L’Italia che cambia: l’ascolto dei nuovi bisogni dei cittadini, le nuove sfide per i giovani amministratori

Consulta Nazionale ANCI giovani amministratori ANCI GIOVANE

Durante l’Assemblea Annuale dell’ANCI, tenuta a Bari lo scorso 22 giugno si è svolta una tavola rotonda sul tema L’Italia che cambia: l’ascolto dei nuovi bisogni dei cittadini, le nuove sfide per i giovani amministratori. L’incontro è stato organizzato da Anci Giovane con la collaborazione scientifica di Cittalia – Anci Ricerche.

All’incontro, aperto dagli interventi introduttivi del Coordinatore Nazionale di ANCI Giovane Giacomo D’Arrigo, e di Sergio Silvestris, Coordinatore di Anci Giovane Puglia, hanno partecipato circa 50 giovani amministratori provenienti da tutta Italia.

I lavori, coordinati da Pierciro Galeone Amministratore Delegato di Cittalia – Anci Ricerche, hanno preso avvio con l’illustrazione da parte di Paolo Testa dei risultati di un focus group realizzato con un campione di giovani amministratori.
Sul tema sono quindi intervenuti due discussants: Franco Pizzetti (professore di diritto costituzionale e Presidente dell’Autorità Garante della Privacy) e Mauro Bonaretti (Direttore Generale del Comune di Reggio Emilia).

Gli interventi sono stati focalizzati sull’individuazione dei bisogni manifestati dai cittadini, dalle imprese e dalle loro rappresentanze nelle realtà urbane italiane.

Vediamo brevemente di seguito le principali questioni emerse.

Siamo in presenza di fattori di mutamento in grado di modificare alla radice i tradizionali sistemi di relazione tra le persone e i territori:
• La rivoluzione tecnologica (con particolare riferimento all’ICT) porta a ripensare il modo con il quale le persone comunicano tra loro e collaborano sui luoghi di lavoro, il ruolo dei media e la loro influenza sull’opinione pubblica e, in definitiva, i concetti stessi di “spazio” e “tempo” per come siamo abituai a definirli.
• Stiamo assistendo proprio in questi anni, sia a livello globale (almeno per quasi tutti i Paesi occidentali) che locale, a una “frattura” tra i valori demografici storici e quelli dell’immediato futuro, causata principalmente dai movimenti migratori, dalla crescita delle famiglie monoreddito e dall’invecchiamento della popolazione.
• L’idea di democrazia e, più ancora, i paradigmi interpretativi tradizionali, dopo il “crollo delle ideologie” non sono più in grado di rispondere alle domande della collettività.
• Occorre ripensare il concetto di cittadinanza, sia nel senso del fisiologico indebolimento delle identità locali, che vanno incontro al “meticciato” delle provenienze e delle appartenenze linguistiche, culturali e religiose; sia per la necessità di definire nuove regole di partecipazione per le generazioni future che, pur provenendo da altri Paesi, contribuiranno alla realizzazione dell’Italia di domani.
• Il rapporto tra pubblico e privato nella definizione e realizzazione delle politiche sta mutando in diverse direzioni: la crescente richiesta da parte dei cittadini di contribuire in modo diretto alla realizzazione e all’erogazione di servizi (sussidiarietà orizzontale), la domanda di autodeterminazione da parte delle comunità locali relativa all’utilizzo degli spazi pubblici (che si manifesta sempre più spesso nell’ostruzionismo alla costruzione di infrastrutture), il consumo del territorio (il cosiddetto sprawl urbano) che contrappone gli interessi di alcuni soggetti a quelli delle generazioni future.
• Il nostro Paese presenta una situazione particolarmente critica riguardo alle infrastrutture fisiche e tecnologiche e ai servizi per lo sviluppo: sono insufficienti (o quasi inesistenti in certe aree del Sud) le reti viarie per il miglioramento della circolazione locale e i collegamenti alle reti primarie. Inoltre, appaiono ancora deboli i servizi di supporto alle imprese, a volte (paradossalmente) sfavorite dalla presenza di strumenti di programmazione locale (PIT, Patti, POR, APQ…) che rischiano di generare confusione e sovrapposizioni di competenze.

