Rapporto Nimby, on-line il contributo di Cittalia

altIn occasione della presentazione dell’ottavo rapporto del Nimby Forum realizzato da Aris-Agenzia di ricerche informazione e società in collaborazione con Cittalia e Anci pubblichiamo il contributo di Cittalia dal titolo: “Da sindrome Nimby a Smart citizens: verso una nuova generazione di politiche pubbliche?”.

“Con l’edizione 2013 del suo rapporto, si conferma il merito di Nimby Forum nel gettare luce su un fenomeno sempre più rilevante nell’arena politica nazionale: i cittadini riprendono la parola e reclamano un ruolo nella definizione delle politiche pubbliche. La continuità della rilevazione svolta nel corso del tempo mostra come i casi di contestazioni di progetti infrastrutturali si siano moltiplicati esponenzialmente nel corso dell’ultimo decennio, passando dai 190 casi del 2004 ai 382 casi del 2013.

Si tratta di uno scenario che da una parte conferma una condizione di inefficienza nella programmazione e nell’implementazione delle politiche infrastrutturali ampiamente documentata nel contesto italiano. Un’inefficienza che ha dimostrato di portare in sé il rischio di forme di conflittualità che spesso, lungi dal determinare un mutamento nelle politiche pubbliche, ne determinano piuttosto ritardi e incremento dei costi. Dall’altra parte, tuttavia, il mosaico di mobilitazioni rappresentato nel rapporto mette in luce potenzialità che vale la pena di evidenziare.

A dieci anni dall’approvazione della cosiddetta “legge obiettivo”, e nel pieno di una crisi economico-finanziaria che evidenzia i limiti di un paradigma di policy basato sulla crescita quantitativa dei consumi energetici, della produzione di rifiuti e della domanda di mobilità, emerge l’esigenza di una revisione critica degli stessi principi di fondo che hanno fin qui guidato il rapporto tra le politiche pubbliche e il territorio. È stato evidenziato come sempre di più “progetti e politiche infrastrutturali si riposizionano, rispetto alle visioni del territorio che privilegiano l’attraversamento (…), verso visioni integrate delle infrastrutture come servizio alla fruizione dei sistemi locali territoriali (integrazione dei sistemi infrastrutturali, sviluppo della mobilità dolce, recupero della viabilità storica su ferro e gomma, sviluppo della fruizione capillare delle peculiarità dei beni territoriali e dei passaggi locali)” .

Le opportunità derivanti dall’analisi delle mobilitazioni che si attivano attorno alla realizzazione di impianti e infrastrutture attengono quindi proprio alla possibilità di coglierle come indicatore dell’esigenza di un’innovazione radicale nelle politiche pubbliche, che sostituisca al paradigma della crescita quantitativa un approccio integrato e place based alle politiche del territorio. Una nuova generazione di politiche pubbliche era quella già proposta da ANCI nel 2006, basata su un piano delle infrastrutture che partisse “dalle esigenze e dalle progettazioni avviate in sede locale “e le racchiudesse “in un piano nazionale di intervento condiviso con i territori” . In questa direzione sembra muovere il ruolo che sono tornate recentemente a occupare nell’agenda del Governo Nazionale le politiche urbane, in particolare con l’attivazione del Piano Città e del bando MIUR relativo ai progetti Smart Cities.

Il rapporto EfficienCITIES, redatto nel 2012 da Cittalia e Siemens su un campione di 54 capoluoghi di provincia, mostra come tra le città si vada diffondendo un’attenzione sempre maggiore verso la limitazione dei consumi energetici, della produzione di rifiuti e della mobilità privata. Ne consegue un mutamento del fabbisogno infrastrutturale, sempre più legato all’uso razionale delle risorse e sempre meno all’incremento della produzione e del consumo di esse.

Si prenda il campo dell’energia. Le conflittualità derivanti dall’allocazione di impianti possono essere colte come occasione per una radicale innovazione nelle politiche energetiche. In questo quadro le città sono senza dubbio all’avanguardia. In primo luogo sul versante del consumo. Nell’ambito della ricerca Cittalia ha identificato clusters di città che si caratterizzano per una attenzione particolare posta su specifiche tematiche. Sono state definite “città dell’energia” quelle i cui indicatori mostrano “un’estrema vivacità nel settore dell’energia rinnovabile”, che si dotano di un Piano Energetico, e che sempre più numerose aderiscono alla Covenant of Mayors. Tra queste si evidenzia come un posto rilevante sia occupato da città del sud quali Lecce, Taranto e Siracusa. Ma anche sul versante della produzione segnali di innovazione giungono dai più avanzati contesti urbani. Trento, ad esempio, risulta essere la prima città per pannelli solari fotovoltaici installati su edifici privati, e la terza su quelli pubblici. Non solo, la città ha avviato la sperimentazione della produzione di energia geotermica tramite pompe di calore e quella della microgenerazione del combustibile in casa.

