Shangai Homes – Palimpsests of private life

Le abitazioni, i quartieri possono svelare molto sulla storia di una città. Persino la vita privata stessa dei residenti e le abitudini quotidiane sono lo specchio e la memoria del passato di una città. Così Jie Li, docente alla Harvard University, nel libro “Shangai Homes – Palimpsests of private life”, edito dalla Columbia University Press (2014), prova a raccontare come la città è cambiata nel corso degli anni attraverso le storie dei suoi stessi antenati e genitori e dei suoi abitanti ricreando così, nel lettore, la sensazione di rivivere i suoni e gli odori dei quartieri e delle case di Shangai. Il volume si snoda lungo tre assi: la descrizione delle abitazioni e dei quartieri a Shangai e del significato stesso della parola casa che, in lingua cinese (jia), assume il valore anche di famiglia e città, la struttura delle abitazioni che spesso riflettevano la struttura gerarchica della società (longtang) e le storie, le vite private dei residenti. L’autrice “scava” nella vita privata della sua famiglia e raccoglie le testimonianze dei vicini per far emergere il vero volto della città, attraverso un approccio che lei stessa definisce come “excavating where I stand”. Questo perché durante l’era di Mao e la Rivoluzione culturale lo spazio pubblico, la città era il luogo in cui bisognava manifestare la piena fedeltà al regime, allora la casa diventava l’unico mondo reale in cui esprimere se stessi e i propri pensieri. Quasi uno “scavo” nell’anima della città e dei suoi abitanti quello condotto dall’autrice che si riflette anche in una sorta di vero e proprio “scavo archeologico” nelle case private spesso deposito stratificato di oggetti che rivelano molto della cultura e della storia di Shangai. I quartieri al centro del racconto, costruiti rispettivamente da una compagnia britannica e da una compagnia giapponese nel 1915 e nel 1927 all’interno del distretto industriale di Yangshupu, rappresentano così per Li, l’esempio della vita reale nella “Perla d’Oriente” fatta di reti di relazione tra i residenti che ridisegnano l’altra immagine della città. Quella più genuina.

@AngelaGallo1