“Lo Sprar: l’unica strada percorribile da un’amministrazione comunale”. I dubbi dei sindaci sulla stampa nazionale
«Un provvedimento che determinerà gli effetti opposti agli obiettivi dichiarati e che si dimostrerà inefficace producendo più clandestini – queste le parole del Sindaco Virginio Merola sul Corriere di Bologna commentando l’introduzione del decreto legge sicurezza e immigrazione – La combinazione dell’abolizione della protezione umanitaria e lo snaturamento del sistema Sprar, due delle norme contenute nel decreto legge sicurezza e immigrazione, porteranno a questo risultato. Ci saranno ripercussioni sulla sicurezza delle città perché la clandestinità comporta il rischio di un aumento dei reati». Si disegnerebbe, secondo il Sindaco, uno scenario che «è il contrario della politica che il Comune ha realizzato in questi anni, creando il primo sistema Sprar metropolitano d’Italia, che ha distribuito sul territorio i migranti, determinando una presenza equilibrata nei vari Comuni».
Gli fanno eco, su L’Arena, 33 sindaci dei comuni titolari di progetti Sprar in provincia di Verona, e su Il Foglio numerosi sindaci espressione del centrodestra preoccupati del depotenziamento dei progetti Sprar gestiti dagli enti locali.
«Quel sistema è in effetti l’unica strada percorribile da un’amministrazione comunale – dice Ilaria Caprioglio, Sindaco del centrodestra di Savona – per gestire e non subire il tema immigrati». Limitare l’accesso al circuito degli Sprar ai soli immigrati che già hanno ricevuto la protezione umanitaria, oltreché ai minori non accompagnati, sarebbe una modifica apprezzabile però, spiega la Caprioglio – ne consegue che per attuare le modifiche di accesso agli Sprar dovranno essere dilatati i tempi di accoglienza nei Cas. E questo può comportare qualche rischio». «I Cas – strutture più grandi, individuate in via straordinaria dalle prefetture e gestite perlopiù da privati – non hanno mai coinvolto direttamente le amministrazioni comunali: perciò questo sistema è sempre apparso ai sindaci come una scelta calata dall’alto, non gestita».
Anche Mario Conte, Sindaco leghista di Treviso, pur considerando il decreto «un ottimo segnale», spera che «verrà migliorato in Parlamento».
A Genova, Francesca Fassio, assessore alle Politiche sociali, sottolinea gli aspetti virtuosi del sistema Sprar – «Qui a Genova abbiamo appena 215 persone negli Sprar, e vorremmo ampliare questa platea per sottrarla ad altri circuiti meno virtuosi: è inaccettabile pensare di non riuscire ad accogliere in maniera civile un numero così esiguo di persone». «Dalla propaganda – aggiunge la Fassio – bisogna passare alla concretezza, alla gestione dell’ordinario: e allora dobbiamo dirci che fare impartire un paio d’ore di italiano a settimana, a persone che della nostra lingua non conoscono una parola, non serve a nulla. Bisogna pretendere che i mediatori culturali e gli operatori vari lavorino seriamente: serve più personale, più giovane e più motivato. E per farlo, basta utilizzare meglio le risorse, ma bisogna dare maggiore fiducia agli enti locali».
Spiega il quotidiano Il Foglio che un altro tema molto sentito dai sindaci è quello del controllo della gestione di centri d’accoglienza da parte di privati (i Cas sono gestiti nella stragrande maggioranza da privati o da cooperative). Francesco Rucco, Sindaco di Vicenza sostenuto dal centrodestra, sostiene – «che serve un controllo vero sull’attività dei privati. Un controllo che difficilmente i comuni, gravati spesso da situazioni di bilancio complicate, possono svolgere. Di tutto abbiamo bisogno tranne che di mercanti d’uomini». Concorda, sostanzialmente, anche Gianfranco Cuttica di Revigliasco, leghista, primo cittadino di Alessandria – «non ho ancora studiato il decreto», dice e aggiunge che «nell’anno di amministrazione abbiamo convenuto di bloccare nuovi arrivi ma abbiamo mantenuto e rinnovato lo Sprar». Funziona? «Abbastanza. Quello che non funziona è la miriade di cooperative che ospitano i migranti e non sempre lo fa nel rispetto dei patti».
