Aree metropolitane – ANCI: “Italia in ritardo su UE e USA, per colmare gap vanno superate le dimensioni cittadine”

altIl tema è stato discusso in un convegno internazionale dal titolo “Regimi e forme di finanziamento delle aree metropolitane nel diritto comparato” organizzato da Cittalia e IFEL lo scorso 5 febbraio a Roma presso la Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini” – Sala degli Atti Parlamentari.

Rispetto alle altre aree metropolitane, le quattro maggiori città italiane si caratterizzano ancora per dimensioni piuttosto limitate. Secondo dati OCSE, Roma, Milano, Napoli e Torino, hanno una popolazione residente ben inferiore non solo a quella delle metropoli americane, ma anche a quella delle principali città europee. Tuttavia, la situazione cambia se si fa riferimento all’intera area metropolitana (ad esempio il territorio provinciale): in questo caso Roma e Milano (entrambe con una popolazione di circa 3,7milioni di abitanti) sono alla pari con altre realtà metropolitane, come  Bruxelles e Boston. Lo mette in evidenza l’ANCI che ha organizzato insieme a Cittalia  ed IFEL il convegno svoltosi al Senato, per confrontare e i regimi e le forme di finanziamento delle aree metropolitane in Italia, Spagna, Portogallo, Germania, Gran Bretagna Francia e Stati Uniti. Se si supera la dimensione cittadina – sottolineano Cittalia e IFEL – anche il PIL pro capite delle metropoli italiane, con l’unica eccezione di Napoli, è in linea con quello delle altre capitali europee: Milano (36mila US$), Roma  (33mila US$) e Torino (32mila US$) hanno valori in linea con le principali capitali dell’UE (Parigi, Bruxelles e Madrid).
Dal convegno è venuta la conferma che le città e le aree metropolitane sono i nodi delle reti globali di relazione di tipo economico, sociale e culturale. Ma a fronte di questa realtà, nel nostro Paese non c’è un adeguato grado di consapevolezza della portata di questi fenomeni.

Ad esempio la più grande città italiana, Roma, con 2,5 milioni di abitanti è ben lontana dai valori di New York (nella cui area metropolitana risiedono poco meno di 19milioni di abitanti), ma anche di Parigi, Londra e Berlino (rispettivamente, 11,2, 7,4 e 6milioni di abitanti) o di Atene, Bruxelles e Lisbona. Una situazione che muta se si considera, invece, anche la popolazione delle aree metropolitane di Roma, Milano, Napoli e Torino, in pratica  l’intera popolazione delle rispettive provincie. 
“È dalle città che l’Europa si attende il maggior contributo allo sviluppo socioeconomico”, gli ha fatto eco Leonardo Domenici, Presidente Fondazione Cittalia e deputato europeo. “Per questo motivo – ha rilevato l’ex presidente di ANCI- risulta essenziale che anche il nostro Paese si comporti di conseguenza attraverso assetti istituzionali adeguati e politiche urbane all’altezza delle sfide che abbiamo di fronte”.
Da parte sua il Segretario generale ANCI Angelo Rughetti, si è soffermato sul quadro normativo attuale, caratterizzato dal riconoscimento costituzionale delle Città metropolitane e dalle norme contenute nella legge delega per l’attuazione del federalismo fiscale. “Pur con i limiti di una disciplina transitoria – ha spiegato Rughetti – si tratta di norme che finalmente danno l’opportunità di sperimentare nel nostro Paese una forma differenziata di governo locale e di introdurre un regime di finanziamento specifico per le aree metropolitane. “È un occasione che deve essere colta nell’interesse dei cittadini e dell’intero Paese”, ha ribadito.
Per il segretario generale di Cittalia, Pierciro Galeone “è essenziale allargare i confini amministrativi alle intere aree metropolitane ed ampliare il grado di autonomia anche finanziaria dei governi metropolitani.”L’Italia non può permettersi di rimanere priva di metropoli all’altezza di quelle europee e nordamericane: è questo uno dei terreni sui quali si giocheranno le sfide dei prossimi decenni”, ha osservato.
Infine, il Presidente IFEL Giuseppe Franco Ferrari ha ricordato come “nel mondo occidentale le aree metropolitane hanno acquisito una disciplina differenziata, mentre l’Italia è uno dei pochi paesi dove la disciplina è omogenea, caratterizzata da piccole realtà”. Per questo motivo “alla vigilia del “Federalismo Fiscale” si impone l’esigenza di verificare se vi siano delle possibilità di apprendere dalle esperienze d’eccellenza  comparata che provengono dall’estero”.

Nei prossimi giorni pubblicheremo i primi atti del convegno e i contributi video degli interventi dei relatori.