Per una città sicura. Dalle ordinanze agli strumenti di pianificazione e regolamentazione della convivenza cittadina
La ricerca mette in luce il progressivo cambio di funzione di uno strumento che ha raggiunto il suo apice di utilizzo nel 2007-2008 prima che la sentenza 115 del 2011 della Corte Costituzionale ne decretasse l’illegittimità d’uso in casi non urgenti o straordinari. Nell’ultimo biennio si è registrata una costante diminuzione del numero di ordinanze emesse per contrastare fenomeni di degrado e insicurezza urbana mentre circa il 30 per cento dei provvedimenti emessi ha riguardato la vendita (17 per cento) e il consumo (12 per cento) di bevande e alimenti.
Lo strumento delle ordinanze si è mostrato inadatto nel risolvere i problemi alla radice ma piuttosto utile a dare risposte immediate alla cittadinanza. Emerge quindi la necessità di impiegare altri strumenti che possono eventualmente affiancarsi alle ordinanze per garantire la vivibilità e il benessere urbano, come la pianificazione urbana e i regolamenti di polizia locale. Dalla ricerca emerge inoltre che il numero di ordinanze emesse risulta proporzionale alla dimensione demografica del comune di appartenenza. E’ soprattutto nei centri medio-grandi e nelle regioni del Nord che si concentra il numero più elevato di provvedimenti: nel biennio 2009-2010 il 60 per cento delle ordinanze è stato infatti adottato in comuni dai 15mila ai 250mila abitanti mentre Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna si confermano le regioni in cui le amministrazioni comunali hanno fatto maggiore ricorso a questo strumento.
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