Boyhood

Che le città non rappresentino solo uno sfondo delle nostre vite ma contribuiscano notevolmente a influenzarle è un dato di fatto ma raccontare l’importanza del contesto di vita in un romanzo di formazione non è affatto scontato. Ci riesce con maestria Boyhood, l’ultimo film di Richard Linklater che si configura come un esperimento unico nella storia del cinema: un’opera che segue il suo protagonista dai 6 ai 18 anni, girato in dodici anni sempre con lo stesso cast di attori di cui viene seguita l’evoluzione fisica, caratteriale ed esistenziale. Ambientato in Texas, il film non racconta altro che le vicende quotidiane di un bambino e della sua famiglia, seguendo con naturalezza la sua formazione culturale, i suoi rapporti sociali, la sua educazione scolastica, l’evolvere delle sue relazioni personali. L’elemento città contribuisce a caricare di significati sempre diversi tutti questi momenti, che ci si trovi in una grande città come Houston (dove il protagonista vive la maggior parte della sua infanzia) o la più piccola San Marcos, che coincide con la volontà di fuga dell’adolescenza, per poi trasferirsi al college a Austin, città medio-grande ma che assume la dimensione di metropoli nell’immaginazione di adolescenti che vogliono abbracciare al più presto la vita adulta. L’ambientazione della vita quotidiana cambia in primo luogo il modo in cui ci si muove e si abita: proponendo un ritratto dell’America che cambia, dalla guerra in Afghanistan e in Iraq alla crisi economica di Obama, Boyhood racconta anche come cambia il modo di vivere degli americani, che passano in numero sempre maggiore dalle celebri villette monofamiliari ad appartamenti più piccoli.
I temi dell’urban sprawl, del rapporto tra centro e periferia, dell’attrattività culturale di piccoli e medi centri, della qualità dell’istruzione restano sullo sfondo ma sono ben visibili in quanto fattori decisivi nell’influenzare le scelte di vite dei protagonisti. Boyhood contribuisce a far percepire le città come luoghi di vita in cui si studia e si ama, in cui si consumano giornate tutte uguali come momenti speciali della nostra vita, come posti in cui maturano le nostre passioni che diventano uno slancio verso il futuro (come la passione per la fotografia urbana del protagonista). Un film che è un atto d’amore verso il Texas, come ha scritto il New York Times, ma soprattutto verso le sue città che diventano sfondo e protagoniste di una delle storie più belle e originali viste sul grande schermo negli ultimi anni.

(Simone d’Antonio)