In che modo Italia, Regno Unito e Portogallo contrastano la tratta degli esseri umani

Sono circa 140mila le vittime di tratta giunte illegalmente in Europa attraverso le rotte del Mediterraneo, dei Balcani, dei paesi dell’Est e della Turchia secondo l’UNODC (2010) mentre, secondo le ultime statistiche europee disponibili, sono oltre 9.500 le vittime di tratta accertate, di cui il 15 percento è rappresentato da minori. Numeri che dimostrano come il fenomeno della tratta degli esseri umani sia sempre più connesso con quello dei richiedenti asilo e rifugiati che rischiano, una volta giunti in Europa, di finire nelle reti dello sfruttamento non solo sessuale, ma anche del lavoro forzato, dell’economia sommersa e dell’accattonaggio.

Di questi temi e della necessità di porre al centro dell’agenda europea la questione della tratta, si discuterà nel corso del convegno “Protezione internazionale e tratta degli esseri umani: nuove strategie per una migliore identificazione e assistenza alle vittime” nell’ambito del progetto europeo No Tratta, in programma il 19 gennaio a Roma alle ore 10 presso il Palazzo Santa Chiara (piazza Santa Chiara, 14).
Nei paesi dell’Unione europea la domanda di protezione internazionale e quella di protezione sociale in caso di vittime di tratta, riguardano ancora due sistemi di protezione per lo più differenti e caratterizzati da procedure di identificazione e processi di integrazione distinti fra loro, come emerge dal rapporto Cittalia “Vittime di tratta e richiedenti/titolari di protezione internazionale”. In Europa e in Italia si stanno facendo piccoli passi in avanti verso politiche di contrasto dello sfruttamento e della tratta degli esseri umani attraverso soprattutto l’istituzione di osservatori nazionali sul fenomeno e sportelli pubblici che offrono protezione e percorsi di reinserimento delle persone vittime di tratta. In particolare significativi sono i casi che riguardano la città di Venezia, le esperienze di coinvolgimento di studenti in campagne di comunicazione in Gran Bretagna e l’osservatorio sulla tratta del governo portoghese.

Il caso di Venezia – L’amministrazione locale ha dato il via ad un “Servizio di promozione inclusione sociale – Protezione sociale e umanitaria che, sul sito del Comune, viene definito come: “un servizio di presa in carico di persone italiane e straniere vittime dei reati di tratta e riduzione in stato di schiavitù e servitù (art. 600 e art. 601 del Codice Penale)”. Si tratta di uno sportello pubblico di pronto intervento di assistenza legale e abitativa, che prevede progetti e percorsi di reinserimento individuale per garantire il raggiungimento della piena autonomia e integrazione sociale della persona presa in carico.

Il Comune ha attivato al suo interno un’Unità di crisi e valutazione composta da educatori e mediatori linguistico – culturali che valutano, attraverso colloqui individuali, la sussistenza o meno delle condizioni di tratta. Nel caso in cui venga riscontrata tale condizione e accertata la disponibilità della persona a collaborare con la giustizia, viene predisposto un Programma di assistenza individualizzato della durata di tre mesi prorogabile al massimo di altri tre secondo l’art.13 della L.228/03 (legge 11/8). Il programma prevede “l’inserimento in pronta accoglienza in una struttura protetta nel territorio più idoneo, denominata ‘punto di fuga’ (per un periodo indicativo di cinque giorni), l’accompagnamento nell’iter giudiziario, l’assistenza sanitaria e l’insegnamento della lingua italiana”. Una volta concluso il programma di assistenza possono essere attivati programmi di assistenza ed integrazione sociale secondo l’art.18 della L.286/98 oppure prevedere il rientro in patria volontario e assistito. Una vera e propria best practice da replicare non solo a livello nazionale ma anche a livello europeo quella dell’amministrazione veneta che gestisce inoltre il numero verde nazionale contro la tratta (800 290 290), attivo 24 ore su 24, gratuito e anonimo.

