Politiche virtuose e rispetto ambientale

altOltre 183 milioni di euro: tanto è costato nel 2008 lo smaltimento dei rifiuti degli Ospedali italiani.

Dalle siringhe alle garze usate, dai farmaci scaduti ai cerotti, dalle flebo alle sacche di sangue, la spesa complessiva che Asl e Ospedali pubblici hanno sostenuto nel 2008 è stata di 183,6 milioni di euro. Sono dati emersi da un’analisi riguardante i costi sullo smaltimento dei rifiuti ospedalieri elaborata dalla Federazione italiana aziende sanitarie ospedaliere per Adnkronos Salute. Una spesa considerevole, che attraverso una gestione virtuosa del processo di smaltimento potrebbe però essere abbattuta di circa il 30%. Il risultato di questa politica, inoltre, porterebbe a rispettare maggiormente l’ambiente. Un modello gestionale di qualità possibile poiché in alcune Strutture sanitarie pubbliche del nostro Paese è già realtà.

È il caso dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Ferrara, ma anche di altre Asl dell’Emilia Romagna, dove la gestione dei rifiuti è ormai da anni una priorità. La responsabile della Struttura dipartimentale di Igiene ospedaliera e qualità dei servizi ambientali di Ferrara, Paola Antonioli, spiega che “grazie alla messa a punto di specifici progetti in materia di raccolta differenziata, si è arrivati a ridurre la produzione di rifiuti speciali, che è passata dai 728.969 chilogrammi del 2006 ai 515.523 chilogrammi del 2009. Il 29% in meno con un conseguente risparmio di circa 270.000 euro e un risultato ancor più importante in materia di impatto ambientale”. “Dal momento che in un ospedale – ha aggiunto Antonioli –  la produzione dei rifiuti non può scomparire, per diminuire il quantitativo abbiamo dovuto adottare una strategia ben studiata, già in atto da qualche anno e destinata a perfezionarsi nel tempo. A Ferrara siamo partiti da un’analisi del processo produttivo per verificare se era possibile inserire un principio di raccolta differenziata. Dallo studio condotto reparto per reparto abbiamo controllato ciò che effettivamente veniva messo nei contenitori dei rifiuti a rischio infettivo”.
La scoperta è stata che molti rifiuti considerati e smaltiti come speciali in realtà non lo erano.
“Nei contenitori dei rifiuti destinati a rischio infettivo vi finiva infatti carta, cartone, vetro bianco, pannolini e pannoloni non infetti e altro materiale che può essere assimilato ai rifiuti urbani e che naturalmente ha tutto un altro costo di smaltimento: alla nostra Azienda – sottolinea ancora Antonioli – smaltire un chilogrammo di rifiuti a rischio infettivo costa 1,26 euro, mentre ‘liberarsi’ di un chilo di rifiuti cosiddetti urbani  costa invece solo 37 centesimi”. Praticamente 2/3 in meno.

Fonte: Adnkronos