Bollettino Urbact – Ottobre 2014

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URBACT e gli Investimenti Territoriali Integrati (ITI)

Quando le città dovrebbero utilizzare l’Investimento Territoriale Integrato?
I nuovi Investimenti Territoriali Integrati costituiscono uno dei pilastri fondamentali del periodo di programmazione 2014-20. Essi sono definiti, in termini di regolamentazione, nel regolamento recante disposizioni comuni e sono parte dell’articolo 7 del regolamento FESR che prevede che almeno il 5% dei fondi europei sia destinato allo sviluppo urbano integrato.

E’ possibile applicare altri due metodi per trasmettere l’articolo 7, includendo le forme esistenti di asse verticale utilizzate con grande effetto nei Lander tedeschi ed interi programmi destinati a singole città utilizzati più raramente.

Cosa sono gli Investimenti Territoriali Integrati?

Dal Regolamento UE recante Disposizioni Comuni (n. 1303/2013), articolo 36

1. Qualora una strategia di sviluppo urbano o un’altra strategia territoriale, o un patto territoriale di cui all’articolo 12 (1) del Regolamento FSE, richieda un approccio integrato che coinvolge investimenti dal FSE, FESR o del Fondo di Coesione nell’ambito di più assi prioritari di uno o più programmi operativi, le azioni possono essere svolte attraverso l’ Investimento Territoriale Integrato (“ITI”). Le azioni svolte come ITI possono essere integrate con il sostegno finanziario del FEASR e del FEAMP.

2. Se un ITI è sostenuto dal FSE, FESR o dal Fondo di Coesione, il programma o i programmi operativi relativi devono descrivere l’approccio all’uso dello strumento ITI e la dotazione finanziaria indicativa di ciascun asse prioritario in conformità alle norme specifiche di ciascun Fondo. Quando un ITI è completato con il sostegno finanziario del FEASR e del FEAMP, la dotazione finanziaria indicativa e le misure contemplate dovranno essere definite nel programma o nei programmi in conformità alle norme specifiche di ciascun Fondo in questione.

3. Lo Stato Membro o l’autorità di gestione può incaricare uno o più istituzioni intermedie, compresi enti locali, enti di sviluppo regionale o organizzazioni non governative, per definire la gestione e l’attuazione di un ITI, conformemente alle norme specifiche di ciascun Fondo.

4. Lo Stato Membro o le relative autorità di gestione devono garantire che il sistema di monitoraggio del programma, o dei programmi, preveda l’individuazione delle operazioni e dei risultati delle priorità che contribuiscono ad un ITI.

Questi aspetti dei nuovi strumenti territoriali sono stati discussi al meeting URBACT tenutosi a Roma l’11 settembre dove il pubblico di invitati delle città, le relative autorità di gestione e i rappresentanti degli Stati membri hanno analizzato le intenzioni riguardo l’utilizzo dei nuovi strumenti dell’ articolo 7 e in che modo queste possono essere organizzate a livello urbano. Il nuovo strumento dell’articolo 7 al centro del dibattito è stato l’Investimento Territoriale Integrato o ITI.

Allora, quando una città dovrebbe utilizzare il nuovo Investimento Territoriale Integrato?

La risposta più semplice per le città URBACT, è che se possono dovrebbero usarlo. Quindi, se il programma operativo FESR consente l’utilizzo di un ITI e se la città è stata proposta nell’ambito del programma, allora ha senso per la città approfittare della nuova disposizione. Si stima che 10 miliardi di euro di sostegno comunitario potrebbero essere spesi attraverso il nuovo meccanismo e ben due terzi degli Stati membri intendono usufruirne. Il risultato finale non sarà noto fino al termine dei negoziati tra Commissione e Stati Membri.

Ogni Stato Membro darà risposte al nuovo articolo 7 a modo suo. Alcuni avranno solo poche grandi città ritenute adatte – questo sarà il caso dei Paesi Bassi, dove le quattro città più grandi saranno le cosiddette città dell’ Articolo 7. In altri, come in Francia, la rete sarà lanciata in modo più esteso e ci saranno 10-12 ITI solo nell’ Ile de France e ben 50 città coinvolte in tutto il Paese. In generale le autorità nazionali e / o regionali avranno già preso la decisione sull’utilizzo o meno dell’ITI o altre disposizioni ai sensi dell’articolo 7 (asse verticale o interi programmi). Queste stesse città avranno anche i requisiti per essere membri del nuovo Network per lo Sviluppo Urbano che agirà da forum per lo scambio e le altre attività mobilitate attraverso gli incontri a livello comunitario.

