Inquinamento urbano, risposte sostenibili dalle città europee

altLa mobilitazione nazionale contro l’emergenza smog decisa dall’ANCI nel corso del tavolo dei sindaci di Milano, che prevede per domenica prossima il blocco del traffico in oltre duecento città  italiane, ha riportato l’impegno delle amministrazioni locali contro l’inquinamento al centro del dibattito nazionale. Un tema caldo anche in altri paesi europei, dove numerose città hanno promosso strategie di contrasto che puntano ad evitare eccessive concentrazioni di biossido d’azoto e di particolato nell’aria attraverso una serie di soluzioni sistemiche.
Nelle città europee la lotta all’inquinamento passa attraverso la promozione di strategie urbane sostenibili. Il problema del superamento dei limiti posti alle sostanze inquinanti viene affrontato in Europa con una serie di soluzioni sistemiche, che puntano a prevenire eccessive concentrazioni di biossido d’azoto e di particolato nell’aria.
Secondo un’indagine sulla qualità dell’aria realizzata da Eurocities, No2 e Pm10 sono assieme a Pm2,5 e ozono (O3) i principali responsabili dell’inquinamento urbano causato da traffico, carburanti scadenti, vecchie auto diesel, sistemi di condizionamento dell’aria e polveri urbane.
In quasi l’80 per cento delle cinquantasei città considerate dall’inchiesta, il problema della qualità dell’aria è strettamente legato a quello del cambiamento climatico mentre un’indagine condotta dall’Agenzia ambientale europea in venti grandi centri urbani rivela una correlazione diretta fra presenza di particelle sottili ed effetti di medio-lungo periodo sul sistema sanitario locale.
La varietà delle cause a cui è riconducibile l’aumento dell’inquinamento ha condotto numerose città ad intraprendere piani globali, basati non solo sul contrasto delle emergenze ma soprattutto sulla graduale riduzione degli elementi inquinanti, nel settore dei trasporti come in quello dell’edilizia residenziale.

I piani d’azione di Oslo, Amsterdam e Londra
Pionera in Europa nell’introduzione di misure anti-inquinamento (le prime strategie furono varate negli anni ’50), Oslo ha avviato nel 2005 un piano di interventi per ridurre ulteriormente la presenza di particolato e biossido d’azoto, rimasti pressochè invariati nonostante il continuo aggiornamento delle azioni di contrasto.
Riduzione dei limiti di velocità in funzione ambientale, introduzione del pedaggio urbano (Toll ring) e divieto di utilizzo di pneumatici chiodati sulle auto pubbliche sono alcuni degli elementi della strategia di Oslo, che si accompagnano a interventi concreti, come l’utilizzo di soluzioni di cloruro di magnesio per la pulizia e la rimozione delle polveri.
Amsterdam ha invece puntato su cinquanta azioni contenute nell’Action Programme on Air Quality, promosso dall’amministrazione cittadina per il periodo 2006-2010 e finanziato per quindici milioni di euro. Il miglioramento dei sistemi di trasporto pubblico per decongestionare le principali arterie di collegamento, l’aumento delle tariffe di parcheggio in centro e il passaggio da 1100 a 5500 posti auto nei parcheggi di scambio intermodale sono misure che si accompagnano all’utilizzo delle Ict per favorire una più ampia fruibilità dei mezzi pubblici da parte dei cittadini.
Polveri sottili e condizioni atmosferiche rappresentano un forte problema anche per Londra, che nella sua strategia Clearing the air intende sostituire parte della flotta di bus affinchè tutti i mezzi pubblici cittadini rispettino gli standard Euro 4, che saranno estesi a tutta la Zona a basse emissioni (Lez). Coinvolgere tutti i quartieri cittadini nel rispetto degli obiettivi di qualità dell’aria, favorendo un cambiamento delle abitudini dei cittadini in tema di moblità, rappresenta un elemento-chiave del piano che prevede anche interventi straordinari in casi di picchi di inquinamento, l’introduzione di sistemi per la riduzione delle polveri nei cantieri e sostegno al riequippagiamento energetico degli edifici.

