La scuola come motore di innovazione

Immagine tratta da Dailywired.it

Un Paese che cambia ha bisogno ed è insieme espressione di una scuola che cambia. Una scuola che cambia ha bisogno dell’apporto di tutti per governare il cambiamento che vuole essere: ognuno per la sua parte. Perché uscire dalla transizione infinita in cui è immerso il nostro Paese, anche soltanto in termini di approccio all’educazione e all’istruzione delle nuove generazioni, si può. E accadrà, quando entreremo tutti nell’ordine di idee che i miracoli accadono, e i Paesi funzionano: quando ognuno fa appunto la sua parte. Prova ne sia ciò che è successo negli scorsi anni all’istituto Majorana di Brindisi, dove è ormai prassi consolidata la scelta di una piattaforma didattica che, lungi dall’allinearsi alle consuetudini di un sistema che consegna a ragazzi e docenti un bagaglio di nozioni preconfezionate e standard, non suscettibili di alcuna interazione virtuosa con i loro fruitori, ha rappresentato una felice intuizione di un giovane preside lungimirante e visionario, Salvatore Giuliano.
L’iniziativa, “Book in progress”, è ormai una case history di successo, un esperimento felicemente rodato in una scuola che non si trova nel ricco Settentrione Italia né nel felice Nord dell’Europa, e tanto meno nei civilissimi Stati Uniti, bensì in Puglia, una regione che – mentre si afferma quale meta ininterrotta di flussi turistici alla ricerca di bellezze culturali, oltre che di mare e divertimento – si appresta a mutare pelle fin nelle sue fibre più intime, abbracciando con entusiasmo le sfide che la modernità e la necessità di europeizzarsi, pur senza rinnegare le proprie tradizioni, le pone.
Una di queste opportunità riguarda certamente Lecce, che si è proposta ufficialmente quale Capitale Europea della Cultura per la tornata del 2019. E che non per questo ha smesso di guardare avanti, anzi: tra gli otto obiettivi di Eutòpia, la Lecce ideale del futuro delineata nel dossier di candidatura, c’è anche Edutòpia, la città in cui educazione e istruzione subiscono una rivoluzione bella e virtuosa, ridisegnate come sono ai sensi di un approccio olistico e sistematico di tutto ciò che inerisce lo status di cittadini di mondo globalizzato e sempre connesso. Innescando la rivoluzione virtuosa di un rapporto tra formazione e società di tipo circolare, indicativo di un legame di reciproca implicazione e di rielaborazione dei processi educativi, ovvero la costruzione di una nuova offerta educativa a cui si richiede di sintonizzarsi rispetto alle domande provenienti dalla comunità, nonché di riaffermare il feedback necessario tra chi propone un corpus formativo e chi invece si appresta ad utilizzarlo.
In questo cammino si inserisce anche la bella novità a proposito degli studenti dell’istituto professionale Scarambone, la cui offerta formativa verrà adesso arricchita dalla dotazione generalizzata di tablet e connessione wi-fi per immergersi appieno nelle tematiche del Laboratorio Linguistico 3.0 plus, deciso dalla scuola per attualizzare modi e tempi della loro formazione. Ma anche il Comune di Lecce si è incamminato da tempo su questa strada: ad esempio con la progettazione mirata di OpenApp, che consentirà agli studenti di ogni ordine e grado scolastico e universitario di lanciare on line idee e progetti di applicazioni inerenti il mondo della scuola e dell’università (mappature di luoghi di interesse, informazioni di servizio relative a plessi scolastici, biblioteche pubbliche, bacheca studenti, etc..). Il tutto per consentire loro la fruizione di una scuola più moderna e al passo con i tempi in cui sono immersi: una scuola che potrebbe diventare un piacere, per gli studenti, perdendo quei connotati di obbligo da cui è sempre stata contrassegnata. Ancora, il concorso fotografico che verrà proposto da “Europe Direct del Salento”, “La mia Europa”: riservato ai residenti nelle province di Lecce e Taranto e agli iscritti all’Università del Salento, ha come scopo quello di invitare i partecipanti a cogliere, attraverso l’obiettivo fotografico, il significato intrinseco di Europa, quella vista con i loro occhi, per rafforzare lo spirito di identità ed appartenenza alla compagine europea.
Innovazione e partecipazione, insomma, e soprattutto cooperazione tra enti pubblici e mondo dell’istruzione, e tra gli istituti stessi: perché il futuro parla la lingua della condivisione, perché da soli non si va da nessuna parte. Da soli non c’è storia, è lo stesso successo di Internet a raccontarcelo: vince il network. Anche a scuola.