Estate giapponese all’Isola Tiberina – “Il sogno delle donne di Amakusa” e “La storia di Yonosuke”

I film proiettati durante l’Estate Giapponese all’Isola Tiberina a Roma restituiscono allo spettatore pillole di una cinematografia vitalissima e particolarmente legata alle grandi contraddizioni legate al tema dell’urbanità in tutte le sue forme. Se è vero che i temi della città e della qualità della vita urbana sono da sempre al centro del dibattito pubblico nipponico, i film “Onnatachi no miyaki . Il sogno delle donne di Amakusa” e “La storia di Yonosuke” li affrontano partendo da storie minime capaci di mettere in luce quanto i protagonisti possono essere influenzati nel loro vivere quotidiano dal rapporto con i propri luoghi di vita.

Ne “Il sogno delle donne di Amakusa” è il riemergere dello spirito di comunità a favorire il rilancio dopo un periodo di forte declino urbano, che ha reso la città del titolo una delle più depresse e spopolate dell’intero Giappone. Situata in una regione periferica, la cittadina viene rilanciata grazie all’iniziativa di un gruppo di donne che decide di riaprire un’antica casa di geishe e attirare nuovi lavoratori e visitatori, riattivando meccanismi di sviluppo economico e partecipazione dal basso insperati per un territorio in crisi.
Garantire una migliore qualità della vita ai propri figli, anche a quelli che si sono trasferiti nelle metropoli e intendono ritornare, e combattere lo spopolamento dei piccoli centri sono temi universali che si ritrovano nella battaglia tutta al femminile condotta da un agguerrito gruppetto di donne, che ideano originali sistemi di incentivi per far tornare le giovani coppie ad Amakusa.
Spinto a realizzare questo film dalle richieste di una giovane di Amakusa desiderosa di diffondere un’immagine positiva della sua città, il regista di “Onnatachi no miyaki” punta sul community spirit per mettere in scena un dialogo fra generazioni che trascende l’elemento filmico e si inserisce a pieno titolo nel dibattito culturale ed economico giapponese, sempre più attento a far emergere le tipicità di regioni e città minori più che a concentrare tutto l’interesse sui poli tradizionali di sviluppo economico rappresentati dai grandi centri.
Ne “La storia di Yonosuke” il tema dello straniamento verso la grande città viene affrontato in maniera più sottile, raccontando l’esperienza di vita di un ragazzo proveniente dalla piccola e accogliente Nagasaki che si trasferisce a Tokyo in cerca di una strada per il suo avvenire. Il racconto in flashback fa riemergere attraverso le parole degli amici i ricordi di vita di un’epoca d’oro, quegli anni Ottanta di sviluppo inarrestabile che hanno reso Tokyo una capitale mondiale dell’innovazione ma anche favorito la mobilità sociale e la meritocrazia. Attraverso le vicende del protagonista e il modo in cui si relaziona con compagni di università e amici si legge tra le righe la difficoltà di adattarsi a modelli urbani predefiniti e quanto la spontaneità e la creatività rappresentino, anche in una società tendenzialmente rigida e strutturata come quella giapponese, elementi di forza capaci di restituire a questo pesce fuor d’acqua un ruolo bello e appassionante.