Siamo pronti per il coworking?

Immagine tratta da wikipedia

Lo scorso novembre Barcellona ha ospitato la terza edizione della conferenza internazionale Coworking Europe, un’occasione di incontro, confronto e formazione dedicata a tutti coloro che nel mondo gestiscono spazi di coworking. Nel 2012 in Europa, secondo il magazine Deskmag, gli spazi di coworking attivi erano già 878. Ma di cosa si tratta esattamente? Opportunità di business, condivisione di spazi, scambio di idee.

E persino welfare. Un modello di sviluppo professionale innovativo che ormai si definisce un “movimento”. Perché c’è un’idea imprenditoriale più ampia, dietro a quella che potrebbe sembrare semplicemente la scelta di utilizzare spazi comuni. Il fenomeno del coworking nasce in Europa nei primi anni ’90 ma si sviluppa nell’arco del decennio successivo soprattutto negli Stati Uniti, per poi “tornare” nel vecchio continente in anni più recenti. Anche la mission del coworking si evolve nel tempo: da laboratori “chiusi” e riservati – come gli hackerspace in cui si riunivano appassionati di tecnologia e informatica per lavorare insieme – a spazi il più possibile multidisciplinari in cui aggregare e far comunicare sensibilità diverse in nome della volontà di condividere idee. Ogni struttura si “caratterizza” rispetto alla propria idea di coworking e al target a cui si rivolge: alcune prediligono uno specifico profilo professionale e tendono ad aggregare persone che lavorano nello stesso campo, mentre altre si ispirano alla definizione di coworking come “community work space”, enfatizzando il collegamento con la comunità locale. Queste ultime si rivolgono soprattutto a genitori che lavorano in maniera indipendente e hanno al tempo stesso oneri di cura della famiglia, e sono strutturate come centri polifunzionali in grado di ospitare una gamma di servizi che comprende asilo, corsi formativi, wellness e palestra.

Cosa può fare il coworking in termini di conciliazione famiglia-lavoro? Certo offrire un luogo di lavoro con orari flessibili, ma soprattutto iniziare un processo di “infrastrutturazione sociale” attraverso la nascita di nuove strutture e servizi accessori che potrebbero a loro volta essere estesi all’intera comunità locale. Come ha fatto a San Francisco la società di coworking
NextSpace che ha incluso nella propria offerta la possibilità di usufruire di NextKids, un servizio di asilo nido integrato con spazi dedicati, aperto tutto il giorno e con un’offerta formativa completa per bambini dai 3 ai 36 mesi.

Anche in Italia qualcosa si muove. Il progetto Cowo, iniziato nel 2008 con il primo esperimento di coworking a Milano, è oggi un network che raccoglie più di 50 spazi in tutta Italia. Per valorizzare la “risorsa umana” attraverso le relazioni, e al tempo stesso fare incontrare la domanda di chi cerca un luogo per lavorare con l’offerta di chi ha un ufficio da condividere. Il network offre ai soci un calendario di incontri per conoscersi e aggiornare le proprie competenze in tema di marketing online, comunicazione, goal setting e selezione del personale.

Punta invece sul welfare Piano C, progetto di coworking milanese fortemente orientato all’offerta di servizi di conciliazione famiglia-lavoro. Oltre ai “soliti” uffici, sale riunioni, cucina attrezzata, telefoni e stampanti, le strutture di Piano C offrono area relax, aree “salvatempo” con vari servizi prenotabili online e soprattutto Cobaby, una sala dedicata ai bimbi dai 3 mesi ai 3 anni aperta dalle 9.00 alle 19.00, con uno spazio-gioco che apre alle 16.00 per intrattenere bambini di età diverse. Il servizio costa al massimo 7 euro all’ora, e fino a 200 euro mensili possono essere rimborsati attraverso la richiesta della Dote Conciliazione della Regione Lombardia. L’ultima novità, lanciata lo scorso novembre, è MaaM – Maternity as a Master: la prima proposta formativa per trasformare l’esperienza della maternità in una scuola di management attraverso un percorso per aiutare le manager a sfondare il “tetto di cristallo” e preparare le lavoratrici in maternità al rientro al lavoro più forti e competenti di prima.

Da sogno irrealizzato delle italiane a strumento strategico per l’imprenditorialità e l’infrastrutturazione locale, la conciliazione famiglia-lavoro cambia volto, trasformandosi in una risorsa capace di “suggerire” nuove modalità di lavoro. Flessibilità, condivisione e innovazione sono le parole d’ordine. Il nostro Paese è pronto per un cambiamento culturale?

Per sapere di più su coworking, welfare e conciliazione famiglia-lavoro, rimandiamo al sito www.secondowelfare.it