Se la vostra città è una di quelle individuate per un ITI, allora l’ovvio passo successivo è quello di ottenerlo, dopo aver avuto una prima discussione con l’Autorità di Gestione del FESR.

L’ esperienza avuta sul contributo degli Stati membri in un recente seminario che si è svolto a Roma l’11 settembre, ha evidenziato che circa due terzi di loro useranno gli ITI in qualche modo. Tuttavia, la stragrande maggioranza sta delegando solo il minimo livello di funzioni. In particolare, essi delegano il diritto della città riguardo la selezione delle operazioni. Questo lascia tutto il resto della attività di programmazione, compresi i controlli di ammissibilità, il monitoraggio, i pagamenti e la valutazione nelle mani dell’Autorità di Gestione.

Tuttavia, anche in questa forma, l’ITI offre molti vantaggi per la città. Ancora più importante, mette la città al posto di guida. La città può assemblare un pacchetto coerente di progetti legati ad una strategia globale e avendo la comprensiva aspettativa che questi saranno approvati. Con il sistema di offerta tradizionale, solo alcuni dei progetti otterrebbe l’approvazione e la coerenza del pacchetto potrebbe essere compromessa. Questa capacità di pianificare l’implementazione è un grande vantaggio dell’ ITI. Offre anche la possibilità di avere un unico pacchetto di progetti finanziati di priorità differenti del programma principale del FESR, da altri programmi (compresi i Programmi Europei di Cooperazione Territoriale come Interreg) e da altri fondi, in particolare il Fondo Sociale Europeo, e nel caso, dal Fondo di Coesione, che finanzia grandi progetti nel settore dell’ambiente e dell’energia. Quest’ultimo caso potrebbe essere particolarmente utile per completare un grande investimento con altri progetti, al fine di massimizzare i benefici di un’ area locale. Tuttavia, come con tutti gli aspetti dei Fondi strutturali, il diavolo è nei dettagli.

Tipologie di ITI

Prima di tutto ci sono ITI urbani e non urbani. Questo articolo si concentrerà sull’ITI urbano perché URBACT è un programma rivolto alle città. In secondo luogo essi possono assumere forme diverse, per questo la Commissione Europea sta conducendo uno studio per esaminare le quattro diverse tipologie:

  1. ITI Aree metropolitane in cui un’area metropolitana si consolida venendo trattata come un singolo ITI. Alcune delle proposte ITI della Polonia seguono questo approccio e sono state concepite per compensare la mancanza di un livello governativo metropolitano. Nel caso di Wroclaw l’ITI sarà gestito a livello locale dalla città stessa. Altri Comuni parteciperanno in qualità di partner dell’ITI, attraverso una commissione costituita da sindaci.
  2. Focus sui quartieri degradati: questo è il modo in cui l’approccio integrato era stato sviluppato a livello europeo nell’ambito dei programmi URBAN I e II ed è stata successivamente integrato nel periodo 2007-13. Gli ITI offrono il potenziale non solo per affrontare i problemi legati alla povertà, ma anche di concentrare gli investimenti su aree di opportunità delle quali le popolazioni locali possono beneficiare. In particolare, l’ITI può permettere di coordinare risorse del FESR e del FSE in modo più efficace che attraverso programmi mono-fondo. L’articolo 7 di Rotterdam si concentrerà sui quartieri svantaggiati. Rotterdam è in una posizione unica per essere l’ Autorità di Gestione della Regione più popolosa dei Paesi Bassi e ha molta esperienza nella gestione dei fondi.
  3. ITI Urbano-Rurali. Oltre ad essere utilizzato in un contesto metropolitano può essere utilizzato per rafforzare legami urbano-rurali all’interno di un’area urbana funzionale.

L’ ITI di Göteborg lavorerà con la città di Göteborg e le sue autorità confinanti.

Immagine: ITI Goteborg.

  1. ITI transfrontalieri sono esempi rari a causa delle difficoltà nell’ operare in diversi Stati membri. Esempi ben noti in Europa riguardano Basilea, Francoforte, Lille, e Ginevra. Questi ITI offrono la possibilità di finanziare progetti transfrontalieri e anche per collegare l’ INTERREG un tipo di attività transfrontaliera con i progetti dei programmi FESR e FSE tradizionali.

