Italiani non italiani

La crescita esponenziale dei minori stranieri, avvenuta in Italia nel corso dell’ultimo decennio, è tra gli indici più significativi dell’evoluzione del fenomeno migratorio nel nostro paese. In specifico, essa segnala l’avvenuto passaggio dall’«immigrazione per lavoro e temporanea», che comprende i progetti migratori anche provvisori di individui soli, ad una «immigrazione permanente e di popolamento» basata su insediamenti durevoli.

Nonostante l’attenzione della sfera politico-mediatica italiana sia ancora fortemente concentrata sugli arrivi di nuovi immigrati e sul contrasto all’immigrazione irregolare, molte comunità (tra cui quelle marocchina, albanese, cinese e più recentemente quella rumena, per citare solo le più influenti numericamente) hanno raggiunto uno stadio avanzato del ciclo dell’immigrazione, quello appunto della «seconda generazione». Un fatto di cui l’istituzione nazionale più consapevole è stata sicuramente la scuola che ha giocato finora il ruolo di un isolato avamposto.
Se le seconde generazioni rappresentano, quindi, un punto di svolta nell’insediamento delle comunità immigrate nel paese ricevente, lo studio di questo «processo di stabilizzazione» – che ha già una lunga tradizione in paesi quali l’Inghilterra, la Francia, la Germania, ma soprattutto gli Stati Uniti – individua nei processi di inserimento e di integrazione dei «figli della prima generazione di immigrati» un punto di osservazione strategico per misurare la riuscita del processo migratorio e prevedere le trasformazioni che le comunità immigrate esprimeranno nel lungo periodo.
Lo specchio di questo fenomeno è il peso della presenza dei minori e giovani di origine straniera all’interno della società italiana, i quali rappresentano oggi quasi il 10% dei minori residenti e l’8,4% della popolazione scolastica. Di questi studenti con cittadinanza non italiana in media il 44% è nato in Italia, ma superano l’80% nelle scuole dell’infanzia.
Le regioni nelle quali più evidente risulta il fenomeno degli stranieri nati in Italia sono quelle del centro nord. In particolare nel Veneto l’87% degli bambini stranieri frequentanti la scuola dell’infanzia è nato in Italia; a seguire le Marche, la Lombardia e l’Emilia-Romagna. All’opposto le regioni nelle quali il fenomeno è meno evidente sono il Molise (49,1% dei bambini stranieri frequentanti la scuola d’infanzia è nato in Italia) e la Calabria (51,6%).

Per approfondimenti: