorato attivo e passivo anche per i residenti stranieri mentre con una mozione è stata istituita una “cerimonia” nelle scuole con cui viene conferita la cittadinanza ai bambini stranieri. Passi significativi verso un cambio di rotta che mostra la sensibilità dei Comuni sul tema.

Quello del percorso di riforma della cittadinanza diventa, dunque, una delle priorità che investe le città italiane le quali si trovano a doversi confrontare con altre realtà europee, già nella direzione dello ius soli, per colmare lo scarto che esiste tra cittadinanza formale e cittadinanza sostanziale.