Migranti e diritti, indagine Istat: italiani favorevoli alla cittadinanza dei minori stranieri nati in Italia

altLa presentazione dell’indagine Istat “I migranti visti dagli italiani” riaccende il dibattito sui temi del diritto alla cittadinanza e della percezione degli stranieri da parte degli italiani al centro dell’indagine Cittalia-Anci “Da residenti a cittadini” presentata pochi giorni fa a Roma.
Entrambi i rapporti rilevano un’attitudine positiva degli italiani verso la concessione della cittadinanza agli stranieri nati in Italia (d’accordo il 72 per cento degli intervistati del rapporto Istat) ma permane ancora una certa diffidenza nel garantire parità di diritti agli stranieri: ad esempio, il 55 per cento sostiene infatti che gli immigrati vadano inseriti dopo gli italiani nelle graduatorie di assegnazione degli alloggi popolari mentre il 48,7 per cento si dice convinto che ”in condizione di scarsità di lavoro, i datori di lavoro dovrebbero dare la precedenza agli italiani” rispetto agli immigrati. Sul fronte della cittadinanza, il 91,4 per cento ritiene giusto che gli immigrati, che ne facciano richiesta, ottengano la cittadinanza italiana dopo un certo numero di anni di residenza regolare nel nostro Paese: per il 38,2 per cento dei rispondenti sono sufficienti 5 anni, 10 anni per il 42,3 per cento. Ancora meno della metà (42,6 per cento) coloro che si dichiarano d’accordo a riconoscere diritto di voto alle elezioni comunali agli immigrati che risiedono da anni in Italia.

Non mancano le considerazioni sul ruolo positivo svolto dai migranti nel contesto italiano, con il 60 per cento dei rispondenti molto o abbastanza d’accordo nell’affermare che ”la presenza degli immigrati sia positiva perché permette il confronto con altre culture”, mentre il 63 per cento si dichiara molto o abbastanza d’accordo con l’affermazione che ”gli immigrati sono necessari per fare il lavoro che gli italiani non vogliono fare”. Forte condanna anche dei comportamenti discriminatori, con quasi il 90 per cento degli intervistati che ritiene ingiustificabile prendere in giro uno studente o trattare male un lavoratore, ”perchè immigrato”.

Nonostante, come evidenziato dall’indagine Cittalia, sia aumentato notevolmente il livello di informazione dei cittadini nei confronti delle problematiche legate al mondo dell’immigrazione, l’indagine Istat evidenzia un’integrazione ancora problematica se riguarda la condizione della propria famiglia. Se infatti l’aumento dei matrimoni misti è considerato positivamente dal 30 per cento degli intervistati, i problemi emergono se è la propria figlia a sposare un immigrato (il 37 per cento degli intervistati sarebbe fortemente in disaccordo con la scelta), con maggiore problematicità nel caso in cui il futuro genero fosse rumeno (31,7 per cento) o rom (59,2 per cento).

La convivenza nella stessa città o nello stesso condominio si rivela però meno problematica del previsto, come messo in luce anche dall’analoga indagine Cittalia-Anci. Per la maggioranza non costituisce un problema avere uno straniero come vicino ma tra le comunità che i cittadini non vorrebbero avere come vicini ci sono i rom e sinti (indicati dal 68,4 per cento), seguiti da rumeni (25,6 per cento) e albanesi (24,8 per cento).