L’esperienza del Regno unito – Il Regno Unito, come emerge dalla ricerca condotta da Cittalia, è uno dei maggiori paesi di destinazione per donne, uomini e minori trafficati soprattutto a scopo di sfruttamento sessuale e lavorativo. Secondo UK Human traffiking Centre, in riferimento al 2011, il numero di potenziali vittime è stato pari a 2.077, l’anno successivo, invece, il numero delle sole vittime rinviate al National refferal mechanism ha raggiunto le 1.186 unità.

In tale contesto, in particolare, le iniziative promosse a livello locale nelle città britanniche riguardano soprattutto il coinvolgimento delle scuole e degli studenti grazie ad una solida esperienza dell’associazionismo locale. Un caso su tutti è quello di Bristol, dove un gruppo di studenti ha realizzato un breve film dal titolo “Unseen” (che vanta anche una pagina Facebook) sul tema della tratta degli esseri umani vincitore del Royal Television Society Student Drama award 2014. Mentre un gruppo di studenti della St Anne’s Catholic High School su iniziativa della città di Enfield, ha realizzato uno speciale dal titolo “Modern slavery” per il magazine Exposure che analizza, dal punto di vista dei giovani, le nuove forme di schiavitù attraverso interviste, poesie, commenti e reportage.

Nel 2009, inoltre, il Regno Unito ha istituito il National Refferal Mechanism con l’obiettivo di identificare, proteggere e garantire un supporto alle vittime di tratta e monitorare il fenomeno. Le persone identificate come vittime di tratta possono così ottenere il leave to remain, un permesso di soggiorno temporaneo in presenza di particolari condizioni come l’aver collaborato ad attività investigative contro i trafficanti. Mentre di recente il governo britannico ha lanciato una serie di nuove misure che riguardano soprattutto il contrasto dello sfruttamento lavorativo.

Il caso del Portogallo – Iniziative di prevenzione, informazione e protezione delle vittime di tratta sono le attività al centro dell’Osservatorio sulla tratta di esseri umani (OTSH) istituito con il decreto legge n.229/2008 dal governo portoghese. L’Osservatorio nasce nell’ambito del Piano nazionale contro la tratta degli esseri umani la cui mission, come si legge sul sito, è quella di “to produce, collect, analyse and disseminate information and knowledge about the trafficking in human beings phenomenon and other forms of gender violence”.
Nel 2013, il Portogallo ha adottato il suo terzo piano d’azione per prevenire e combattere la tratta degli esseri umani (2014-2017). Il Piano, che si inserisce all’interno del quadro di impegni presi a livello nazionale ed internazione, prevede 53 misure e si concentra su cinque principali aree strategiche: prevenzione e sensibilizzazione, riconoscimento e investigazione, istruzione e formazione, protezione e intervento e investigazione criminale e cooperazione. Nel 2008 è stato invece nominato un National rapporteur che esercita anche le funzioni di coordinatore nazionale con funzioni di monitoraggio dello stato di attuazione del piano nazionale e di promozione di reti territoriali per favorire iniziative di contrasto della tratta. Le attività e i compiti del coordinatore nazionale sono inquadrati all’interno della Commissione per la cittadinanza e l’uguaglianza di genere supportata da una commissione tecnica, che coinvolge di volta in volta i vari ministeri competenti.

DIVULGA-SE… “Future trends in human trafficking in Europe”.Disponível em http://trace-project.eu/wp-content/uploads/2016/01/TRACE_D6.2_Future-trends-in-human-trafficking-in-Europe_FINAL.pdf

Posted by OTSH – Observatory on Trafficking in Human Beings on Wednesday, 6 January 2016

Per combattere efficacemente ogni forma di tratta e sfruttamento diventa necessario, dunque, come emerge da questa breve rassegna, puntare sulla collaborazione tra i diversi attori del territorio e su forme di governance multilivello in grado di ripensare le politiche pubbliche all’interno di un quadro normativo nazionale ed europeo unitario.

Forme di sfruttamento

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angela Gallo
Twitter @AngelaGallo1

 

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