In che modo Urbact sarà di supporto agli ITI? 

Il nuovo programma operativo URBACT III offre un potenziale supporto per gli ITI accanto agli altri approcci dell’ Articolo 7 così come altri strumenti territoriali, come la Comunità di Sviluppo Locale. Il nuovo programma conterrà due nuovi tipi di reti che potrebbero essere rilevanti insieme alla prosecuzione delle reti per la definizione di Piani di Azione Locali che sono attualmente in fase di sperimentazione in URBACT II.

Le reti per il trasferimento delle conoscenze (Transfer Network) consentiranno alle città di imparare da una “città donatrice” come svolgere una determinata attività. Ci sono attualmente sei transfer networks pilota in fase di sperimentazione su argomenti diversi, come quello per il riutilizzo di edifici vuoti di una città (TUTUR), o quello sul tema delle città come destinazioni gastronomiche (Gastronomic Cities).

Tuttavia, sono le reti di implementazione (Implementation Networks) che saranno particolarmente interessanti per tutte le città dell’Articolo 7 perché queste reti consentiranno alle città che hanno le risorse dai loro programmi operativi di imparare le une dalle altre nel corso dei primi anni di attuazione dei loro piani e strategie di azione. Anche se queste reti di implementazione saranno aperte a tutte le città che hanno un piano delle risorse in atto, saranno probabilmente più interessanti per quelle città che hanno in programma degli Investimenti Territoriali Integrati, perché è probabile che vi sia un notevole valore aggiunto al livello europeo nel condividere le prime esperienze. I primi bandi sono attesi per la fine del 2015.

Accanto alla attività del network, per il quale vengono spesi la maggior parte delle risorse di URBACT ci sarà anche lo sviluppo delle capacità per le città coinvolte nelle reti in modo che possano sviluppare le loro competenze a livello locale con le altre parti interessate. Attività di capitalizzazione e di comunicazione permetteranno alle città che non hanno partecipato direttamente alle reti di beneficiare del know-how e delle conoscenze che sono state scambiate.

Questioni legate alle città

La chiave del successo con i nuovi strumenti territoriali come l’ITI sarà quello di portare lo spirito della Carta di Lipsia nel quadro di attuazione. Ciò significa che i pacchetti di progetti dovrebbero essere basati su una solida analisi dei problemi affrontati, che dovrebbe esserci la co-produzione di strategie e piani con una vasta gamma di soggetti interessati e che l’enfasi sulle soluzioni di integrazione deve essere mantenuta anche nella fase in cui la consegna dei progetti è in corso. Le città che intendono approfondire la partecipazione possono combinare un ITI con una Comunità di sviluppo locale e adottare un approccio bottom-up per lo sviluppo di strategie e azioni. Questo è probabile che sia particolarmente importante nello sviluppo di nuove soluzioni per le zone svantaggiate, che durante la crisi hanno spesso subito le maggiori perdite economiche.

Il periodo fino al 2020 vedrà una notevole sperimentazione su come utilizzare al meglio le risorse del programma nelle città. URBACT lavorerà con le città per contribuire a garantire che le lezioni apprese siano comprese in tutta Europa.

Per saperne di più:

URBACT 2014-2020 – URBACT website

Community-Led Local Development or How to Put People at the Center of Policy-Making – Articolo URBACT

Ten differences between Integrated Territorial Investments (ITI) and Community Led Local Development (CLLD) – URBACT blog

 

Riflettori sulle città: Atene, una metropoli Urbact del cibo

Atene ha percorso una lunga strada, dall’essere una città con un indice pari allo 0 di autosufficienza alimentare, è passata ad introdurre le politiche alimentari come priorità del suo programma politico. Scopri in che modo ci è riuscita e come Urbact le è stata di supporto.

Atene, una città storica che si è trasformata in una metropoli moderna: cosa si può dire della sua cultura alimentare?

Atene è una metropoli urbana europea unica nel suo genere. Con una storia di oltre 3.000 anni, rappresenta una delle aree più dense dell’UE con diversi problemi e sfide da affrontare. Ultimamente Atene è sotto i riflettori dei media di tutto il mondo a causa degli effetti della grave crisi finanziaria che la Grecia ha dovuto affrontare. Riguardo il profilo della sua popolazione, si deve tener presente che il Comune di Atene comprende solo la zona centrale della città che ospita 660.000 abitanti. L’area metropolitana, invece, include quasi l’intera Regione dell’Attica con 58 municipalità e una popolazione stimata di 3,75 milioni nel 2014. Se si includono nell’area metropolitana le vicine città satellite di Calcide, Thiva e Corinto, allora la popolazione totale raggiunge un numero molto più alto, creando una situazione unica in quanto quasi la metà della popolazione della Grecia si trova qui.

