I cittadini e il consumo dell’acqua in bottiglia

altIl 20 e il 21 marzo si svolgerà la prima edizione di “Acqua di rubinetto? Si grazie!”, la nuova campagna nazionale di promozione dell’acqua realizzata da Legambiente in collaborazione con Federutility, la Federazione delle imprese energetiche idriche.

Gli italiani nel 2006 hanno consumato 194 litri di acque minerali pro capite, un dato in costante aumento dai costi ambientali significativamente alti. E sempre in riferimento al 2006 per la sola produzione delle bottiglie sono state utilizzate 350 mila tonnellate di polietilene tereftalato (PET), con un consumo di 665 mila tonnellate di petrolio e un’emissione di gas serra di circa 910 mila tonnellate di CO2 equivalente. Ma anche la fase di trasporto dell’acqua minerale influisce non poco sulla qualità dell’aria: solo il 18% del totale di bottiglie in commercio viaggia, infatti, sui treni, tutto il resto viene trasportato su strada. Inoltre solo un terzo circa delle bottiglie di plastica utilizzate sono state raccolte in maniera differenziata e destinate al riciclo. Tuttavia, nonostante i controlli costanti e i requisiti di qualità spesso più severi rispetto all’acqua imbottigliata, non è così elevata la fiducia da parte dei consumatori nell’acqua di rubinetto a causa di una non giusta percezione.
Secondo il Worldwatch Institute nel 2006 i consumi mondiali di acqua imbottigliata hanno raggiunto i 164,5 miliardi di litri, con una media pro capite pari a circa 25 litri.

Liscia gassata o di rubinetto? Il motivo fondamentale che spinge gli italiani a rivolgere la propria attenzione verso  le acque minerali, oltre ad una forte pressione pubblicitaria, è riconducibile alla sfiducia nell’acqua distribuita attraverso gli acquedotti piuttosto che al miglioramento delle condizioni di vita o ad una crescente ricerca di beni salutari. Si potrebbe pensare che i cittadini italiani che vivono in aree particolarmente malservite dagli acquedotti pubblici cerchino risposta nell’acqua confezionata. In realtà però non esiste una relazione tra la percentuale delle irregolarità nella distribuzione acquedottistica e quella delle persone che non si fidano di bere l’acqua del rubinetto. Incrociando infatti i dati dell’Istat e del Rapporto Ecosistema Urbano 2008 di Legambiente, nelle regioni in cui le irregolarità del servizio sono molto basse (Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna), il numero di persone che non devono acqua del rubinetto rimane comunque molto elevato.

Produzione, trasporto, smaltimento: ognuna delle fasi che accompagna la bottiglia di acqua minerale è infatti caratterizzata da un forte impatto sulla qualità ambientale. Solo nel 2006, stando ai dati forniti dall’Annuario acque minerali e di sorgente Beverfood in Italia sono stati prodotti circa 12 miliardi di litri di acqua minerale con un consumo interno che supera gli 11 miliardi di litri. Considerando che secondo i dati di Mineracqua per produrre le bottiglie di plastica per le acque minerali sono state utilizzate 350 mila tonnellate di PET, si può stimare un consumo di 665 mila tonnellate di petrolio e un’emissione di gas serra complessiva di circa 10 mila tonnellate di CO2 equivalente. Anche la fase di trasporto dell’acqua in bottiglia, lo abbiamo detto, influisce non poco sulla qualità dell’aria, percorrendo molti chilometri prima di arrivare nelle nostre case.

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