La collaborazione con le autorità regionali e nazionali – I casi di Strasburgo e Zurigo
La pianificazione di interventi di contrasto all’inquinamento richiede in alcuni Stati un confronto con le Regioni, che hanno il compito di redigere dei Piani regionali per la qualità dell’aria. È il caso della Francia, dove le autorità regionali hanno il compito di fissare gli obiettivi in tema di riduzione degli agenti inquinanti e cooperano con le città nella definizione dei Piani di trasporto urbano e di altri interventi concreti.
In Alsazia la cooperazione fra governi regionali e locali ha contribuito alla significativa riduzione delle emissioni in città di medie dimensioni come Strasburgo e Mulhouse. La prima ha puntato fortemente sull’estensione delle linee di tram per aumentare significativamente il numero di passeggeri, avviando cosi’ strategie differenziate a seconda dei livelli di inquinamento raggiunti. Se la concentrazione di ozono nell’aria raggiunge i 180µg/m³, aumenta la frequenza di tram e bus cittadini, si riducono le tariffe e il noleggio di biciclette diventa gratuito per i possessori di abbonamenti ai trasporti pubblici. Se vengono invece superati i livelli di allerta (240,300 e 360µg/m³), l’utilizzo di bus e tram diventa gratuito mentre la velocità di circolazione nella cerchia urbana è ridotta a 70 chilometri all’ora. Stesse misure di emergenza vengono messe in atto anche dal Plan Ozone di Mulhouse, che nella prima fase di allerta offre agli automobilisti la possibilità di parcheggiare in due stazioni di interscambio e poter usufruire di un tragitto di andata e ritorno per sè e i propri passeggeri (fino ad un massimo di sette) per solo un euro e novanta centesimi.
In Svizzera sono invece il Governo ed il Parlamento nazionale ad avere il compito di decretare nuovi interventi per il miglioramento della qualità dell’aria, anche in città che negli ultimi anni hanno già realizzato molto in questo senso. Tra queste, Zurigo ha avviato a partire dagli anni Settanta un graduale aumento dei limiti di emissioni consentite per tutti i veicoli privati, sottoposti a periodici controlli obbligatori, mentre ha rafforzato i controlli della polizia locale sul rispetto del limite di velocità di 30 chilometri all’ora nelle zone abitate e installato sistemi DeNOx e filtri elettrici per la polvere in tutti gli inceneritori.
Nonostante ciò abbia già portato nel 2005 ad una riduzione degli indici di ossidi di nitrogeno di oltre la metà rispetto ai valori registrati nel 1990, ulteriori interventi sono al vaglio del Governo confederale, tra cui l’introduzione del Road pricing e di filtri attivi antiparticolato in tutti i veicoli diesel mentre già sono in vigore la Tassa carbone e standard di emissione più restrittivi per veicoli agricoli e motocicli.

Partecipazione dei cittadini e trasporti locali: gli esempi di Bristol, Leicester, Danzica e Le Havre
Il coinvolgimento dei residenti nella definizione di piani anti-inquinamento è un elemento-chiave della strategia di Bristol e Leicester, le cui amministrazioni locali hanno collaborato con università e centri di ricerca per individuare tutti i fattori responsabili dell’aumento del biossido di carbonio e possibili soluzioni al problema. Mentre Bristol nei ventisette punti del suo Piano d’azione si è concentrata sul miglioramento della mobilità urbana, ponendo l’accento sulla promozione di mezzi alternativi e sulla gestione delle emissioni, Leicester ha puntato sulla creazione di depositi di distribuzione al di fuori del centro urbano, favorendo la consegna di merci in città attraverso veicoli più piccoli e meno inquinanti dei normali automezzi.
In Polonia, Danzica e le tre città principali della sua agglomerazione (Gdynia, Sopot, Tczew) hanno da un lato incoraggiato la sostituzione dei sistemi di riscaldamento nelle abitazioni private, fornendo incentivi ai cittadini, e dall’altro migliorato i sistemi di trasporto pubblico, attraverso la costruzione di nuove linee di tram e la riqualificazione di quelle più vecchie.
A Le Havre e Rouen, in Alta Normandia, la ridefinizione dei piani di trasporto urbano è avvenuta in seguito ad un’ampia opera di monitoraggio avviata dall’osservatorio locale Air Normand, che ha compiuto studi anche sulla concentrazioni di polveri e sostanze nocive in porti e stazioni ferroviarie. I risultati delle indagini, che hanno riscontrato anche la presenza di pesticidi ed agenti cancerogeni nelle aree portuali, hanno avuto un ruolo decisivo per il miglioramento dei programmi di protezione dell’atmosfera a livello regionale e dei piani di trasporto urbano.