L’impatto sulla domanda di trasporto, reti energetiche, alloggio, logistica e approvvigionamento alimentare è ovviamente molto importante. Nel corso degli ultimi due decenni Atene ha anche assistito ad un’esplosione di popolazione immigrata. Oggi infatti, ospita tutte (magari con qualche eccezione) le civiltà e le nazionalità del mondo, un fatto che ha trasformato Atene in un’ autentica metropoli.

Per quanto riguarda la produzione alimentare, l’espansione urbana ha ridotto terreni agricoli nella regione dell’ Attica e ha colpito soprattutto alcuni quartieri. Ad esempio, Mesogheia, una zona dell’Attica Orientale, una volta centro di produzione agricola, ora ospita il nuovo aeroporto E. Venizelos, un progetto che ha creato pressioni per le abitazioni e i terreni agricoli presenti. Allo stesso modo, Thriasio Pedion nell’Attica occidentale, un’altra zona agricola, è stata trasformata in una zona logistica e industriale, eliminando del tutto la produzione agricola. Di conseguenza, l’Attica e la città di Atene sono i centri per l’importazione di prodotti agricoli provenienti dalla Grecia rurale e dall’estero. Atene, in particolare, non ha una sua produzione agricola e come città ha ottenuto lo 0% di autosufficienza alimentare.

Per quanto riguarda la cultura alimentare, i greci in generale, gli Ateniesi in particolare, si sono allontanati dalla dieta mediterranea tradizionale legata al benessere e alla salute, per seguire la dieta contemporanea “globale”. Secondo Giorgos Keranis, esperto di cibo e collaboratore dell’Agenzia Athens Development and Destination Management, “negli ultimi 35 anni, le famiglie hanno completamente cambiato i loro modelli nutrizionali allontanandosi dalla dieta greca tradizionale verso una dieta occidentalizzata a base di carne, grasso e cibo già pronto; per esempio il consumo di carne pro capite delle famiglie ammonta a 4,5 chili, rispetto al chilo di qualche decennio fa. Si è creato così un circolo vizioso in cui l’urbanizzazione ha eliminato la produzione agricola, aumentando le importazioni alimentari, cambiando così il modello nutritivo, da un lato a causa della scarsità produttiva, dall’altro per la domanda di importazione dei “moderni modelli” occidentali. Tale cambiamento è evidente nella ristorazione nonché nelle imprese di catering, in cui è difficile trovare un menù completo a base di prodotti locali che rappresenti una vera e propria dieta greca”.

Per queste ragioni, si potrebbe pensare che una discussione relativa ad iniziative legate al cibo ad Atene non sarebbe ben accolta. Ancora di più in tempi di crisi, in quanto l’alimentazione è diventata una necessità di base piuttosto che una cosa da essere migliorata; comunque ad Atene atteggiamenti verso il miglioramento delle procedure di coltivazione, produzione, distribuzione e consumo alimentare sembra stiano guadagnando l’attenzione di individui, famiglie, gruppi, organizzazioni e imprese alimentari.

urbact orto bambini(Nella foto: I bambini si prendono cura del loro orto all’asilo di Plaka)

ll Comune di Atene partecipa in qualità di partner del progetto, attraverso l’Agenzia Athens Development and Destination Management, alla rete URBACT “Sustainable Food in Urban Communities“. Grazie a questo impegno, sfide come agricoltura urbana, alimentazione, educazione alimentare, distribuzione alimentare e green jobs sono discussi e trattati progressivamente a livello locale.

L’alimentazione è l’elemento centrale anche delle altre due reti URBACT II nelle quali gli enti locali di Atene sono coinvolti come partner. Il progetto della Regione Attica affronta i problemi legati ai suoi mercati alimentari all’aperto e coperti attraverso la sua partecipazione al network URBACT Markets.

Nel frattempo, più di recente, il Comune di Korydallos ha iniziato a lavorare sul concetto di strategia gastronomica locale attraverso le “Gastronomic Cities”. L’area metropolitana di Atene è pronta a diventare una URBACT “Food Metropolis”. Poiché ci sono molte sfide comuni tra queste reti, si prevede di combinare alcune fasi e sviluppare il lavoro insieme nel prossimo periodo.

