Inclusione sociale e integrazione, si celebra l’8 aprile l’International Roma Day

Immagine tratta da amitie-community.eu

Azzurro in alto e verde in basso. Cielo e terra, due strisce, a comporre un orizzonte. Al centro una ruota rossa, a sedici raggi, un cakra in sanscrito. E‘ la bandiera internazionale rom, una popolazione il cui nomadismo iniziò proprio dall’India del nord, già prima del 400 dc. Erano artisti, artigiani. Questa loro bandiera, che nasce nel 1933 dall’Unione generale dei Rom di Romania, fu approvata dal primo Congresso mondiale Rom, che stabilì la denominazione ufficiale “Rom” (“uomo” o “popolo di uomini”).

L’incontro si svolse dal 7 al 12 aprile 1971 a Chelsfield, un sobborgo a sud di Londra, oggi nella Greater London. Nel 1990, il quarto congresso di Serock, quaranta chilometri a nord di Varsavia, decise che l’8 aprile sarebbe divenuto International Romani Day, la Giornata internazionale dei Rom, Sinti e Caminanti.

In quel congresso d’aprile del 1971 fu scelto anche l’inno, “Gelem Gelem” (Camminando Camminando), un brano composto nel 1969 da Zarko Jovanovic, un musicista rom nato nel 1925 in un sobborgo di Belgrado. Il giovane si unì poi ai partigiani iugoslavi e verrà nominato, trenta anni dopo, ministro della cultura rom nel secondo congresso del 1978 di Ginevra. E’ un inno che ricorda il Porajmos ( “grande divoramento” o “devastazione”), il genocidio nei campi di concentramento nazisti che uccise 500.000 rom e sinti, l’altra popolazione di lingua romanì cui è dedicata la giornata dell’8 aprile. “Avevo una famiglia numerosa, me l’hanno sterminata quelli della legione nera. Tutti sgozzati, uomini e donne, in mezzo a loro c’erano piccoli bambini. Aprimi Padre celeste le nere porte che io possa rivedere la mia famiglia. Un’altra volta andrò per le strade e andrò girando con i Rom felici.” Dicono cosi i versi dell’inno di questa popolazione che vive principalmente in Europa e che solamente nel 1971, appunto, si riunì nell’Unione Internazionale Rom (riconosciuta dall’ONU nel 1979) per veder riconosciuta la sua identità e la sua cultura di popolo senza stato e territorio, ma abitante dei diversi paesi europei.

La loro storia è stata storia di esclusione, di discriminazione, di persecuzione razzista, fin dal IX secolo, quando giunsero in Europa dal medio oriente (i sinti vi arrivarono tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo; i caminanti, giunsero in Sicilia nel XIV).

E in occasione della ricorrenza odierna, il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans e le commissarie Marianne Thyssen, Vĕra Jourová e Corina Creţu, ricordano come “L’esclusione, la disuguaglianza e la discriminazione che molti Rom continuano a incontrare sono in netto contrasto con i valori fondamentali dell’Unione. I Rom non godono delle stesse condizioni di accesso all’occupazione, all’istruzione, all’alloggio e all’assistenza sanitaria. Gli sgomberi forzati dei Rom continuano a destare preoccupazione. I bambini rom spesso non hanno accesso a un’istruzione della stessa qualità degli altri bambini, alimentando il circolo vizioso della povertà.”

Ricordano poi, tra le altre azioni relative alla coesione sociale e alle raccomandazioni del Consiglio, che “la strategia “Europa 2020” considera prioritarie quelle misure che favoriscano l’inclusione socioeconomica della popolazione rom e prevengano la discriminazione. In tale contesto, con il motto “Per i Rom, con i Rom” la Commissione sta svolgendo attività di comunicazione mirate a contrastare la discriminazione e gli stereotipi contro la popolazione rom”. E concludono ricordando a tutti i cittadini dell’UE che “I Rom sono parte integrante della nostra Unione.”

Giuseppe M. Galeone

@GiusGaleone