Ricorso giurisdizionale verso i valori Imu pubblicati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze
Il processo di attuazione della norma ha incontrato diversi ostacoli, il primo in riferimento all’Ici: per decisione del Ministero dell’Economia e delle Finanze non sono state ritenute utilizzabili le informazioni contenute nei conti consuntivi, che sono state riproporzionate al fine di arrivare al valore complessivo stimato a fine 2011 dall’Istat in 9 miliardi e 193 milioni. Il confronto tecnico ha portato alla revisione delle stime e dei relativi valori di fondo sperimentale di riequilibrio, fino alla pubblicazione del 15 ottobre che rivede completamente il valore dell’Ici che ora per molti non ha più corrispondenza con il valore da consuntivo. Poi, nonostante le revisioni intervenute, per molti Comuni resta elevata la quota del gettito IMU non direttamente derivabile dai versamenti intervenuti in acconto.
Per il 2012 il bilancio di previsione poteva essere deliberato entro il 31 ottobre: molti Comuni sono stati costretti a riportare i conti in consiglio comunale solo per compensare tali scostamenti. Molti altri enti, invece, non hanno gli spazi finanziari per rimediare agli effetti dei nuovi valori. Il principio dell’accertamento convenzionale (introdotto con il comma 12-bis) permette di sopportare valori dell’Imu considerati eccessivi, ma tale dispositivo è ininfluente nei casi di riduzione arbitraria del valore dell’Ici: le risorse vengono comunque tagliate senza poter contare su un valore dell’Imu più elevato, per quanto “convenzionale”. Inoltre, l’accertamento convenzionale non accompagnato da un dispositivo di allineamento con il gettito effettivo rischia di creare disuguaglianze e squilibri che dovranno essere comunque fronteggiati con ulteriori risorse.
Questa situazione è insostenibile da punto di vista finanziario ed istituzionale poiché rende critica la gestione dei bilanci, nell’anno che ha registrato il maggiore contributo finanziario richiesto ai Comuni per il risanamento del bilancio statale.
L’Anci, durante il confronto tecnico, ha manifestato in più occasioni forti perplessità in merito alla metodologia di calcolo delle stime e all’individuazione del dato Ici. A titolo indicativo, sotto il profilo dell’impatto quantitativo, le variazioni dell’Ici che non derivano da cambiamenti dei dati di consuntivo presi a riferimento riguardano oltre 500 Comuni, di cui 300 registrano rilevanti riduzioni delle risorse attese ( -12% e oltre), per l’effetto del combinato delle aliquote di gettito Imu di incerta acquisizione e delle stesse variazioni al ribasso intervenute sull’Ici.
Nel complesso, dunque, oltre 800 Comuni subiscono riduzioni tali da mettere a rischio la stabilità del bilancio, con riduzioni attese che in molti casi sono pari alla metà e oltre del gettito dell’Ici di riferimento.
Per questi motivi appare giustificato l’orientamento a proporre ricorsi in sede di giustizia amministrativa.
Il Comitato Direttivo Anci ha deliberato il 16 novembre scorso a Firenze di sostenere ed affiancare i Comuni che intendono procedere, tramite ricorso giurisdizionale, avverso i valori Imu ed Ici pubblicati in data 15 ottobre 2012 dal Ministero dell’economia e delle Finanze.
In particolare, il percorso seguito dal Ministero dell’Economia e delle Finanze comporta, per una quota rilevante dei comuni, un assetto finanziario insostenibile e presumibilmente derivante da problemi nelle quantificazioni delle diverse componenti, tra cui figurano:
– Cambiamenti nel calcolo dell’Ici 2010 dei singoli comuni senza che sia intervenuta alcuna innovazione nei documenti contabili di base.
– Inclusione nel valore dell’Imu comunale degli immobili di proprietà comunale non utilizzati per fini istituzionali e relativa riduzione delle risorse.
– Attribuzione di quote di gettito potenziale in eccesso realizzabili, secondo il Mef, in occasione del saldo di dicembre e non direttamente derivabili dai pagamenti in acconto (“pagamenti ritardati, regolarizzazioni catastali”).