Giornata mondiale del migrante e del rifugiato

La chiesa cattolica celebra oggi la 103esima giornata mondiale del migrante e del rifugiato.

E’ il 6 dicembre 1914 quando, papa da pochi mesi Benedetto XV, viene istituita per la prima domenica di quaresima, il succcessivo 21 febbraio 2015, per sensibilizzare e raccogliere denaro a favore delle opere pastorali per gli emigrati italiani.Immediatamente dopo furono coinvolte anche le diocesi d’America con la stessa finalità.

13 anni dopo, la giornata è fissata per la prima domenica di avvento e nel 1952 si amplia anche per i migranti di altre nazionalità o lingue e nel 2002 ai rifugiati, trovando la definitiva collocazione nella seconda domenica dopo l’epifania (o la prima dopo l’epifania quando il 6 gennaio cade di domenica).

E così avviene anche quest’anno, con la tradizionale diffusione a tutto il mondo del messaggio del Papa. Il primo papa a scrivere il messaggio è stato Giovanni Paolo II nel 1986 su “Diritto dei fedeli migranti alla libera integrazione ecclesiale”.

Infatti, a partire dal 1969, ogni anno la riflessione è avvenuta su un tema specifico. Questo sviluppo in 100 anni racconta di un percorso iniziato con il sostegno ai migranti italiani che si è poi esteso a tutti i migranti di ogni parte del mondo, fino a divenire anche , dagli anni ’70, una riflessione tematiche sui tanti aspetti del fenomeno migratorio.

Il messaggio odierno di Papa Francesco affronta il tema dei minori stranieri, con il titolo: “Migranti minorenni, vulnerabili e senza voce”.

Richiamando il recente Giubileo, il Papa ricorda un passo del vangelo che dice «Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al ollo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare» (Mt 18,6; cfr Mc 9,42; Lc 17,2).

Il Papa chiede: “Come non pensare a questo severo monito considerando lo sfruttamento esercitato da gente senza scrupoli a danno di tante bambine e tanti bambini avviati alla prostituzione o presi nel giro della pornografia, resi schiavi del lavoro minorile o arruolati come soldati, coinvolti in traffici di droga e altre forme di delinquenza, forzati alla fuga da conflitti e persecuzioni, col rischio di ritrovarsi soli e abbandonati?”

I minori, in particolare i minori non accompagnati, scrive Francesco, sono tre volte indifesi perché minori, perché stranieri e perché inermi, lontani dalla loro terra d’origine e dalle loro famiglie.

Il Papa si sofferma poi sulle migrazioni come fenomeno mondiale: “Non si tratta solo di persone in cerca di un lavoro dignitoso o di migliori condizioni di vita, ma anche di uomini e donne, anziani e bambini che sono costretti ad abbandonare le loro case con la speranza di salvarsi e di trovare altrove pace e sicurezza. Sono in primo luogo i minori a pagare i costi gravosi dell’emigrazione, provocata quasi sempre dalla violenza, dalla miseria e dalle condizioni ambientali, fattori ai quali si associa anche la globalizzazione nei suoi aspetti negativi.”

E sono i minori i più vulnerabili “perché, mentre si affacciano alla vita, sono invisibili e senza voce: la precarietà li priva di documenti, nascondendoli agli occhi del mondo; l’assenza di adulti che li accompagnano impedisce che la loro voce si alzi e si faccia sentire.”

Cosa fare dunque?, chiede il Papa.

E la risposta muove dalla considerazione che “ognuno è prezioso, le persone sono più importanti delle cose e il valore di ogni istituzione si misura sul modo in cui tratta la vita e la dignità dell’essere umano, soprattutto in condizioni di vulnerabilità, come nel caso dei minori migranti. Inoltre occorre puntare sulla protezione, sull’integrazione e su soluzioni durature.” Il testo affronta poi i temi della cooperazione internazionale, del dramma dei tanti conflitti presenti in tante parti del mondo, delle cause che provocano le migrazioni.

L’impegno dell’Anci per l’accoglienza

Abbiamo letto il messaggio del Papa insieme a Matteo Biffoni, sindaco di Prato e delegato Anci per l’immigrazione, che è stato tra i sindaci invitati qualche settimana fa proprio dal Papa, in Vaticano insieme a tanti colleghi di altri paesi europei, a riflettere sui temi dell’accoglienza.

Alla luce del messaggio di Francesco, Biffoni ci dice che ”oggi il fenomeno dell’immigrazione non ci pone davanti solo alla sfida dell’accoglienza dignitosa e dell’integrazione delle tante persone in fuga da guerre, persecuzioni e povertà. Oggi l’emergenza che sempre più ci troviamo ad affrontare è quella dei minori non accompagnati, che giungono nel nostro Paese dopo odissee. Come ricorda anche Papa Francesco nella sua lettera, quella dei minorenni è un’emergenza umanitaria che richiede un’attenzione e una risposta da parte di tutti, e non solo delle associazioni di volontariato e delle istituzioni in prima linea nella gestione degli sbarchi degli immigrati. Serve un impegno forte del governo centrale, ma accanto a questo i territori e i loro organi di governo, il mondo dell’associazionismo e ogni persona devono assumersi uno sforzo affinché i bambini e le bambine e i ragazzini e le ragazzine che arrivano da soli nel nostro paese possano trovare condizioni di vita adeguate ai bisogni della loro età e ritrovare un mondo di attenzioni e di affetti che ne scongiuri la solitudine e un nuovo dramma per le loro esistenze già provate dall’abbandono dei loro cari e delle guerre viste nei loro paesi d’origine.”

E per chi fugge da situazioni di pericolo, Biffoni ricorda che “accoglienza dignitosa e integrazione sono l’impegno che abbiamo assunto come Anci per rispondere al complesso fenomeno dell’immigrazione che continua a non conoscere soste, in particolare in quella sua particolare forma che è l’arrivo dei richiedenti asilo, tema ben più complesso della migrazione puramente economica che siamo abituati a conoscere. È un impegno e una pratica di governo che riaffermiamo in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, consapevoli che si tratta di una sfida a cui non possiamo sottrarci, perché non ci si può sottrarre agli eventi della Storia. È un passaggio ineludibile, come ineludibile deve essere l’impegno delle politiche nazionali e sovranazionali per contrastare intolleranze, fanatismi e terrorismo.”

E conclude sottolineando come “molti Comuni e molte comunità locali, in questi anni, hanno profuso impegno concreto e generosità sia in termini di accoglienza che di percorsi d’integrazione, cercando sempre di anestetizzare tutte le tensioni che rischiano di crearsi, valore altrettanto importante per le amministrazioni. È la strada giusta per creare gli antidoti ai rischi di tensioni sociali e di inutili e pericolosi populismi, che rischiano di minare i principi di democrazia e solidarietà su cui si fonda l’Europa. È un percorso che Anci ha promosso e sostenuto e che, anche alla luce delle nuove emergenze, intende continuare a sostenere con forza e impegno costante, perché solo così saremo in grado di costruire città aperte e inclusive contro ogni forma di violenza e integralismo”.