I primi dati del 7° Censimento generale dell’agricoltura. Nell’ultimo decennio cresce la presenza di manodopera straniera

L’Istat ha diffuso, il 28 giugno scorso, i primi risultati del 7° Censimento generale dell’agricoltura, svolto tra gennaio e luglio 2021, che si riferisce all’annata agraria 2019-2020.

Si tratta dell’ultimo censimento a cadenza decennale. D’ora in avanti si svolgeranno censimenti permanenti e campionari.

Di seguito una sintesi di questi primi dati, curata dal Dipartimento Studi e Ricerche di Cittalia, che anticipa la pubblicazione del rapporto definitivo.

 

7° Censimento generale dell’agricoltura

Breve sintesi dei primi dati pubblicati

28 giugno 2022

Il 7° Censimento generale dell’agricoltura, svolto tra gennaio e luglio 2021, fa riferimento all’annata agraria 2019-2020 e restituisce una fotografia puntuale del settore agricolo e zootecnico. I dati riportati offrono una lettura approfondita che abbraccia una pluralità di temi: dalle caratteristiche del conduttore all’utilizzo dei terreni e consistenza degli allevamenti, dai metodi di gestione aziendale alla multifunzionalità fino alla manodopera impiegata. Il questionario di rilevazione (indirizzato a quasi 1,7 milioni di unità) ha proposto quesiti armonizzati a livello Ue oltre a domande di approfondimento su alcuni aspetti specifici.

A ottobre 2020 risultano attive in Italia 1.133.023 aziende agricole, ovvero la metà rispetto al 2000 quando risultavano quasi 2,4 milioni. In 38 anni, come conseguenza di questo dato, è stato rilevato che la dimensione media delle aziende agricole è più che raddoppiata sia in termini di SAU – superficie agricola utilizzata (passata da 5,1 a 11,1 ettari medi per azienda) che di SAT- superficie agricola totale (da 7,1 a 14,5 ettari medi per azienda). Oltre la metà della Superficie Agricola Utilizzata continua a essere coltivata a seminativi (57,4%). Seguono i prati permanenti e pascoli (25,0%), le legnose agrarie (17,4%) e gli orti familiari (0,1%).

Nel 2020, il 93,5% delle aziende agricole risultavano gestite nella forma di azienda individuale o familiare. Nel 2000 la gestione di terreni esclusivamente di proprietà del conduttore rappresentava la grande maggioranza dei casi (85,9%) mentre nei venti anni successivi si è molto ridotta (-27,3 punti percentuali nel 2020). Parallelamente, si sono fortemente diffusi i casi di affitto (l’incidenza è passata da 2,4% a 10,1%), di gestione a uso gratuito (da 1,3% a 6,0%) e delle altre forme di gestione (da 10,4% a 25,2%).

Il 7° Censimento evidenzia più marcatamente rispetto al passato l’evoluzione dell’agricoltura italiana verso forme gestionali maggiormente strutturate, che si avvalgono anche di manodopera salariata. Sebbene, infatti, anche nel 2020 la manodopera familiare sia presente nel 98,3% delle aziende agricole (dal 98,9% nel 2010) e la forza lavoro complessiva sia diminuita rispetto a dieci anni prima, l’incidenza del lavoro prestato dalla manodopera non familiare aumenta significativamente. Infatti, nel 2020 rappresenta il 47,0% delle persone complessivamente impegnate nelle attività agricole (quasi 2,8 milioni), a fronte del 24,2% del 2010 (con una crescita, quindi, di 22,8 punti percentuali), e con un’incidenza del 32% sul totale di circa 214 milioni di giornate standard lavorate.

La tipologia più diffusa di manodopera non familiare è quella saltuaria (presente in 127.820 aziende agricole), che concorre per il 66,4% al totale. Si tratta di poco meno di 1,3 milioni di lavoratori che svolgono lavori stagionali o limitati a singole fasi produttive e pertanto forniscono un contributo esiguo in termini di giornate di lavoro standard pro-capite, pari a 41 a livello nazionale, con picchi nelle Isole (54) e nel Nord-est (51).

La presenza della manodopera straniera tra i lavoratori non familiari si è accentuata nel decennio. Nel 2020 è straniero circa un lavoratore su tre (uno su quattro nel 2010). Il ricorso a manodopera straniera (Ue e extra Ue) è particolarmente diffuso tra le forme contrattuali più flessibili, lavoratori saltuari e non assunti direttamente dall’azienda. In quest’ultima categoria, il 45% dei lavoratori non è di nazionalità italiana e ben il 29% proviene da Paesi extra UE.

La presenza femminile nelle aziende agricole, nel complesso, diminuisce rispetto a dieci anni prima. Nel 2020 le donne sono il 30% circa del totale delle persone occupate contro il 36,8% del 2010. Tuttavia, l’impegno in termini di giornate di lavoro del genere femminile aumenta di più rispetto a quello maschile (+30,0% contro +13,9%) in particolare, tra la manodopera familiare (+54,7%) rispetto a quella non familiare; in quest’ultimo caso la variazione per le donne è negativa (-6,5%). All’interno delle aziende agricole si è invece consolidata la partecipazione delle donne nel ruolo manageriale, fenomeno rilevato anche da altre indagini nel corso del decennio. I capi azienda sono donne nel 31,5% dei casi (30,7% nel 2010).