Le tre città italiane che guidano il dibattito sull’innovazione sociale

Dalla creazione di lavoro innovativo al coinvolgimento attivo dei cittadini nelle azioni di rigenerazione urbana, sono sempre più numerosi i temi su cui le città italiane si stanno concentrando per realizzare strategie e azioni di innovazione sociale, configurandosi a livello europeo tra i laboratori urbani più interessanti.
Programmi europei come Urbact o progetti come Seismic, che vede Cittalia fra i partner, stanno contribuendo a far emergere quel patrimonio di pratiche e visioni che caratterizzano il dibattito italiano e posizionano le nostre città sulla mappa europea dell’innovazione.

Mettere le persone al centro dei processi e realizzare innovazione diffusa con particolare attenzione ai quartieri da recuperare è la cifra di molte delle azioni che città come Torino, Milano, Bologna e Siracusa stanno realizzando negli ultimi anni con un occhio rivolto all’Europa.

Torino
Il recupero della zona di Barriera di Milano passa dalla realizzazione di Open Incet, centro di servizi per l’open innovation che supporta realtà private e del terzo settore nella realizzazione di percorsi innovativi.
Imprese, innovatori e cittadini sono coinvolti in questo processo che punta ad affrontare le sfide locali dell’innovazione a partire da un contesto urbano da riqualificare.

Gestito da un associazione temporanea di imprese composta da Fondazione Brodolini, Consorzio Focus Piemonte, Associazione Make a Change, Consorzio Cooperativa Sociale Il Nodo, Associazione ItaliaCamp e Cooperativa Sociale Foorcoop, Open Incet si propone come modello di gestione integrata a favore di processi di innovazione diffusa su tutto il territorio.
Rigenerare le città a partire dalle imprese che costituiranno il tessuto produttivo del presente e del futuro: la strategia di innovazione sociale seguita da Torino è frutto di una serie di azioni realizzate negli ultimi anni anche grazie alla partecipazione a progetti Urbact, come My Generation at Work e al nuovo BSInno, che esplorano il possibile ruolo delle amministrazioni locali nella promozione di modelli positivi di collaborazione con il mondo locale dell’innovazione.

Il piano di iniziative realizzato negli ultimi anni da Torino Social Innovation ha visto un punto decisivo nel programma di supporto FaciliTO, che ha fornito un sostegno a start upper provenienti sia dal contesto urbano che da altre parti d’Italia, con l’intento di sviluppare e far crescere in città le proprie idee imprenditoriali. Il Comune ha favorito lo sblocco di finanziamenti e sostegni provenienti dal mondo privato divenendo così l’attore principale di una unica in Italia per la sua capacità di aggregare operatori pubblici e privati per la realizzazione di servizi a sostegno dell’innovazione

Milano
Expo 2015 è stato un catalizzatore di energie e azioni unico per una città che ha saputo fare dell’innovazione sociale un motore di crescita sia per il pubblico che per il privato.
Tra le iniziative di maggior successo lanciate come eredità di mesi di lavoro e confronto a partire da Expo figura la prima piattaforma di crowdfuding civico, realizzata in collaborazione con il portale specializzato Eppela.

Favorire la promozione dello sviluppo sostenibile in città attraverso progettualità condivise dai cittadine è l’obiettivo di questo piano che consente all’amministrazione di contribuire al cofinanziamento delle iniziative che attraverso il crowdfuding ricevono maggiore sostegno dai cittadini.
Le imprese sociali diventano così attori decisivi del processo di costruzione della smart city, che si alimenta con idee e progetti che emergono dal basso.

L’investimento complessivo del Comune è di circa 400mila euro, a sostegno di iniziative di innovazione diffusa, a partire da un periodo sperimentale di 18 mesi durante i quali saranno rafforzati processi di empowerement civico.
Rigenerazione degli spazi pubblici, miglioramento della qualità della vita e riduzione del digital divide sono alcuni dei temi su cui si concentra il sostegno dell’amministrazione a partire da idee concrete che emergono dai diversi quartieri della città: driver del cambiamento condiviso che punta a fare scuola in altre città italiane ed europee

Bologna

Il sostegno all’innovazione sociale si concentra a Bologna attraverso una serie di misure che incentivano il confronto con i residenti e li rendono protagonisti di tutte le fasi dei processi di crescita locale in favore di uno sviluppo urbano sostenibile sul piano economico e sociale.
Dal miglioramento della rete civica al coinvolgimento attivo dei residenti nelle politiche di partecipazione con il Regolamento Beni Comuni, Bologna ha realizzato una strategia complessiva di innovazione sociale basata sul recupero degli spazi e l’empowerement civico.

Incredibol è uno degli assi principali di questa azione di sostegno soprattutto nei confronti dell’imprenditoria creativa, con programmi di sostegno destinati alle imprese giovani focalizzati soprattutto nella concessione di spazi utilizzabili come base per fare impresa.
E’ il caso di Dynamo, ciclostazione sorta in un ex parcheggio a pochi passi dalla stazione centrale grazie alla collaborazione tra il gruppo locale Salvaciclisti e il programma Incredibol che ha concesso l’utilizzo di questi spazi adibiti parzialmente anche a ciclofficina e spazio ricreativo.
Kilowatt ha invece riqualificato l’area delle ex serre comunali per insediare un coworking dotato di spazio per i figli di chi lavora all’interno della struttura ma anche dell’intero quartiere. Un’iniziativa simile a quella lanciata sempre a Bologna dal MAST, che ha unito promozione artistica ad attenzione nei confronti del territorio.

Puntare sulla creatività per far crescere un intero territorio è la strategia seguita da un’amministrazione che ha saputo creare sinergie per fare impresa capace di rigenerare interi pezzi di città grazie alla collaborazione fra creativi e cittadini.

A raccontare e accompagnare dal basso questi progetti di innovazione anche le Social Street, gruppi tematici nati su Facebook con l’obiettivo di favorire la partecipazione e l’interazione fra persone che vivono sulla stesa strada, creando meccanismi di innovazione condivisi e partecipati. Numerose le iniziative nate a partire da Via Fondazza, la prima realizzata su questo modello, e in altre quaranta realtà bolognesi, apripista nazionali e globali di un movimento che a partire dal social network più utilizzato sta cambiando il modo di fare innovazione e partecipazione dal basso.

Simone d’Antonio
Twitter: @Simonedantonio

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