Cittadinanza digitale e cittadinanza responsabile

altLa nostra cultura soffre di una certa genericità nella capacità di definire il tempo in cui viviamo; ma forse tutte le epoche hanno risentito di una situazione di questo tipo poiché definire una fase storica significa, di fatto, confrontarla con le altre. Nella nostra attualità spesso ricorre il termine “crisi” che noi utiliziamo solo in accezione negativa, ma questo semanticamente non è del tutto corretto perché nel nostro immaginario e nel linguaggio corrente la associamo esclusivamente ad un declino, come una fase di sfarinamento dei valori, quando in realtà, nella sua pienezza, significa cambiamento (dal greco distinguere, separare, scegliere, decidere). Nel senso etimologico del termine quindi “crisi” aiuta a porre una distanza rispetto alla realtà, ma anche a costruire un nuovo inizio. Una crisi può infatti essere un’occasione di ripensamento, un’opportunità per operare nuove scelte.

Parte da qui il volume scritto da Giselda Antonelli “Comunicazione, media, cittadinanza” (Franco Angeli editore), che descrive la nostra società e i differenti tipi di comunicazione che caratterizzano i nostri tempi. Dove da un lato vi è la preponderante affermazione della cultura globale fondata sull’immagine costruita e mediata sia dagli old che dai new media, in grado di connettere realtà distanti tra loro; e dall’altro la crisi di valori individualistici, che devono essere superati in favore di nuove aggregazioni e modelli di interazione. In un continuum di crescente sviluppo è quindi necessario dare vita a nuove forme di cittadinanza: da quella digitale a quella responsabile, entrambe intese come luoghi di innovazione sociale.