Dal Mit “CityFarm” per coltivare ortaggi a chilometri zero e senza consumo di suolo

Fattorie urbane, sostenibilità e nuove tecnologie. CityFarm coniuga tutto questo grazie ad un software open source che consente di trasformare un edificio in serra, per coltivare ortaggi a chilometri zero senza bisogno di terra e di luce solare. Ma come? Concentrando l’intera filiera senza la necessità di suolo, coltivando e producendo a chilometri zero. Il progetto CityFarm porta la firma del Massachusetts Institute of Technology (Mit) ed è oggi realizzato in fase sperimentale dal Media Lab del MIT. Un sistema in grado di controllare livelli di luce, umidità, temperatura e acidità necessari per realizzare una vera e propria fattoria urbana senza la necessità del suolo e degli elementi tradizionali. Il piano è partito con un modulo di 60 metri quadrati in un laboratorio addirittura senza finestre, dove Caleb Harper, promotore del progetto, insieme al suo team sono riusciti a coltivare erbe aromatiche e diversi ortaggi utilizzando il 90% in meno di acqua rispetto al consumo abituale, nonché un sistema di illuminazione mirato con luce artificiale a Led blu e rossa. E’ una sorta di sistema Linux per l’agricoltura urbana, ha dichiarato Harper al settimanale britannico The Economist: “Sono molto interessato all’alta produttività che avvicini il cibo alle persone”.

Attualmente il progetto ha ottenuto risultati sorprendenti riuscendo a velocizzare di almeno tre volte la crescita dei vegetali e producendo in un solo mese ortaggi sufficienti a sfamare oltre 300 persone. Non avendo bisogno di suolo, l’agricoltura urbana di CityFarm sfrutta il sistema idroponico e aeroponico messo a punto dalla Nasa, per adattare qualsiasi tipo di edificio alla coltivazione diretta del cibo.
Il team del MIT, diretto dal dottor Harper e costituito da urbanisti, agronomi, architetti e ingegneri, sta collaborando, inoltre, con diversi governi e con le università di Dubai, Accra, Guadalajara e Detroit per realizzare prototipi di fattorie urbane verticali dove sperimentare questa nuova tecnologia. Diversi i detrattori del progetto che sottolineano soprattutto i costi legati all’illuminazione, ma anche alla selezione vegetale che questo tipo di coltivazione implica. Tra gli effetti positivi, invece, la mancanza di utilizzo di pesticidi chimici ed una concentrazione aumentata di nutrienti. Harper ha recentemente lanciato il progetto OpenAG per sviluppare il primo open source del mondo “Food Tech” collettivo di ricerca per la creazione di beni comuni globali di sistemi agricoli urbani.