La logica Smart permea in misura crescente anche le misure adottate dalle città in materia di trattamento dei rifiuti urbani. È un dato assolutamente rilevante poiché, come sottolineato nel rapporto Nimby Forum, è questo l’ambito su cui più di altri si attivano contestazioni attorno a impianti e infrastrutture. Il problema della gestione dei rifiuti nelle aree metropolitane è maggiore rispetto alle aree meno urbanizzate, non solo in termini assoluti. Il rapporto APAT del 2012 mostra come i comuni con popolazione superiore ai 200 mila abitanti presentino una produzione di rifiuti superiore alla media nazionale. L’elevata produzione di rifiuti, come noto, pone problemi di governo relativi allo smaltimento, i quali superano i confini del comune che li produce e interessano aree ad esso contigue. Le rilevazioni condotte sulle buone pratiche in Italia e in Europa mostrano una diffusione di soluzioni più sperimentate come la raccolta porta a porta, o maggiormente innovative come l’introduzione di cassonetti intelligenti in grado di compattare i rifiuti grazie all’energia solare. Ancora la ricerca EfficienCITIES condotta da Cittalia e Siemens riporta le schede di città intelligenti che hanno saputo dare soluzioni a conflitti relativi alla gestione dei rifiuti. Nel caso di Reggio Emilia, ad esempio, tutta la popolazione è servita dalla raccolta differenziata e questo ha consentito di spegnere l’inceneritore.

Si prenda in esame, in ultimo, il settore di policy relativo alla mobilità, anch’esso interessato da rilevanti conflitti prevalentemente localizzati nelle grandi aree urbane. Emergono in questo contesto soluzioni innovative. La città di Venezia, ad esempio, si è distinta per l’enfasi posta sull’obiettivo della riduzione della mobilità privata, attivando “strumenti di pianificazione che prevedono strategie e azioni sinergiche sul sistema infrastrutturale attraverso l’elaborazione di un Piano Urbano della Mobilità, l’attivazione di un sistema di infomobilità sul territorio comunale e grazie alla partecipazione ai progetti europei CIVITAS”.

Nell’ambito della stessa ricerca è stata condotta un’analisi sui Piani Triennali delle Opere Pubbliche su un campione comuni, che ha evidenziato come 46% dell’insieme delle risorse preventivate sia destinato a interventi per la mobilità urbana. Seguono gli interventi finalizzati alla riqualificazione urbana e all’efficienza energetica degli edifici. Investimenti rilevanti sono quelli destinati alla messa in efficienza del ciclo dell’acqua, con interventi per potenziare la rete idrica e provvedere alla sua manutenzione. Emerge insomma l’immagine di un Paese il cui fabbisogno infrastrutturale è un mosaico composto da una pluralità di interventi volti a incrementare la qualità e l’efficienza della produzione e dell’accesso ai servizi. Ne sono una conferma i 457 progetti presentati all’ANCI da Comuni singoli e associati per concorrere all’assegnazione delle (ancora scarse) risorse messe in campo dal Piano Città, e i 28 che sono stati selezionati. A questi si aggiungano ulteriori 24 progetti esclusivamente finalizzati alla bonifica ambientale e all’efficientamento energetico delle aree urbane, che saranno finanziati dal Ministero dell’Ambiente. Un passo vero l’innovazione delle politiche infrastrutturali nella direzione di politiche intelligenti e legate al territorio è quello recentemente compiuto con l’introduzione della questione urbana nell’agenda politica nazionale. La costituzione del Gruppo Interparlamentare per le Politiche Urbane e l’istituzione del Comitato Interministeriale per le Politiche Urbane segnano una netta discontinuità con il passato: si prende atto dell’assenza di una politica urbana del governo nazionale in Italia e dell’esigenza di porvi rimedio.

L’opportunità da cogliere dunque è quella di attingere ai saperi e alle competenze di cui sono portatori i cittadini attori di mobilitazioni territoriali per ingenerare processi di apprendimento nella produzione di politiche pubbliche. Molto si è detto sulla rilevanza in questo quadro degli strumenti e delle tecniche di partecipazione a disposizione delle istituzioni, locali e non. Processi partecipativi che devono essere attuati a monte della formulazione della politica e mettendo in campo tutte le informazioni relative ad essa, praticando il principio dell’open data e adottando strumenti già sperimentati in contesti diversi: dal Debat Public francese alle Consultations sulle politiche infrastrutturali in Gran Bretagna. È importante in questo quadro sottolineare come sia cruciale che i decisori siano disposti ad accettare come fisiologica la conflittualità che è insita nei processi decisionali.

In questo contesto, Cittalia ha osservato come “in terra di partecipazione, la cassetta degli attrezzi a disposizione è ormai teoricamente ricchissima; ma, nella pratica, troppo spesso ci si è concentrati sulle tecniche e sui processi, perdendo di vista i risultati che questi avrebbero dovuto raggiungere. La questione vera (…) mette in discussione i fondamenti della nostra democrazia e riguarda la capacità che avranno le elites locali (o i cittadini per loro) di definire un nuovo sistema di regole che, dopo avere garantito la corretta rilevanza alle fasi di ascolto, porti all’implementazione delle decisioni, attraverso la concreta cessione di potere dai pochi ai molti” . A queste condizioni è possibile guardare ai protagonisti delle mobilitazioni come a Smart Citizens, senza i quali non è data Smart City. L’innovazione e il ricorso alle tecniche partecipative non rappresentano di certo, da sole, una soluzione alle contestazioni che si attivano attorno a impianti e infrastrutture. Il conflitto è un elemento costitutivo delle società, e il rapporto Nimby Forum continuerà a darne conto. La sfida dunque non è tanto quella di porre fine ad esso quanto piuttosto quella di coglierne al contempo rischi e opportunità, e di farne uno strumento di continuo apprendimento.”

 

Rapporto Nimby, on-line il contributo di Cittalia

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