L’incidenza della crisi sulla vita reale

altIl 2009 è stato un anno che ha creato non poca sfiducia per le famiglie italiane: lo confermano i dati dell’indagine sullo stato di salute delle famiglie nel nostro Paese promossa dalle Acli e dalla Caritas italiana, uno studio presentato il 28 aprile a San Benedetto del Tronto nell’ambito del 34° Convegno nazionale delle Caritas diocesane dal presidente delle Acli, Andrea Olivero.

La ricerca è stata realizzata dall’Iref in tre rilevazioni campionarie nei mesi di maggio 2009, settembre 2009 e febbraio 2010 per 4.500 interviste telefoniche complessive. Nessuna tipologia familiare sembrerebbe essersi salvata dalla crisi: solo il 2,2% delle famiglie contattate ritiene infatti, di aver migliorato la propria condizione economica nel corso del 2009, il resto delle famiglie sembra dividersi tra chi resiste (41%) e chi invece soffre rischiando una maggiore precarietà (57%).
È nel Nord-Est e al Sud che si concentra la maggior parte delle famiglie che valutano il 2009 come un anno negativo per le proprie condizioni economiche. La crisi ha prevalentemente condizionato i consumi delle famiglie: comparando i dati raccolti nel corso dell’anno, rimane elevata, ma stabile la quota di famiglie che nei quattro mesi precedenti all’intervista hanno acquistato prodotti a basso costo (67-68%). Sale invece di oltre 10 punti la percentuale di intervistati che afferma di avere risparmiato sulla cura della propria persona (dal 33% del settembre 2009, al 44% rilevato a febbraio 2010); allo stesso modo si vede un incremento della percentuale di famiglie che hanno risparmiato su acqua, luce e gas (32% nel 2010).

Sempre a febbraio di quest’anno, più di una famiglia su tre (35%) ha risparmiato sull’acquisto di generi alimentari di base (pane, pasta e carne).
Tra le famiglie economicamente solide, ovvero quelle che hanno un alloggio di proprietà e dei risparmi da parte, la percentuale di nuclei che hanno ridimensionato la spesa sui generi di prima necessità è del 20%. In assenza di una casa di proprietà e di risparmi, la percentuale di famiglie fragili che risparmiano sui generi alimentari sale al 68%. Il ruolo dei costi fissi nella definizione dei comportamenti di consumo è dunque molto forte: se si deve far fronte ad un impegno di spesa periodico come quello di un affitto o di un mutuo, occorre risparmiare un po’ su tutto, anche su pane, pasta e carne.

 

“Guardando i problemi delle famiglie – ha detto il presidente delle Acli, Andrea Olivero – si vedono i problemi dell’Italia. Non possiamo permetterci che la crisi economica si trasformi in crisi culturale in un restringimento di prospettive, in un avvitamento delle famiglie e quindi della società italiana sulle difficoltà del presente. Occorre ridare slancio alle famiglie e fiducia al futuro costruendo, finalmente, una seria politica di sostegno alle famiglie sul piano della capacità di spesa, della soggettività fiscale, della prossimità dei servizi, della conciliazione dei tempi di lavoro con i tempi della vita”.

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