Città e ciclabilità: Amsterdam la realtà urbana migliore per muoversi in bici

altLo studio “Bici in città – numeri e buone pratiche sulla ciclabilità urbana in Italia” realizzato nel marzo 2012 da Fiab, Legambiente e CittàinBici, evidenzia come nel nostro Paese siano molti i chilometri di piste ciclabili, i servizi di bike sharing e i parcheggi dedicati alle biciclette, ma non ancora abbastanza per poter dire che le nostre città siano realmente ciclabili. L’indagine del 2012 ha assegnato il giudizio migliore a Bolzano e Venezia-Mestre, che mantengono la mobilità “non sostenibile” al di sotto del 50%. In città come Ferrara, Piacenza, Rimini, Prato, Parma e Reggio Emilia, che pure hanno buone percentuali di spostamenti in bici, la pedonalità e il Tpl sono tuttavia ancora deboli rispetto all’utilizzo che i cittadini fanno di auto e motocicli. Più in generale vediamo come L’Italia disponga di 3.297,2 chilometri di piste ciclabili urbane, l’equivalente di 3 città europee (Stoccolma, Hannover e Helsinki). Un terzo dei capoluoghi italiani non ha o ha solo piccoli segmenti di percorsi ciclabili, ed anche l’intermodalità è ancora lontana da una piena ottimizzazione visto che solo 4 città su 104 prevedono una o più linee di trasporto pubblico locale in cui sia consentito portare biciclette.

Tra le grandi città, nel rapporto “Bici in città – numeri e buone pratiche sulla ciclabilità urbana in Italia” vengono messi in evidenza i 15.000 cicloparcheggi di Milano, la bicistazione di Parma da 3.400 posti, quella di Padova da 900 posti ed una nota di encomio raggiunge Reggio Emilia con 175 chilometri di rete ciclabile e 56 chilometri di zone 30. La cosa certa è che la sensibilità nei confronti della mobilità ciclabile sta crescendo un po’ ovunque. In molte città del Nordeuropa gli abitanti usano la bicicletta per i propri spostamenti quotidiani. Ma Qual è tra le città di tutto il mondo la migliore per muoversi in bici? Secondo il sito The Active Times, la migliore città per i ciclisti è Amsterdam, dove la metà degli abitanti utilizza il mezzo a pedali almeno una volta al giorno. Nella capitale olandese i chilometri di pista ciclabile raggiungono quasi i 500 chilometri, poiché le politiche a favore dei ciclisti sono state avviate già negli anni Sessanta. Nei Paesi Bassi le aree di parcheggio delle auto separano quasi sempre la pista ciclabile dalla strada, tanto da creare una barriera tra il traffico e gli stessi ciclisti. A Copenaghen, dove l’amministrazione municipale sta implementando le piste ciclabili già esistenti, i semafori per i ciclisti si attivano un poco prima di quelli per le auto, così le biciclette che attraversano la strada sono più visibili. Il 32 per cento degli abitanti di Copenaghen va al lavoro in bicicletta. I ciclisti percorrono in tutto 600 mila chilometri ogni giorno ed hanno una segnaletica dedicata appositamente a loro. Ci sono perfino dei poggiapiedi per i ciclisti fermi agli incroci. La spesa per le infrastrutture utili alle biciclette è di 10-20 milioni di euro all’anno.

Alcune città olandesi ed europee già da qualche anno stanno attivando i principi di Hans Mondermann, un ingegnere dei trasporti olandese che sosteneva la necessità di inserire nelle arterie principali della città elementi che ricordino un cortile, per portare coloro che sono alla guida ad essere più prudenti. Sempre nei Paesi Bassi, nel 1976, è nata l’idea del woonerf, una strada con ampi marciapiedi e cartelli segnaletici molto grandi, dossi, attraversamenti pedonali rialzati, rotatorie. Nei woonerf pedoni e ciclisti hanno la precedenza e le auto devono rispettare limiti di velocità molto rigidi. Questa idea è stata adottata anche in Francia, Regno Unito, Germania, in alcune località italiane e ne stanno costruendo una a Toronto. Ed una campagna del 2011 realizzata dal dipartimento della Salute pubblica di Copenaghen ricordava che in Danimarca si è più sicuri sulla propria bicicletta che sul divano di casa. A Berlino più di 400 mila abitanti percorrono ogni giorno 620 chilometri di piste ciclabili per andare al lavoro e il governo investe ogni anno 3 milioni di euro per la mobilità su due ruote. A Barcellona il rischio d’incidenti per i ciclisti si è ridotto allo 0,005 per cento. La città spagnola ha un “ring-verde” di cento chilometri pensato solo per le biciclette, un efficiente programma di bike sharing, bicing e percorsi dedicati ai turisti. Barcellona ha, inoltre, installato su una delle sue vie principali un “contabici” che segna quante ne passano quotidianamente e quanto manca per raggiungere il numero di tragitti a pedali fissato dall’amministrazione cittadina per quell’anno.
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