Questi (e altri meno significativi) fenomeni hanno ricadute dirette sulla “domanda di politiche” nelle città italiane, che i giovani amministratori hanno voluto focalizzare sui seguenti item:

a) Il relativo “impoverimento” delle fasce reddituali intermedie e, più in generale, la diminuzione del potere d’acquisto, hanno una serie di impatti significativi sulla qualità di vita nelle città:
• innanzitutto cresce la difficoltà di affittare o acquistare una casa (con tutto quello che ciò significa in termini di perdita dell’autonomia e di fiducia nel futuro), e aumenta il numero di individui che ricorrono ad aiuti per il sostentamento quotidiano (parrocchie, servizi sociali,.. ) ;
• in alcune Regioni “di cerniera” tra nord e sud, assistiamo a movimenti migratori di breve gittata (i cosiddetti “emigranti del weekend”) che hanno però un forte impatto sulle relazioni familiari.

b) I cambiamenti demografici fanno crescere la domanda di “sicurezza”. Concetto che si deve però declinare secondo differenti aspetti per evitare massimalismi pericolosi:
• Contrariamente a quanto veicolato con insistenza dai media, la sicurezza intesa nella sua accezione di diminuzione della microcriminalità e aumento dell’ordine pubblico, non è così prioritaria nelle richieste dei cittadini;
• Anche se non sempre promossa dai diretti interessati, esiste una richiesta di rimodulazione delle modalità di aggregazione dei giovani, soprattutto per arginare fenomeni di marginalità che spesso rischiano di manifestarsi nel vandalismo;
• Collegata a questa è la carenza di infrastrutture per lo sport e per lo svago, che ancora esiste in certe aree del Paese e che spesso impedisce ai giovani anche solo di tentare di inseguire i propri desideri di realizzazione;
• Dalle fasce anziane della popolazione la richiesta è principalmente quella di avere occasioni di incontro, relazione e realizzazione per riempire i propri spazi di vita.

c) L’urbanizzazione apre la questione dell’uso dello spazio pubblico e della conciliazione degli impegni di vita e di lavoro:
• I “problemi del traffico” sono percepiti come impedimento al poter disporre del proprio tempo: più che un miglioramento in termini di minori rischi ambientali e minori ricadute sulla salute pubblica, i cittadini richiedono interventi sulla mobilità per poter massimizzare il tempo libero disponibile;
• È forte la richiesta di poter fruire degli spazi pubblici e che questi siano gradevoli e accoglienti. La crescita culturale delle ultime generazioni porta, non soltanto una domanda di occasioni di intrattenimento, ma anche che la città nelle sua interezza sia “bella” e piacevole da vivere non solo nei momenti di svago.

Molti dei giovani amministratori presenti hanno portato le proprie esperienze e i propri punti di vista. Le questioni principali emerse si possono riassumere in:

• Le nostre Città hanno bisogno di innovazione, sia sul piano dei processi decisionali che degli strumenti gestionali: riguardo ai primi occorre saper costruire delle reti di interlocutori qualificati al di là degli schieramenti e delle appartenenze per costruire dei piani strategici condivisi e duraturi; riguardo alla gestione, il dito è puntato contro le strutture comunali, che faticano a superare la logica aziendalista in favore di strumenti che permettano loro di governare le politiche.
• E’ ancora debole la fase di ascolto propedeutica alle decisioni: bisogna costruire degli osservatori a livello locale in grado di supportare le decisioni pubbliche, anche per non rischiare di innescare la partecipazione dei cittadini su decisioni sulle quali non si è sufficientemente informati per difendere le proprie posizioni.
• I Comuni debbono affrontare questioni che nascono e si sviluppano ben al di fuori dei loro confini fisici, ma che per primi e in modo più diretto di altri sono chiamati a risolvere:

⇒ quale possibilità di partecipazione vogliamo dare ai figli di immigrati nati in Italia (i cosiddetti 2G, la seconda generazione) che oggi si trovano senza cittadinanza italiana, ma che sentono in ogni loro manifestazione di appartenere al Nostro Paese;
⇒ come costruire nuovi sistemi produttivi in grado di superare la piaga del lavoro precario, attraverso la ridefinizione del concetto di cooperazione;
⇒ come ridefinire il modello di relazione tra le generazioni, prima che diventi irreversibile la crisi che porta i giovani a contare per il proprio sostentamento sulle pensioni dei genitori, a scapito della propria autonomia.
⇒ come affrontare la “modernizzazione” del proprio territorio in una realtà che spesso vede i vari livelli istituzionali non collaborare tra loro.

A questo quadro di “problemi” bisogna aggiungere una questione condivisa da molti dei presenti: l’inadeguatezza e la debole preparazione di molti amministratori nell’affrontare queste nuove domande che i cittadini pongono.

Il seminario “L’Italia che cambia: l’ascolto dei nuovi bisogni dei cittadini, le nuove sfide per i giovani amministratori” ha rappresentato un primo approfondimento sulle (nuove) tematiche ed aspetti che emergono nelle comunità locali rispetto alle quali la nuova classe dirigente locale si pone come interlocutore di ascolto ed innovazione.

L’appuntamento ha rappresentato un primo step che sarà seguito, nei prossimi mesi, da altre iniziative analoghe, di studio, conoscenza ed approfondimento.

Roma, 6 luglio 2007

Giacomo D’Arrigo – Coordinatore Nazionale ANCI GIOVANE
Pierciro Galeone – Amministratore Delegato CITTALIA – Anci Ricerche