Sia Elpida Papadopoulou della Regione dell’Attica che Andreas Alexopoulos della città di Korydallos confermano che URBACT è stata un’opportunità unica per sviluppare partnership. Come afferma Elpida Papadopoulou “stiamo discutendo problemi legati all’alimentazione con diversi attori interessati – in qualità di membri aderiscono i reciproci Gruppi di supporto locale – questo non sarebbe stato possibile al di fuori di URBACT.”

L’introduzione della politica alimentare come priorità chiave dell’agenda politica

Processi decisionali partecipativi e coinvolgimento dei cittadini nella programmazione politica sono aspetti ancora poco presenti in Grecia, ottenere la fiducia tra gli attori coinvolti che avrebbero fatto parte del Gruppo di Supporto Locale della rete “Alimentazione sostenibile” non è stato proprio un passo facile.

Secondo Dina Tsamourtzi dell’Agenzia “Development and Destination Management” di Atene, “in un primo momento molti dei rappresentanti delle parti interessate hanno pensato che questo avrebbe minacciato la proprietà delle loro attività, quindi per noi è stata una sfida enorme essere in grado di guadagnarci la loro fiducia. Allo stesso tempo, la politica sull’Alimentazione Sostenibile è una novità nella realtà greca, sia a livello di governo nazionale che di quello locale. E’ quindi una grande sfida, in modo concreto e simbolico, introdurre la politica alimentare ad Atene dal momento che è la capitale della Grecia. Ciò richiede in gran parte che le politiche alimentari entrino a far parte delle discussioni delle autorità municipali, capire la loro importanza e, infine, adottare un quadro di riferimento per la creazione e l’attuazione delle politiche in modo sistematico.

Tutto questo non è per dire che le azioni, o i progetti legati all’alimentazione sostenibile non vengano implementati dal Comune di Atene, dalla società civile e dagli attori economici. Al contrario, ci sono molte attività in atto che seguono i temi e le questioni che l’ “Alimentazione Sostenibile” sta cercando di promuovere. Ad esempio, orti per le scuole, “biowaste” – un programma volto al compostaggio dei rifiuti alimentari – strutture di sostegno alimentare per i meno privilegiati e il rilascio di autorizzazioni per lo sviluppo di mercati di agricoltura biologica nel centro della città (non ancora implementato per cause legislative). Inoltre, sono organizzati programmi di cucina collettiva per i poveri ed eventi che promuovono la gastronomia locale; negozi e ristoranti che spostano la loro attenzione verso i prodotti locali; sforzi accademici verso una alimentazione sana; NGO per promuovere modelli nutrizionali sostenibili, nel tentativo di attirare l’attenzione di turisti locali e non.

Tuttavia, mancano due collegamenti: (a) il legame tra autorità comunali e società civile è ancora debole e (b) il collegamento tra l’intenzione di un sistema alimentare sostenibile e le azioni connesse. Secondo George Keranis “abbiamo bisogno di rafforzare la politica partecipativa e di promuovere una politica agroalimentare generale basata su dati, strategie ed obiettivi concreti. Il Metodo URBACT si rivela uno strumento eccezionale per realizzare una strategia ben definita. E dal momento che l’onestà è la miglior politica, c’è ancora tanto da fare per arrivare a dei risultati. Siamo ancora all’inizio”.

Altre idee sono ancora in una fase iniziale di pianificazione all’interno del team “Alimentazione Sostenibile”, ma potrebbero svilupparsi nei principali interventi; in alcuni casi vengono affrontati temi di rigenerazione della città. La creazione di una Fattoria Urbana comunale a Elaionas (un’area dismessa che si trova tra Atene ed il Pireo) potrebbe innescare discussioni circa la rigenerazione di tutta l’area che ora è caratterizzata da problemi sociali e degrado. L’identificazione delle proprietà pubbliche che possono essere utilizzate come orti urbani è un’attività che può creare le condizioni per un rinnovo urbano. Ad esempio la creazione di un orto botanico presso l’Accademia di Platone dopo aver bonificato il terreno potrebbe creare le condizioni per un potenziamento del quartiere, è stato infatti accolto positivamente dai suoi abitanti. Inoltre, sono in discussione le attività per il pubblico più ampio, come l’organizzazione di corsi gratuiti di agricoltura biologica con il sostegno dei membri del Gruppo di Supporto Locale o la distribuzione di una “scatola per l’agricoltura biologica / toolkit” per la creazione di piccoli giardini urbani.