«Un sistema meno protetto e meno gestito, cosi’ come quello che pare uscire dal decreto, e’ un sistema che rischia di avere tante piu’ di queste persone in giro per le strade italiane». A parlare è il primo cittadino di Pesaro e vicepresidente dell’Anci Matteo Ricci che continua: «La rete Sprar era la rete che funzionava più di tutti ed averla ridimensionata al minimo significa mettere al rischio il tema dell’integrazione e il tema di un’accoglienza sana».
Anche il presidente dell’Anci e Sindaco di Bari Antonio Decaro, ospite ieri a TGcom24, ha parlato del decreto legge sicurezza e immigrazione che «creerà a noi sindaci gravi difficoltà nella gestione dei migranti, mettendo in discussione un lavoro di anni che ci siamo sobbarcati nonostante non fosse una nostra competenza. Ma siamo noi l’interfaccia dei cittadini e abbiamo il dovere di prevenire tensioni sociali. Noi non abbiamo problemi a consegnare oggi stesso le chiavi degli Sprar al governo: può gestirli il ministero attraverso le prefetture. Ma è il principio che va salvato, il principio di una distribuzione dei migranti proporzionata al numero di abitanti». Link al video integrale: https://bit.ly/2QSu5RI
Su La Nuova Sardegna la posizione contro il potenziamento dei Cas espressa dall’assessore regionale Filippo Spanu e da Emiliano Deiana, Sindaco di Bortigiadas e presidente di Anci Sardegna: – «I Cas hanno generato allarme sociale e non hanno garantito nessuna integrazione. Occorre a andare in direzione opposta con una spinta maggiore verso gli Sprar: il sistema che vede i comuni e le comunità protagonisti di una accoglienza ordinata, fatta di piccolissimi numeri».
Maurizio Mangialardi, presidente dell’Anci Marche e Sindaco di Senigallia esprime il suo parere sul decreto all’agenzia Dire: «Il sillogismo che da’ il titolo al decreto ossia sicurezza e immigrazione non mi piace. Non mi e’ piaciuto neppure il metodo perché non c’e’ stata alcuna condivisione con l’Anci. Alle condizioni date l’idea e’ che il sistema sul quale avevamo lavorato come Comuni, basato su una integrazione diffusa, venga compromesso. Questo decreto portera’ fuori dagli Sprar tanti soggetti che, a quel punto, staranno in giro per le città senza diritto. Ma non si riuscirà ugualmente ad espellerli».
Fra le centinaia di articoli che si occupano del decreto e di ciò che cambia nel sistema dell’accoglienza, anche le voci di Roberto Milan (Sindaco di Bagnoli di Sopra, sul Mattino di Padova, che vuole dare fiducia sullo svuotamento della base presente sul suo territorio (attualmente ospita 100 persone); di Pierfrancesco Majorino assessore di Milano (su La Repubblica «nei prossimi mesi a Milano ci saranno almeno 800 nuovi senzatetto»); di Mario Emanuele Alvano, segretario di Anci Sicilia (su La Repubblica «Siamo seriamente preoccupati perché si colpisce una rete che ha funzionato bene, con numeri contenuti e con il coinvolgimento delle comunità, contrariamente a quanto avviene con l’accoglienza nei centri straordinari»); Gloria Lisi, vicesindaco di Rimini (sul Corriere di Romagna, ricorda, tra l’altro, che i richiedenti asilo dello Sprar questa estate hanno lavorato); Luciano Gualzetti direttore della Caritas milanese (su Avvenire «il decreto è esattamente all’opposto della filosofia della Caritas. Perché va nella direzione della chiusura e si concentra sull’espulsione e riesce a rendere difficile l’integrazione, sulla quale si dovrebbe investire»).
Infine il Tavolo Asilo – composto da A Buon Diritto, Acli, ActionAid, Amnesty International Italia, Arci, Asgi, Caritas Italiana, FOCUS Casa dei Diritti Sociali, Centro Astalli, CIR, Comunità di S.Egidio, Cnca, Emergency, Médecins du Monde Missione Italia, Mediterranean Hope (Fcei), Medici per i diritti umani, Msf, Oxfam Italia, Senza Confine – «chiede di poter intervenire, attraverso le audizioni parlamentari, al processo legislativo per dare un contributo come enti che ogni giorno sul territorio si occupano di tutela del diritto d’asilo e di accoglienza».
Intervista del Gr3 RAI (25 settembre 2018, edizione delle 8.45) al Presidente dell’ANCI Antonio Decaro.