7º Rapporto Annuale sull’Economia dell’Immigrazione

Roma, 18 ottobre. E’ stato presentato alla Farnesina il 7° Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione realizzato e curato dalla Fondazione Leone Moressa.

Dal Rapporto sono emersi alcuni dati significativi: In Italia gli stranieri regolari sono 5 milioni. Di questi 2,4 milioni sono stati occupati professionalmente nel 2016 producendo 130milioni di valore aggiunto, ossia l’8,9% del prodotto interno lordo. Messi a confronto con le economie degli altri Paesi dell’Unione Europea, gli stranieri in Italia sarebbero al diciassettesimo posto, con un valore aggiunto superiore al Pil di nazioni come l’Ungheria, la Croazia e la Slovenia.

Il professor Stefano Solari, direttore scientifico della Fondazione, ha spiegato che l’obiettivo di questo rapporto è “eliminare i pregiudizi e consentire una discussione oggettiva sulla base di dati e fatti”. Ha continuato poi sottolineando che “la presenza degli immigrati costituisce una forza lavoro indispensabile in numerosi settori”, visto anche che nel nostro paese ci sono, ogni mille abitanti, “sette nascite per undici decessi”.

 

Nel 2016 il contributo economico dell’immigrazione in Italia si è tradotto in 11,5 miliardi di contributi previdenziali, in 7,2 miliardi di Irpef versate e in oltre 570mila imprese straniere.

 

Secondo il presidente dell’Inps Tito Boeri “senza immigrati i conti dell’Inps peggiorerebbero. Gli immigrati di fatto impediscono che la popolazione italiana sparisca in futuro. I dati demografici dell’Istat stimano una riduzione della popolazione italiana di 6 milioni al 2070 e 3,5 milioni già nel 2040”.

 

Nel 2016 oltre mezzo milione di aziende (571.255) sono state dirette da stranieri, una cifra in crescita del 25,8 per cento rispetto a cinque anni fa. Gli immigrati rappresentano inoltre un aiuto imprescindibile per il paese di origine: hanno inviato circa 5,1 miliardi di euro nel 2016 nei paesi di provenienza, somma superiore all’aiuto pubblico italiano allo sviluppo.

Nel settore edile, alberghiero, dell’agricoltura o nella ristorazione gli immigrati rappresentano tra il 17 e il 18 per cento della manodopera, quando non rappresentano che l’8,3 per cento della popolazione.