I media e la nuova frontiera del giornalismo virtuale

altI media sono talmente presenti nella  vita dei giovani che per le nuove generazioni vengono usati diversi termini che vanno dalla mobile generation alla multitasking generation con riferimento alla tendenza all’uso contemporaneo di più media. Potremmo dire che il giovane di oggi ha una “dieta mediale” che si distribuisce nell’intero arco della giornata: esce la mattina e ascolta musica in cuffia con il proprio iPod, digita sul suo cellulare, a casa o in altri luoghi di studio e di lavoro usa internet, scarica l’ultima puntata di un programma che vedrà prima di andare a dormire. In buona sintesi è in una “bolla comunicativa” in cui le categorie spazio temporali si definiscono via via sulla base di una compresenza mediatica connessa con la raggiungibilità.

Nel 2003 nel III Rapporto Censis-Ucsi sulla Comunicazione in Italia è stata condotta una prima indagine sulle relazioni tra la popolazione giovane e i media nel nostro Paese. Molti elementi caratterizzanti il passaggio verso l’essere digitali cominciavano ad emergere distintamente ed ora a distanza di sette anni si può affermare che l’ingresso nel mondo digitale è per le giovani generazioni un passo ormai compiuto.

Tuttavia è interessante delineare i tratti di questo processo poiché la “digitalizzazione dei giovani ha i tipici tratti del cosiddetto “nomadismo” con l’utilizzo mirato dei diversi media utilizzati a seconda delle necessità ed in relazione alle loro possibili destinazioni di consumo. E se i new media (computer, cellulare, consolle videogiochi) sono presenti nei consumi dei giovani, in realtà anche gli old media (come televisione, radio, carta stampata) sono variamente presenti nei loro interessi. Il dato quantitativo rilevato dal rapporto Censis-Ucsi mette in evidenza questa gamma di preferenze e confrontando i dati del 2007 con quelli del 2003, ad esempio, solo l’utilizzo di internet ha compiuto un balzo in avanti e non tanto nell’uso complessivo, ossia la connessione di una volta alla settimana (passata dal 2003 al 2007 dal 61% all’83%), quanto a quello abituale (nel 2003 si attestava al 39,8%, mentre nel 2007 è giunto al 73%).
Nel rapporto Censis-Ucsi uscito a fine 2009 vediamo che gli utenti della televisione arrivano a quota 97,8% della popolazione, il cellulare sale all’85%, la radio all’81,2% i giornali al 64,2%, i libri al 56,5%, internet al 47%. La ricerca rileva l’espansione dei media gratuiti e la sostanziale battuta d’arresto di quelli a pagamento, fatta eccezione che per la tv digitale.

E se andiamo a guardare cosa succede negli altri Paesi vediamo che ad Hong Kong e a Taiwan il giornalismo virtuale è l’ultima frontiera dell’informazione. Una nuova proposta per contrastare il disinteresse dimostrato nei confronti dell’informazione tradizionale da molti cittadini ed in particolare dalla fascia più giovane della popolazione. Attualità, cronaca e politica vengono così affidate ad attori che recitano gli eventi descritti come se fossero una fiction. Mark Simon, direttore del progetto, dice: “L’animazione è uno strumento multimediale che permette di raccontare una storia. La gente non ha tempo. Chi riuscirà a dare informazioni nel minor tempo possibile e ad ottenere la fiducia del pubblico conquisterà il mercato. E l’animazione va in questa direzione”.

Ma attenzione a demarcare sempre i confini della realtà da quelli dell’irrealtà anche se sono fatti veri quelli che vengono messi in scena per indicizzare un maggiore gradimento del pubblico.

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