Capacity building: una reinterpretazione del concetto di politica alimentare

Nell’ambito dell’operazione un gruppo di attori chiave ha avuto la possibilità di interagire attraverso il Gruppo di Supporto Locale. Il numero dei membri del gruppo è oscillato, ma alla fine è cresciuto. Secondo George Keranis “l’atteggiamento iniziale verso la costruzione del gruppo era di diffidenza. Abbiamo dovuto capire in modo chiaro a che punto siamo riguardo la politica partecipativa e quella alimentare. Atene ha così iniziato con un piccolo esperimento. L’idea principale non era quella di costituire un super-grande e inclusivo Gruppo di Supporto Locale, ma seguendo la metodologia URBACT, abbiamo optato per uno più piccolo e funzionale, con attori che attuano alcune best practices “Il passo successivo è stata la parte rischiosa: dare un quadro di riferimento per quanto riguarda i problemi e le politiche alimentari ad Atene, è stato lasciato alla disponibilità dei partecipanti a contribuire nel modo che ritengono più opportuno. “Come previsto, i risultati variano, tuttavia vi è un importante elemento di innovazione: i partecipanti hanno deciso autonomamente come avrebbero partecipato e senza nessun tipo di forzatura. Questo offre una visione chiara del punto in cui ci troviamo con ciascuno dei partecipanti e dove possiamo andare per quanto riguarda le attività e le azioni di pianificazione. Come primo passo, sembra più efficace collaborare con coloro che sono disposti a contribuire, piuttosto che “costringere” tutti allo stesso modo. “

Dopo la fase iniziale, il gruppo è composto da soggetti provenienti da diversi settori: agricoltori biologici che operano in mercati di agricoltura biologica, l’Università Tecnologica del Pireo, il Museo Ellenico di Gastronomia, Organizzazione Terra, NGO che si occupano di sviluppo sostenibile, la Stazione Radio Municipale, unioni economiche solidali come il network “Alternative Trade”, cuochi, Gastronomos – rivista sull’alimentazione con la più alta diffusione in Grecia – un asilo comunale a Plaka per lo più attivo nelle questioni ambientali e funzionari comunali – dai vice-sindaci eletti ai policy makers di diversi settori. Secondo Dina Tsamourtzi, “la loro partecipazione e la volontà di lavorare insieme sono stati gli input più importanti per il progetto e l’atmosfera è stata positiva; ciò non significa che non ci siano minacce per il futuro; abbiamo bisogno di offrire un terreno chiaro per l’azione “L’esperienza delle altre città ha facilitato il processo di apprendimento: Bruxelles come capofila, Lione e Amersfoort, ma anche città come Messina che si trovano ad affrontare lo stesso contesto politico europeo meridionale, sono state importanti fonti di ispirazione per i membri del Gruppo di Supporto Locale di Atene.

Giugno 2014: unire le competenze URBACT in un evento

Come accennato, Atene è al centro di tre programmi URBACT legati all’alimentazione, dopo che i loro membri si erano incontrati durante i seminari nazionali, era solo una questione di tempo fino a quando sarebbero state attuate idee per le sinergie. Il 27 giugno, tre partner URBACT – Atene, Korydallos e la regione dell’Attica – “si sono incontrate all’ingresso principale della storica “Varvakeios”, Mercato Centrale di Atene, per celebrare l’evento “Atene, metropoli del Gusto”. L’evento è stato organizzato in occasione della “Dichiarazione per le Giornate internazionali dei mercati”, proposto dai partner del network dei Mercati URBACT. E’ stato ospitato nei locali Synathina sul lato opposto dell’ ingresso del mercato, uno spazio aperto per usi temporanei a cittadini e organizzazioni non governative, come una piattaforma pubblica per coinvolgere i cittadini (il progetto Synathina è stato uno dei 5 vincitori del Bloomberg City Challenge). Ognuno dei tre partner URBACT ha partecipato all’evento con una diversa attività.

