Rifugiati e accoglienza, dalla rete dello Sprar storie di inclusione attraverso i sapori locali
L’accoglienza può contribuire a rilanciare vecchi mestieri o a recuperare terre abbandonate contribuendo alla valorizzazione del territorio e dei prodotti locali nell’interesse della collettività. E’ quello che succede ad Asti, Trento e Valderice (Trapani) con i progetti di accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo della rete Sprar.
Riconosciuto come fiore all’occhiello dell’Europa e modello da estendere anche ad altre città europee, il sistema dello Sprar punta a percorsi di accoglienza integrata per garantire la piena autonomia delle persone accolte. Un approccio che favorisce anche l’incontro e la collaborazione tra i diversi soggetti del territorio.
Abbiamo preso in esame tre esperienze legate al cibo all’interno dello Sprar che dimostrano come questa sinergia produca effetti positivi per l’intera comunità locale.
La polenta dei rifugiati – Li hanno chiamati scherzosamente “profughi polentoni”, sono i rifugiati e richiedenti asilo, provenienti dal Gambia, Mali e Nigeria ospiti del centro di accoglienza Villa Quaglina di Asti. Qui i ragazzi accolti nello Sprar si sono dedicati alla semina e alla raccolta del mais otto file, una varietà tipica piemontese usando tecniche di agricoltura biologica senza l’uso di prodotti chimici. Il progetto nasce con l’intento di contribuire alla valorizzazione delle eccellenze agro-alimentari locali grazie al contributo dei rifugiati che, proprio in queste settimane, sono impegnati nella raccolta e confezionamento del mais cosicché a Natale si possa gustare la polenta fatta con questa particolare farina.
Villa Quaglina Farm. Oggi raccogliamo il mais 8 file. E per natale sarà pronta la farina prodotta dai rifugiati. Polentoni preparatevi!
Posted by Piam Onlus Asti on Monday, 28 September 2015
Basta coi #luoghicomuni, impariamo dagli errori del passato per costruire un futuro migliore! #laccoglienzafabene pic.twitter.com/Wp6q9ulXlX
— l’AccoglienzaFaBene (@AccoglienzaPiam) 12 Giugno 2015
L’arte della panificazione – A Trento invece l’arte del pane rivive nelle mani di Alì. Originario del Pakistan, Alì lascia il suo paese perché perseguitato per via della sua appartenenza all’etnia hazara, minoranza originaria dell’Afghanistan. Giunto in Italia, viene accolto nel progetto Sprar locale e qui comincia a svolgere un tirocinio in un panificio del centro storico di Trento. Un lavoro che il giovane già svolgeva nel suo paese d’origine. Passione, competenza e impegno gli hanno permesso di conquistare la fiducia e la stima del suo datore di lavoro che ha deciso di assumerlo. Alì contribuirà così a mantenere viva la tradizione di un pezzo di storia dell’arte panaria locale. Il panificio infatti è un vero e proprio laboratorio artigianale avviato nel 1924 a Trento e arrivato alla sua terza generazione di imprenditori.
Storie dallo #Sprar: Trento, dalla richiesta d’asilo all’arte del pane https://t.co/nGWGUNhpxh pic.twitter.com/sChGzL1Zfw
— ReteSprar (@rete_sprar) 17 Novembre 2015
Posted by Cinformi Immigrazione on Thursday, 12 November 2015
Finito a Roma corso cucina per rifugiati con @slow_food_italy al @Museo_MAXXI. Esperienza bellissima @rete_sprar pic.twitter.com/6e17aaNUEE
— In Migrazione (@InMigrazione) November 12, 2015
I sapori dell’inter – coltura – A Valderice, in provincia di Trapani, succede invece che le terre confiscate alla mafia vengono coltivate e restituite alla legalità grazie al lavoro dei rifugiati. Con il progetto “I sapori dell’Inter – coltura” promosso dallo Sprar di Valderice, su un terreno di circa 9mila metri quadrati, affidato in comodo d’uso per tre anni dall’amministrazione locale, i rifugiati coltiveranno i prodotti locali. “L’obiettivo sarebbe quello di portare nel Mercato contadino di Trapani questi prodotti freschi”, spiega la responsabile del progetto. I ragazzi coinvolti, grazie alla collaborazione con Confagricoltori, saranno seguiti da figure professionali specializzate che potranno insegnare loro le tecniche di coltivazione.
Esperienze che dimostrano come la valorizzazione dei prodotti del territorio, del cibo locale, possa essere la chiave per aprire la porta della conoscenza reciproca e della collaborazione tra cittadini e rifugiati promuovendo una cultura dell’accoglienza con effetti positivi per tutto il territorio.
“Inter-coltura”, rifugiati recuperano terreno confiscato alla mafia https://t.co/ri63pFnzmT
— ReteSprar (@rete_sprar) December 3, 2015
Angela Gallo
Twitter: @AngelaGallo1