Piatti tipici(Nella foto: Preparazione di piatti tradizionali Afghani davanti al mercato Varvakeios)

Quattro noti chef greci che utilizzano prodotti locali biologici e di qualità nelle cucine dei loro ristoranti hanno coordinato l’evento. Inoltre, i rappresentanti delle comunità etniche di Atene sono state invitate a partecipare; l’Associazione Donne Nigeriane e l’Associazione immigrati e rifugiati Afghani, durante la manifestazione hanno cucinato ed offerto ricette tradizionali, facendo così conoscere agli Ateniesi la loro cultura gastronomica. In questo modo è stata promossa l’idea che il cibo possa unire e creare nuove amicizie tra diversi gruppi nel centro della città, concentrandosi quindi sulla sostenibilità, l’inclusione sociale e la varietà delle culture alimentari di Atene. Allo stesso tempo, i visitatori sono stati informati sulle tre reti URBACT. Durante l’evento c’è stata copertura nazionale dei media (e social media), la partecipazione positiva da parte dei cittadini ed un clima di festa. Il progetto Sustainable Food, in particolare, ha accolto un numero di visitatori che hanno dimostrato interesse per quanto riguarda il contenuto del programma e la metodologia partecipativa bottom-up. Allo stesso tempo, numerosi visitatori si sono dimostrati interessati a partecipare al Gruppo di Supporto Locale, così nuovi soggetti sono entrati a far parte del Gruppo di Supporto Locale, come ad esempio la rivista sul cibo Gastronomos e partecipanti provenienti dalla società civile e dal settore privato. Si prevede che l’evento possa influire positivamente sull’elaborazione e sulla promozione del Piano di Azione Locale. Kleomenis Zournatzis, chef e componente del Gruppo di Supporto Locale che ha cucinato durante l’evento, è stato colpito dall’impatto che ha avuto. “Anche se questo tipo di iniziative sono una tendenza importante in molte aree metropolitane di tutto il mondo, non è così comune ad Atene. E’ bello vedere che stiamo recuperando terreno ed esser parte di questo”

Un network alimentare nato per durare nel tempo

Cosa succederà nelle fasi successive? Iniziare un dibattito sulle politiche alimentari era già un passo enorme, ma che futuro avranno queste iniziative? Secondo Giorgos Keranis il network “Sustainable Food” ha portato alcune idee nuove per la città: ” Le visite da parte di Città partner come Lione e Messina, il confronto con chef, agricoltori urbani, proprietari di negozi di alimenti biologici e gli insegnanti delle scuole coinvolte in progetti locali sono stati una fonte di ispirazione degli approcci innovativi che hanno queste città. Il Gruppo di Supporto Locale URBACT si è formato in un momento cruciale ed è stato di grande aiuto per la formazione di competenze “Sembra che questo fosse il momento giusto per iniziare questa discussione. Cosa più importante, come i membri dei Gruppi di Supporto Locale hanno iniziato ad essere sempre più interessati alle attività ed il network ha iniziato ad essere più pubblicizzato, le porte dei responsabili politici si sono aperte. Hanno cominciato a capire che questa può essere una opportunità unica per una politica alimentare locale a lungo termine, che avrà un impatto sulla città”, afferma Keranis. Ovviamente, alcuni interventi proposti hanno uno scopo educativo e simbolico. Per esempio l’agricoltura urbana non può coprire i bisogni di Atene, né è possibile competere con pratiche agricole commerciali; per cambiare il modello di produzione alimentare e di distribuzione è necessario un approccio più ampio e un cambio di atteggiamento.

L’operazione del Gruppo di Supporto Locale ha anche spinto gli attori del governo locale ad includere elementi di politica alimentare nella loro programmazione generale (attraverso il Piano Integrato di Intervento Urbano realizzato dal Comune di Atene) e considerare l’utilizzo dei risultati di Sustainable Food come priorità nel nuovo accordo di partenariato della Regione Attica (che potrebbe portare ad un’iniziativa di Sviluppo di una Community Locale all’interno dell’ITI dell’Attica). Il progetto può avere un effetto profondo sul modo in cui la generazione più giovane percepisce il concetto di sostenibilità nella produzione e distribuzione alimentare e portarli ad adottare atteggiamenti diversi nei confronti del cibo. Rafforzare le partnership e mantenere rapporti di fiducia fra le parti interessate è quindi una sfida fondamentale.

Per saperne di più:

Sustainable Food in Urban Communities – URBACT website

Sustainable Food in Urban Communities Blog – Project blog 

URBACT Markets – URBACT website 

Gastronomic Cities site – URBACT website 

Mayors challenge 21 finalists– Bloomberg (Synathina Project Athens) – Website